Capitolo 78

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Nel risentire quella voce, quella fragranza e il suo respiro, il mio corpo cambia. Dentro di me qualcosa si muove. Credo che sia il mio cuore che, per un solo istante, ha smesso di svolgere solamente il suo compito di organo vitale e ha ripreso vita.

Ricordo di aver letto che secondo una leggenda popolare cinese esiste un filo. Un filo rosso, un filo conduttore che lega due persone destinate a stare insieme. Questo filo, legato al mignolo della mano sinistra, invisibile e indistruttibile collega le anime gemelle. Il grande amore. Si dice che sia destino ricongiungersi sempre, non importa quali ostacoli e difficoltà debbano affrontare.

Non ho mai pensato che potesse essere vera una cosa simile.

Non perché io non sia una persona romantica e nemmeno perché non credo nell'amore che provo ancora per Lei.

Ma perché credere nel destino vuole dire evitare di accettare la responsabilità della propria scelta. Credere che siamo solamente marionette manovrate da qualcosa che non controlliamo elimina completamente la voglia di rischiare, di mettersi in gioco. Attribuire ogni responsabilità al resto del mondo per tutto ciò che ci capita comporta la rinuncia al potere che è in sé stessi di cambiare le cose.

Perciò non so se siamo destinate. Ma sono sicura che ogni volta scegliamo di tornare l'una dall'altra.

È sempre stato così.

Semplicemente non possiamo stare lontane, perché vivere senza l'altra fa male. Ci distrugge. Ci rende vulnerabili.

Questo però non significa che mi aspettavo di rivederla ma soltanto che ho sperato con tutta me stessa che lei potesse fare marcia indietro e tornare da me.

Ho atteso.
Questa attesa mi ha uccisa di giorno in giorno dall'interno e mi sono spenta.

Ma riaverla qui. Proprio qui. È come se il tempo in sua assenza si fosse magicamente annullato.

Per un solo secondo, nonostante io non sappia ancora nulla, ritorno ad essere la donna che l'ha amata in quel letto per tutta la notte. Ritorno ad essere la donna che vedeva soltanto Lei e nient'altro nel proprio futuro.

Restiamo in silenzio.
Il nostro silenzio.

Poso i fogli di nuovo sulla scrivania ma non trovo la forza di voltarmi. È tutto maledettamente surreale e odio il fatto che mi faccia sentire così vulnerabile "Non mi guardi, Bionda?" Di nuovo la sua voce. Se prima avevo un minimo dubbio sulla sua presenza dietro di me, adesso ne ho la certezza.

È qui. È tornata.

"Tante volte ho sentito la tua voce, tante volte ho pensato di vederti tra la folla.. ma la delusione che non eri mai veramente tu mi spezza il cuore ogni volta" commento con un filo di voce sentendo tutto quello che ho passato stando lontana da lei. I squarci dentro di me sanguinano ancora a causa di quello.

"Voltati, Macarena" non resisto nel sentirla pronunciare il mio nome completo, perciò per una volta scelgo di eseguire il suo ordine e mi giro. Incontro subito il suo sguardo smeraldo così espressivo e penetrante. Nel momento in cui i nostri occhi si legano lei mi sorride sinceramente "Ciao Bionda"

"Ciao Zulema" rispondo con lo stesso stupido sorriso. Ho un milione di domande e vorrei fare un milione di cose diverse, recuperare tutti questi mesi in un solo momento sigillando questa distanza in un bacio ma mi trattengo. Ho faticato per ricostruirmi una vita ma è stata ancora più dura uscire da quel vortice oscuro in cui mi ero infilata quando mi ha lasciata, non posso assolutamente rischiare di ricaderci. Mi appoggio alla scrivania e incrocio le braccia al petto "Che cosa ci fai qui?"

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