Capitolo 1

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TRE ANNI PRIMA

Quante facce ci sono in una stessa medaglia? Quante versioni di noi stessi esistono?

Ho imparato che a seconda dell'ambiente e del contesto ognuno di noi può essere una persona completamente diversa con caratteristiche diverse. La moglie devota, la madre severa, l'amante passionale, la lavoratrice determinata.. ogni ruolo è una faccia. Più che una medaglia assomigliamo a dei dadi. Sei facce diverse, sei personalità, sei comportamenti totalmente diversi.

Io non sono un dado.
Sono un prisma.

Ho avuto così tanti ruoli in questa vita da smarrire me stessa. Non so chi sono, non so chi ero e non so chi sarò. Probabilmente chiunque io voglia.

Sono tutto.. che è un po' come dire che non sono niente.

Fingo che non mi importi, che non mi interessi sapere realmente chi sono. Convincendomi che nessuno lo sa veramente anche perché nessuno si conosce mai fino in fondo.

Ma la verità è che non sono come tutti gli altri.

Dovrei esserne felice, forse.

L'unicità è rara.

Ma pagherei per avere una vita completamente diversa, con qualche certezza in più e qualche ferita emotiva di meno.

Il carcere cambia le cose in maniera così profonda da modellare una persona creando una sua copia totalmente diversa per non dire diametralmente opposta.

Entri in un modo e ne esci in un altro.

Dopo la rivolta dove abbiamo fatto fuori la Barbie, Zulema ed io siamo state in isolamento e poi ci hanno allungato la pena. Conseguenze piuttosto ovvie visti tutto il casino che abbiamo fatto ed entrambe eravamo preparate a questo.

Lei, aiutata da Hierro che a quanto pare è il suo ragazzo, è evasa portandosi dietro Saray e Riccia.

Hanno preparato un piano perfetto e nel giro di pochi mesi erano fuori mentre io sono rimasta qui.

Volevano coinvolgermi ma ero convinta che rifare gli stessi errori ci avrebbe portate agli stessi risultati, saremmo tornate in carcere con una pena più lunga. Un cazzo di circolo vizioso dal quale non usciremo mai.

Sono otto mesi che sono fuori e nessuno ha notizie, so per certo che la polizia è sulle loro tracce ma, conoscendo quella grandissima figlia di puttana, non le troveranno tanto presto.

Sdraiata sulla mia branda contemplo il soffitto chiedendomi se restare è stata una scelta saggia e soprattutto non posso fare a meno di notare una parte di me visibilmente curiosa di loro e di quello che staranno facendo.

Mi manca Riccia e la sua incontenibile allegria, qui dentro è un mortorio senza di lei e senza quella casinista di Saray.

Lei invece non mi manca affatto, non so perché ho mandato a puttane la mia possibilità di evadere con Castillo per aiutarla.
Voglio presumere che sia stato semplicemente un modo per pareggiare i conti visto che mi ha salvata dalle cinesi, tirandomi fuori da quella dannata lavatrice. Ma tutto qui, nientemeno che restituire un favore.

"Ferreiro, hai una visita" mi informa Palacios affacciandosi nella cella.

Mi siedo sulla brandina e lo guardo svogliata "Dì a Roman che non voglio vederlo"

"Non è tuo fratello" mi risponde prontamente e uno sguardo un po' perplesso nasce sul mio viso "Vieni o no?"

Balzo giù dalla brandina e lo seguo nella sala visite, rimango di stucco nel vedere Castillo al di là del vetro con la stessa aria svogliata e un po' menefreghista di sempre "Cos'è!? Il Messico non era rilassante come immaginavi?" gli chiedo sedendomi davanti a lui.

"Mi mancava la mia biondina" risponde alzando le spalle, forse è vero ma mi basta un'occhiata più attenta per capire che non è la vera ragione di questa visita.

"Oh.. andiamo Castillo, sei in pensione.. che ci fai qui?" incrocio le braccia e mi appoggio al ripiano davanti, curiosa di saperne di più. Mi annoio parecchio, le giornate sono tutte uguali e questa visita ha tutta l'aria di un possibile guaio in vista.

"La tua amica araba è evasa" mi dice dopo pochi istanti di silenzio.

"Davvero? Ecco perché non la vedevo più in giro!" scherzo ridendo passandomi una mano sul viso "Ho perso il conto di quante volte ho dovuto dirlo ma lei non è mia amica e non ho la minima idea di dove sia.. vuoi registrarmi così almeno non dovrò più ripeterlo?"

Lascia che finisca il mio sfogo prima di aggiungere "Ho un accordo da proporti"

"Che genere di accordo?" gli chiedo assottigliando lo sguardo.

"Esci di qui, la trovi e ce la consegni" riassume una missione suicida in una manciata di parole e scoppio a ridere.

"Tradire lei equivale a spararmi.. neanche per tutto l'oro del mondo" declino l'offerta alzandomi dallo sgabello.

"Che ne dici della libertà?" ritorno seduta e lui, capendo che ha catturato la mia attenzione, mi spiega "Vogliono lei in prigione, non te. I tuoi crimini sono inferiori ai suoi.. fare uno scambio è quello che chiedono. Uno scambio.. La sua libertà con la tua"

"Mi stai chiedendo di fare il tuo cazzo di lavoro, Castillo" gli ricordo in un tono incazzoso mentre continuo a guardarlo negli occhi "Non sono nemmeno sicura che mi lascerà avvicinare"

"Non hai un limite di tempo, vogliono anche che tu raccolga delle prove su quello che stanno architettando adesso.. come tu ben sai lei non è il tipo a cui piace girarsi i pollici a bordo piscina sorseggiando mojito" aggiunge tirando fuori dalla cartella in tessuto blu un fascicolo e ne estrae un foglio "Se firmi subito, sarai fuori con dei pochi indizi su dove potrebbe essere o chi potrebbe sapere dove si nasconde quella figlia di puttana.. se firmi sei già fuori da qui e lavorerai per noi"

"Mi stai offrendo un lavoro?" rido prendendolo in giro, trovo tutta questa faccenda un'assurdità.

"Ti sto offrendo la libertà" prende una penna e me la fa penzolare davanti agli occhi "Qui e ora" il mio sguardo alterna i fogli, lui e la penna "Ma se non te la senti.."

Inizia a blaterare mentre sento il profumo della libertà e l'aria che mi scompiglia i capelli, il sole picchiarmi sul viso e il mio riflesso nel mare, i piedi nudi solleticati da lunghi fili d'erba fresca e il profumo di un buon pasto caldo. Non mi piacciono i traditori. Non mi piacciono le spie. Fanno sempre una brutta fine ma a Zulema non devo nulla mentre io potrei vivere, perché quello che mi è chiaro stando qui dentro è che sto sopravvivendo stando ferma mentre tutto il resto del mondo si ferma, il tempo passa e non sto facendo nulla. Sto sprecando la mia vita dietro le sbarre e ci sono finita solo perché ero una cretina innocente.

No. Non posso morire qui dentro.

Sono rimasta perché aspettavo l'occasione che rompesse quel dannato circolo vizioso e Castillo mi sta tendendo una mano. Devo soltanto afferrare questa opportunità e tradirla. Penso che non sarà semplice, che potrebbe ammazzarmi, che è pericoloso ma penso anche che non mi importi.

Il gioco vale la candela.

Per questo motivo guardo negli occhi il mio amico e con tono deciso pronuncio le due paroline che danno il via a una nuova storia "Ci sto"

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