Capitolo 77

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Sono passati mesi da allora e ancora adesso sento quel vuoto gigantesco nel petto che in fondo so non riuscirò mai più a colmare. Zulema se n'è andata in silenzio dopo una notte di amore e passione. Semplicemente sparì all'improvviso senza darmi nemmeno la possibilità di cercare di fermarla. Non mi salutò nemmeno. Il risveglio il mattino seguente fu terribile soprattutto perché avevo impresso ormai nella mente ogni più piccolo dettaglio della notte passata insieme. Non sono più riuscita a ricreare niente del genere con nessuno. Tutto quello che avevo sempre sognato era vivere una vita piena, lei lo sapeva, e mi ha dato l'opportunità di ricominciare. Mi ha restituito la vita che ho perso, come se non l'avessi mai conosciuta, e l'ho vissuta fino ad oggi cercando di trovare la perfezione che mi aspettavo di vivere ma non c'è niente da fare. Non può essere perfetto senza di lei. Mi manca in ogni minuto di ogni giorno e la rivedo nei miei ricordi, cerco il suo volto tra la gente, a volte mi sembra di sentire la sua voce. Mi viene a trovare nei sogni che diventano incubi insopportabili al mio risveglio quando mi accorgo che lei, ovunque sia, non è qui.

L'unico modo per riuscire a sopportare tutto questo è semplicemente non pensare e smettere di provare anche il più stupido sentimento.

Sono diventata Lei.

Spenta. Vuota. Fredda.

Solo così sono sopravvissuta tutto questo tempo.

Il cuore lo uso solo per pompare sangue ossigenato nelle vene.

Va benissimo così.

Non voglio niente altro che la mia brillante carriera.

Tutto il resto è frivolo e insignificante.

Un amore mediocre non può soddisfarmi perciò preferisco accettare il fatto che, dopo di lei, tutto ciò che posso avere oltre il mio lavoro sono solamente incontri occasionali. Non potrò mai amare un'altra persona se lei è ancora dentro di me e io non voglio lasciarla andare.

Rientro a casa dopo una lunghissima giornata di lavoro stressante, i tacchi mi stanno torturando i piedi, ma finalmente fra poco potrò sfilarli e mettermi qualcosa di più comodo di un tailleur costoso e stretto come questo. Voglio solo rilassarmi facendo un bel bagno caldo, sorseggiando un bicchiere di vino rosso e magari leggere un capitolo di quel thriller che ho cominciato. Sono perfino tentata di chiamare quel tale che mi ha lasciato una marea di messaggi in segreteria, non ricordo il nome ma era molto carino e sono sicura che non esiste niente di meglio del sesso occasionale per rilassare i nervi.

Mark entra nel vialetto della villetta indipendente che mi sono comprata. È stato il mio punto di riferimento per tutto questo tempo, ho capito perché Zulema lo ha lasciato a me. Sapeva che avrei bisogno avuto bisogno di qualcuno di cui fidarmi per ricominciare.

Mentre osservo il mio giardino al di la del finestrino la mia mano sfiora il mio collo, afferro la catenina che tengo nascosta sotto i vestiti e tiro fuori il ciondolo. Il nostro ciondolo. Mi ha lasciato qualcosa a cui aggrapparmi.

È sempre stata brava a capirmi, la migliore.

Mark parcheggia in garage e mi apre la portiera "Signorina Ferreiro, mi hanno comunicato che l'ispettore Castillo chiede di lei"

"Perché non ne sono affatto sorpresa?" Chiedo scendendo dal veicolo mentre vedo sfumare la mia possibilità di rilassarmi "Dov'è?"

"La sua cameriera l'ha fatto accomodare in sala" risponde e poi abbassa la voce "Stia tranquilla, non l'ha perso di vista nemmeno un secondo, sotto mia precisa disposizione"

"Mark.. sei fantastico" gli rispondo afferrando la mia ventiquattrore che avevo accanto "Vediamo che cazzo vuole ancora"

Entro in casa e appoggio la valigetta nell'atrio, non attendo oltre e vado in sala. Guardo la cameriera "Grazie Ruby, può andare" la congedo con un sorriso cordiale e prendo nota mentalmente di aumentarle lo stipendio per la sua lealtà. Capisco solo ora perché Zulema ci teneva tanto alla lealtà dei suoi uomini. Il mio sguardo si sposta subito sull' uomo "Che cosa vuoi, Castillo?"

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