CAPITOLO 65

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Capitolo 65

Charles pov

È bellissimo, il mio angelo.

Quando mi sveglio, il mattino dopo, mi sento a pezzi. Le mie tempie pulsano per il dolore e ho un urgente bisogno di un'aspirina.

Stanotte è stato favoloso. È sempre così con Sofia, ma stavolta ho sentito di più.

È stato intenso.

E perfetto. Nonostante la situazione sia tutto fuorché perfetta.

La rabbia che quel bastardo ha risvegliato in me continua a logorarmi, come gli incubi che mi hanno tormentato in questi ultimi giorni e di cui adesso capisco il motivo.

Ecco perché ogni volta che vedevo il giardiniere provavo quella strana
sensazione.

Probabilmente sapevo chi era fin dalla prima volta che l'ho visto camminare, con quel suo passo un po' claudicante.

Tuttavia la mia testa ha tentato di rimuovere la verità il più possibile, incanalandola però nei sogni.

Giovanni.

Maledetto.

La bile mi risale dallo stomaco e ho voglia di vomitare.

Per quanto tempo mi ha spiato, e quanto sta rischiando adesso che l'ho riconosciuto? Non credo se ne renda conto. Ha sempre pensato che a me piacesse quando mi metteva le sue schifose mani addosso. Si era convinto che noi due condividessimo questo segreto, che provassimo la stessa eccitazione, mentre io pianificavo di piantargli un coltello in mezzo al petto ogni volta che si addormentava.

Informare Andrea dell'accaduto è fuori discussione, non voglio che si preoccupi e, cosa più importante, non voglio risvegliare in lui nessun senso di colpa.

Ci ha convissuto abbastanza, per tutte le volte che ho impedito a quel porco di toccarlo offrendomi al suo posto.

«Vuoi venire in garage, Andrea?»
Lui scuoteva la testa, con gli occhi sbarrati per il terrore, e io urlavo di no.

«Signore, la prego, prenda me!»

«Sta' zitto!» mi minacciava Giovanni, togliendosi la cintura e facendola
schioccare nell'aria. «Sveglia Elena e ti ammazzo di botte. Hai capito, Char?»

Elena, sua moglie. Un'altra vittima.

Quando annuivo, mostrandogli la mia obbedienza, lui si calmava e il suo sguardo si faceva viscido e adorante.

Osservavo la patta dei suoi pantaloni tendersi e il mio sguardo, invece, trasudava disgusto e orrore.

«E adesso fa' il bravo. Va' ad aspettarmi in garage, Charles. Arrivo subito, piccolo.»

Me lo diceva come se mi stesse facendo un favore, come se io desiderassi veramente ciò che di lì a poco sarebbe successo. Il buio, l'odore di benzina e grasso, il suo corpo schiacciato contro il mio, il dolore.

Rabbrividisco al ricordo del garage e istintivamente cerco il contatto di
Sofia, perché mi ripulisca dallo sporco che sento scivolarmi sulla pelle.

Dorme a pancia in giù. È bellissimo, il mio angelo. Scosto un po' le lenzuola per poterla ammirare meglio. Non resisto alla tentazione di toccarla, quindi con un dito le percorro dolcemente la spina dorsale.

Si muove appena e ritraggo subito la mano. Non voglio svegliarla, così mi alzo e la lascio dormire ancora un po'.

Butto un'occhiata dentro la camera di Andre, ma lui non c'è.

Probabilmente ha dormito da Denise.

Succede spesso negli ultimi giorni. Non credo che Sonia ne sia particolarmente entusiasta, ma ormai si sarà rassegnata alle nostre abitudini.

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora