CAPITOLO 10

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Sofia pov

Ci sono momenti che non vanno spiegati. Li capisce solo chi è simile a te.

Sono di nuovo in ritardo, accidenti!

Oggi è uno di quei giorni in cui la confusione ha preso il sopravvento, e soanche perché mi trovo in questo stato.

Quello che è successo ieri mi ha aperto gliocchi su ciò che sento da quando Char è arrivato a casa.

Ieri. È stata una giornata che non dimenticherò mai, perché, quando Charles è stato costretto alla resa dei conti, avrei dovuto parteggiare per il mio ragazzo, einvece tifavo per lui. E, mentre sbatteva Nino sopra il cofano della macchina diLando e lo metteva a tacere dopo una mattinata di insulti, ho esultato come se ilmio ragazzo fosse Char.

Stanotte sono scesa a patti con la cosa a modo mio. E stamattina avrei volutorimanere dentro la mia camera e ferirmi con la lametta del rasoio per fare uscirele sensazioni che mi si agitano nel sangue, ma Linda è arrivata a tirarmi giù dalletto e mi sono alzata solo per non darle un dispiacere.

Parcheggio l'auto al mio solito posto e schizzo fuori come una che stafuggendo da un'imminente catastrofe e tenta di raggiungere la salvezza.

In questo caso la mia salvezza sarebbe entrare nell'aula di Mr Jones inperfetto orario, ma sono in un ritardo pazzesco e quindi fregata.

Mi è stata data l'occasione di recuperare la D con cui la scorsa settimana ilprofessore ha valutato il mio test di Astronomia. Sono certa che non miconcederà un'altra possibilità, per cui devo correre.

A mia discolpa potrei dirgli che dormo male a causa di due occhi scuri chenon mi danno pace. Forse anche il fatto che il mio ragazzo si stia dimostrando uncretino patentato non mi aiuta e, in più, mia madre come al solito sembra goderedel fatto che, nonostante tutti i miei sforzi, non riesca a essere la figlia perfettache vorrebbe.

Entro a scuola con il fiatone e avanzo spedita, non curandomi di chi mi saluta,né dei ragazzi del primo anno che abbassano lo sguardo o, al contrario, miosservano arrossendo. La folla si apre al mio passaggio e sbuffo in malo modo. Itempi in cui la cosa mi piaceva sono lontani anni luce. Corro verso la mia aula, con le mani ficcate dentro lo zaino. Sto controllando di avere tutto l'occorrente così da non dovermi fermare al mio armadietto,quando la mia corsa viene arrestata da un... muro. Un muro umano, a giudicaredal grugnito che produce dalle labbra.

Lo zaino mi scivola dalla spalla e tutta la mia roba rotola per terra.

«Attento a dove metti i piedi, cretino!» ringhio furiosa e per un attimo torno aessere la stronza egocentrica che tutti conoscono.

Adesso il mio ritardo da accettabile diventerà intollerabile, e Mr Jones non è il professore più comprensivo della scuola.

Il mio compito, dannazione!

Non mi curo neanche di guardare contro chi sono andata a sbattere e mi chinoa raccogliere le mie cose per gettarle nello zaino.

Un paio di jeans entra nel mio campo visivo. Il tizio - è un ragazzo - si stachinando insieme a me e ridacchia.

«Piccola, sei tu che dovresti tenere gli occhi bene aperti.»

Char?

Incrocio il suo sguardo divertito e mi blocco per un secondo con il tappo dellucidalabbra fra le dita.

Il suo ciuffo è appena spettinato, sta esibendo quel meraviglioso sorriso stortoper me e... dovrei sbrigarmi, continuare a raccogliere le mie cose e filare inclasse, invece resto inchiodata sul posto a fissare quell'orecchino con la croce.

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora