CAPITOLO 61

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Capitolo 61

Charles pov

Sofia porta addosso i miei segni e il mio odore. E io porto addosso i suoi.

Mentre torniamo verso l'hotel mi viene in mente un'altra idea. È pazzesca e non so come la prenderà Sofia, ma è diventata un chiodo fisso da quando l'elicottero ci ha riportati a Montecarlo.

In questo istante è possibile che sia talmente sballato per la felicità da
combinare qualche sciocchezza, perché le ultime ore che abbiamo condiviso hanno riaperto quella stanza dove mi ero rinchiuso a cercare di cambiare me stesso e spegnere ciò che provo per lei.

Ormai l'ho ammesso. Il mio orgoglio è andato a farsi fottere, insieme a rabbia e sensi di colpa. La amo, e sono sicuro che non avrei mai smesso di farlo; andare fino in fondo con lei, adesso, non mi sembra una sconfitta. Non mi sembra più di fare un torto a Lando e, con ogni probabilità, questa è la conquista più importante perché adesso mi sento libero.

Mi blocco a fissare la mia Honey. Ha i capelli raccolti in una coda divcavallo un po' storta. Osserva fuori dal finestrino, le labbra carnose sono
piegate in un sorriso ed è fantastico sapere che ne sono l'artefice. La pelle del suo volto è luminosa, con una sfumatura rosata provocata dalla
giornata all'aperto appena trascorsa e i suoi occhi anche da qui posso vedere che brillano di gioia.

È stupenda, così fragile e dannatamente bella che nessuno oserebbe pensare che abbia dei motivi per non amarsi.

Chi direbbe che Sofia abbia dei vuoti da colmare?

Chiunque vorrebbe starle accanto.

Come me. Eppure.

«Tuo padre ti chiama regolarmente?»

Ho bisogno di sapere se Stefano ha ignorato il contenuto della nostra
telefonata.

Sofia fa un sorriso che non coinvolge gli occhi e so già la risposta ancora prima che apra bocca.

«In realtà mi chiamano una volta a settimana. A volte mia madre, altre mio padre. Sento più spesso Linda, a dire il vero. Il che è anche un bene. Fra tutti è quella che mi fa più piacere sentire.»

Mi sento ribollire dentro e il mio stato d'animo deve deformarmi i lineamenti, perché Sofia mi stringe la mano e cerca di sorridere, stavolta più serena.

«È tutto okay, Char. Mi stupirei del contrario.»

Ed è davvero rassegnata quando lo dice. Mi sembra così esausta in questo momento che vorrei continuare a farle promesse su promesse, facendo ammenda per il tempo in cui anch'io l'ho abbandonata per leccarmi le ferite.

«Potrai mai perdonarmi?»

I suoi occhi si spalancano.

«Come, scusa?»

«Potrai mai perdonarmi per averti lasciato? Non sono meglio di loro»
ammetto scuotendo il capo. Nel frattempo mi porto la sua mano alla
bocca e ne bacio il palmo.

«Non dirlo ho fatto un tale casino» sussurra piano.

«Sì, ma fra noi due ero io quello più forte. Avrei dovuto gestire la situazione per entrambi.»

«Non puoi dire sul serio, Char.»

Scuoto ancora il capo e continuo a baciarle la mano con devozione.

«Non mi hai mai raccontato granché della tua infanzia, ma sono sicura che ti sono state fatte cose orribili, eppure guardati!»

Mi afferra il viso con entrambe le mani e tuffa i suoi meravigliosi occhi dentro i miei, come se potesse davvero immergervisi dentro. «Sei meraviglioso, Char. Una roccia che io - solo io - ho avuto il potere di ridurre in briciole. Sono io che devo chiederti scusa.»

Tutto il tempo del mondo con te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora