Capitolo 9

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Le prime luci dell'alba filtrano dalla finestra e mi colpiscono il viso ancora assonnato, svegliandomi completamente. Questa nave è gigantesca e lo stile di vita è perfetto, sembriamo nascoste in un'enorme bolla rosa. Tutto è impeccabile tranne il mio rapporto spinoso con Zulema che adesso non riesco nemmeno a definire, non è semplicemente un continuo discutere. A noi piace arrivare al limite e vedere chi è la prima a mollare, una continua lotta di supremazia. Credo che a lei piaccia quanto a me, non dico che sia sano e giusto, dico che è semplicemente così. Con qualcos'altro. Ieri per la prima volta dopo anni mi sono accorta della sua incredibile bellezza e lei ha giocato con me in uno scambio di provocazioni a toni bassi che sapeva di sensuale. Abbiamo giocato a un gioco pericoloso e devo fare in modo che non ricapiti, lei è più forte di me e so che mi schiaccerebbe.

Indosso un paio di calzoncini corti e una canotta, fa un caldo assurdo. Esco dalla mia stanza per vedere se c'è qualcun altro sveglio. Percorro il corridoio e la prima faccia che vedo è quella del secondino, tiro dritta "Hierro" lo saluto senza guardarlo in faccia e lo supero.

"Sai.. gli amici mi chiamano Antonio" le sue parole arrivano alle mie spalle, mi volto e vedo che si è fermato appositamente per parlare con me.

Alzo le spalle "Noi non siamo amici" rispondo per dirgli chiaramente che sto facendo il massimo per poter vivere in una sorta di equilibrio.

Avanza nella mia direzione, i suoi occhi si soffermano sul mio corpo scoperto in modo avido e disgustoso prima di riportarli nei miei "Quindi cosa siamo?"

Serro la mascella in una smorfia di nervoso "Due persone.. Questa barca è abbastanza grande per entrambi, con permesso" mi volto e lascio il corridoio, sento scorrere rabbia e disgusto sotto la pelle. Volto l'angolo e sbatto contro Zulema "Cazzo"

Lei mi guarda, mi studia, vede che sono tesa e probabilmente sa anche il motivo "Che problemi hai con Antonio?"

Assottiglio lo sguardo che punto nei suoi occhi "Nessun problema"

Fa un passo verso di me, azzerando quasi completamente la nostra distanza "Non ti credo"

Non indietreggio, resto immobile con lo sguardo rabbioso contro di lei "Non importa se mi credi o meno"

Restiamo qualche istante a scambiarmi fulmini e saette attraverso gli sguardi. Lei cede, fa un passo indietro e distoglie lo sguardo "Domani sera arriveremo a destinazione"

Mi sorpassa "E quale sarebbe la destinazione?" continuo a chiedere da due giorni e lei continua ad essere fastidiosamente vaga

"Lo scoprirai una volta che saremo arrivati" mi risponde dandomi le spalle e continuando a camminare.

Incrocio le braccia al petto e la richiamo con tono deciso "Zulema"

Si ferma, sbuffa e mi dà retta. Si volta per guardarmi "Che cosa c'è, Bionda?"

Faccio qualche passo nella sua direzione ma resto comunque distante "Dove stiamo andando?"

Apre leggermente le braccia esausta dal mio continuo interrogatorio "Non mi hai sentita? Lo capirai quando attraccheremo.. devo ripeterlo?" Il tono nervoso e quello sguardo irritato mi consigliano di non insistere ulteriormente.

Restiamo a guardarci, io vorrei capire che cosa le stia passando per la testa e credo che lei voglia la stessa cosa. Due enigmi irrisolvibili, due misteri che non riusciamo a risolvere.

La voce di Riccia interrompe il nostro scambio silenzioso "Maca andiamo a prendere il sole sul ponte?"

Zulema è la persona più complessa e contorta che io conosca, c'è molto dietro quello sguardo profondo e ne conosco solo un grammo. Credo davvero che ci sia una parte di me che vuole capire ma è una parte irrilevante che soffoco nel momento in cui dico "Vengo"

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