Capitolo 35

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Nel momento in cui realizzo la fonte di tutti i miei guai e l'artefice delle nostre preoccupazioni mi rendo conto di essere nei guai più di quello che immaginavo.

"Hierro" dico guardandolo a distanza. Lui tiene le mani in tasca, il che mi preoccupa maggiormente. Indossa una felpa con il cappuccio grigia e mi guarda con occhi colmi d'ira e risentimento.

"Macarena Ferreiro" pronuncia il mio nome con tale odio da farmi venire i brividi. Ho paura. Molta paura. Sono sola, indosso un bikini piccolissimo e ormai è scesa la notte. Non potrebbe andare peggio di così.

"Cosa ci fai qui?" Chiedo dando un'occhiata, di tanto in tanto, alla casa che mi sembra troppo lontana in questo momento.

"Sono salito sull'aereo ma poi, una volta arrivato, non trovavo pace" mi gira intorno per disorientarmi ma in realtà agevola tantissimo le mie intenzioni "Volevo vendicarmi.. così sono tornato.. vi ho seguite.. ed eccoci qui"

"Che cosa vuoi Hierro?" Gli chiedo facendo dei piccoli passi verso la casa. Indietreggio lentamente per non dargli l'impressione che stia scappando mentre lui, ad ogni passo che faccio per distanziarlo, si avvicina.

"Zulema è cambiata al tuo arrivo.. non esistevo praticamente più per lei.. piano piano si è staccata e vi ho viste.. state insieme.. mi hai levato tutto, questa vita lussuosa, quella donna.. mi hai portato via tutto, Macarena" mi sibila contro con uno sguardo che metterebbe i brividi chiunque. Riesco a controllare la paura, so perfettamente che ho una chance solo se resto lucida.

"Non credo di aver alcun potere su di lei.. forse si è solo accorta di che mostro sei" continuo ad indietreggiare verso la casa ma so che presto lui si renderà conto delle mie intenzioni. Mi accorgo di aver fatto una scelta pessima di parole perché il suo sguardo si fa più furibondo.

"Perché non lo ripeti?" Tira fuori un coltellino a serramanico dalla tasca e lo fa scattare, se lo rigira nella mano. Avanzando nella mia direzione. La sua faccia è deformata dal nervoso e dall'odio nei miei confronti.

Alzo le mani in segno di difesa mentre inizio seriamente ad avere paura di lui "Stai indietro, Antonio"

"Antonio?" Sbuffa una risata glaciale che mi fa venire i brividi "Adesso siamo amici?" Abbassa lo sguardo sul mio corpo, mi osserva con desiderio sfacciato mentre altri brividi di disgusto percorrono la mia schiena "Perché se è così forse possiamo fare in un'altra maniera"

"Preferisco morire" ringhio offesa e disgustata al solo pensiero di essere toccata da lui.

"Comunque vada.. tu la pagherai" mi punta il coltello contro.

Fa uno scatto verso di me, do un calcio alla sabbia così forte da sollevarla. Gli va in faccia. lo sento urlare dal dolore e dalla rabbia. Inizio a correre il più veloce che posso verso casa ma, arrivata a pochi metri, mi sento afferrare per le caviglie e cado. Mi volto e scalcio, graffio, sono una furia. Mi viene sopra, puntandomi un coltello alla gola e mi immobilizza "In quanto a sottomissione vediamo come sei.. se giustamente incentivata" la sua mano scente sulla cinta del suoi pantaloni, slaccia la fobia e apre il bottone. Sento il suo schifoso respiro caldo e già eccitato sul mio viso. Le sue mani stringono il mio corpo così forte che lasceranno i segni.

"Ti prego.. ti prego.. non farlo" cerco di dirgli e vedo il suo sguardo soddisfatto aggiunto a un sorrisetto da figlio di puttana sadico. Ho solo un ultimo tentativo disperato. Uno solo. Ulro. "ZULEMAAAAA!" urlo da farmi venire male alla gola ma mi tira uno schiaffo in faccia così forte da spaccarmi il labbro. Mi colpisce ancora un paio di volte. Sento il gusto metallico in bocca.

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