Capitolo 69

211 21 7
                                    

Uscita da quella stanza, tutta la rabbia che provavo nei miei confronti implose dentro di me, facendo un rumore tremendo.

Ripercorro il corridoio e invece di uscire guardo il secondino di guardia "L'ufficio di Castillo"

"Ha un appuntamento?" Chiede tenendo il naso sullo smartphone, senza degnarmi di alcuna considerazione.

"Mi guardi" tuono e lui lo fa eseguendo l'ordine, gli strappo il cellulare dalle mani "Non me lo faccia ripetere"

"Piano superiore, seconda porta a sinistra" mi risponde un po' perplesso. Possibile che sono circondata da mentecatti?

"Gentilissimo" gli tiro il cellulare che prende al valo e faccio la strada che mi è appena stata indicata.

Non appena vedo la porta e il suo cognome scritto sopra, entro. Non mi importa se è impegnato o meno. Non importa se ha qualcuno. Richiudo la porta e lui alza lo sguardo dai fogli che tiene in mano, mi guarda da sopra gli occhiali 'Com'è andata?" Chiede e mi osserva mentre mi muovo avanti e indietro rischiando di scavare una fossa nel pavimento "Non è andata"

"Cazzo! È una cogliona! Si distruggerà la vita solo per ripicca!" Dico sempre più agitata. I sensi di colpa mi stanno divorando dall'interno.

"Maca calmati.." Incrocia le braccia sulla scrivania mentre sento il suo sguardo su di me "Passerà anche questa"

Mi fermo ridendo appena "Ma certo che passa tutto.. solo che non si torna più gli stessi"

Se solo potessi avere una seconda possibilità, forse cambierebbe idea "Che cosa pensi?"

Alzo la testa e incrocio il suo sguardo "Fammi riprovare"

Sbuffa una risata divertita "Impossibile.. è in custodia"

Mi fermo davanti alla sua scrivania, determinata a salvarla e con un macigno sul petto dal quale non mi libererò mai se non la aiuterò "Fammi entrare questa notte, lei non dormirà e forse avrà pensato alla nostra conversazione"

Lui mi guarda, mi scruta "..perché è così importante che lei scenda a compromessi?"

Scoppio a ridere divertita "Stai scherzando!? Mi hai chiesto tu di farla parlare"

Lui scuote leggermente la testa ed è evidente che il mio comportamento desti qualche sospetto ma non mi importa "Ma mi sembri piuttosto motivata.."

"Castillo.. Zulema rientrebbe a Madrid se non.. parlasse?" Chiedo con la paura nella voce che proprio non riesco a controllare.

"Zulema deve parlare" risponde senza alcuna emozione, così freddo che potrei facilmente confonderlo con una statua parlante "Altrimenti sarà inutile.. siamo stanchi di correrle dietro" il modo in cui lo dice per me è agghiacciante.

Incrocio le braccia al petto e lo fisso seria "Quindi.. Vuoi che Zulema parli o no?" Il suo sguardo si affievolisce, molla la presa perché vogliamo entrambi la stessa cosa per due ragioni ben diverse "..e allora stai zitto e fammi entrare in quel cazzo di carcere"

Giunse notte fonda e sapevo che la sicurezza minima, con una leggera spintarella data parte di Castillo, ci avrebbe permesso di entrare. Volevo parlarle, farla ragionare. L'avevo messa lì dentro con l'obiettivo di salvarla ma per me era ancora in pericolo. Doveva pensare a sé stessa, doveva parlare.

Rimango nell'ombra ad osservarla immobile stesa sulla brandina sfondata di questo umido carcere. Tiene gli occhi chiusi ma so che è sveglia. Mi chiedo che cosa stia pensando, che cosa stia provando. Mi chiedo se c'è ancora in lei una parte che crede in noi. Ne dubito. Ho fatto qualcosa di irrimediabile, ne devo solo accettare le conseguenze "So che sei lì" la sua voce. Sorrido appena nel vederla ancora immobile eppure sa che sono qui "Ti nascondi, Bionda?"

True LiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora