Capitolo 3

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Il jet decolla e vedo la Spagna sparire dietro le nuvole bianche. Johnson si sporge nella mia direzione "Mi hanno detto di informarla che in fondo all'aereo troverà la valigia e il bagno"

Gli sorrido cortesemente "Grazie" mi slaccio la cintura non appena abbiamo preso quota e percorro in lunghezza l'aereo fino a quando non trovo un borsone nero abbastanza grande con all'interno una vastità incedibile di vestiti e scarpe di ogni genere e colore "Alla faccia dell'incentivo" commento incredula scuotendo leggermente la testa ripensando alle parole di Castillo.

Entro in bagno, mi libero dei vestiti e mi butto sotto la doccia, la prima doccia fuori dal carcere.

Acqua calda e bagnoschiuma, shampoo e balsamo.

Non più acqua fredda, una spugna troppo ruvida e del sapone grezzo.

La libertà.

La libertà sta anche in una semplicissima doccia.

Non so quanto tempo resto sotto il getto tiepido a lavare via gli ultimi segni del carcere sulla mia pelle, almeno quelli che si possono levare con acqua e sapone. Ci sono segni interni che resteranno sempre con me.

Quando esco, avvolgo il mio corpo in un accappatoio beige morbido un po' troppo grande per me.

Butto via i vestiti che indossavo, appartengono a una versione di me troppo lontana da ciò che sono adesso e pesco dal borsone qualcosa che è più adatto a quella che sono adesso.

Opto per un jeans e una maglia maniche lunghe leggerina con un'ampia scollatura, classiche sneakers bianche. Lascio i capelli umidi lungo le spalle e trovo anche una trousse di cosmetici. Mi trucco leggermente. Mi mancava truccarmi. Resto a guardarmi allo specchio e sorrido nel vedermi così diversa. Niente più giallo canarino.

Quando mi sento pronta, torno dal mio unico compagno di viaggio.

Mi sente arrivare e mi rivolge subito la parola "L'arrivo è previsto tra un'ora e diciassette minuti"

"Molto bene, grazie" mi appoggio alla parete del jet mentre guardo l'orizzonte infinito davanti a me dal colore blu acceso e le nuvole bianche sotto di noi. Una prospettiva totalmente diversa dall'ordinario.

"Ha trovato tutto quello che cercava?" Mi chiede tenendo lo sguardo sui comandi.

È così formale e distaccato, estremamente concentrato sul lavoro "Sì.. grazie" sto per fare l'ennesima richiesta ma le mie esigenze me lo impongono "Posso avere dell'acqua?"

"Lì dietro c'è un mobile alto, è un frigo.. cibo e acqua sono a sua disposizione" mi risponde con lo stesso tono cordiale.

"Ottimo" mi volto per cercarlo e, quando lo trovo, placo il mio stomaco che grida a squarciagola di essere completamente vuoto ormai da quasi ventiquattro ore.

Mangiare qualsiasi cosa che non sia quella brodaglia cucinata da Antonia, bere acqua fresca.. è libertà.

Tutto qui profuma di libertà e di una nuova occasione, un capitolo nuovo della mia vita.

Se sono preoccupata? Certo che sì.
Mi sono pentita? Assolutamente no.

Zulema è un'assassina, una figlia di puttana, una criminale che mi ha rovinato la vita e so che non merita di stare fuori. Non merita di respirare aria pulita.

So che se dovesse sapere che cosa sto facendo non esisterebbe ad ammazzarmi, proprio come fece con Casper. La uccise a sangue freddo nella doccia senza nemmeno concederle il beneficio del dubbio.

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