Capitolo 20

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Il colpo parte.
Un fischio prolungato nelle orecchie.
Tutto succede rapidamente ma è come se lo vedessi al rallentatore. Il rombo cattura l'attenzione di Hierro, di Mark e delle ragazze appena rientrate.
Corro da Zulema, che si sta lamentando dal dolore e il sangue sta sporcando i vestiti. Una tozza di sangue macchia la spiaggia dal bianco candido sulla quale stavamo sdraiate questo pomeriggio. Sfilo la felpa e prendo sulla ferita. L'ha presa alla spalla sinistra, lontana da organi vitali. L'ha ferita senza correre il rischio di ucciderla. Accorgimento che in un'altra occasione apprezzerei di più. Il suo sguardo è puntato nel mio, mi accusa. È come se sapesse tutto ma resta in silenzio. Gli altri arrivano di corsa intorno a noi. Le loro urla arrivano ovattate perché per un istante il panico si impossessa del mio corpo. Ho le mani sporche del suo sangue e le sue urla di dolore coprono tutti gli altri suoni.

Cazzo!

Zulema!

Che male!

Dobbiamo medicarla!

Portiamola al pronto soccorso!

Mi giro verso Saray "Sei pazza?" Le chiedo, protarla lì sarebbe come farla tornare in carcere e non voglio. Non voglio che finisca. Ho troppe domande. Voglio più tempo "La portiamo a casa, ci penso io"

"Non sei un medico" ringhia Zulema digrignando i denti dal dolore.

La guardo "Preferisci l'ospedale?"

Ci guardiamo in silenzio, lei è confusa mentre io mi sento in colpa "Casa.. portatemi a casa" Mark e Hierro la prendono di peso.

"Nella sua stanza" ordino sapendo che è da qualche giorno che con Hierro dormono separatamente e gli incontri che fanno non durano mai tutta la notte "Ho bisogno di pinze, ago e filo, del disinfettante, bende pulite e degli asciugamani" ordino mentre la sdraiano sul letto e io mi posiziono accanto a lei.

Sto per sfilarle la maglia, ma lei mi blocca i posti "Vedi di non fare cazzate" mi ringhia.

"Come quella di seguirmi?" Le ringhio a mia volta "Stai tranquilla, non ti lascerò morire" le sfilo la maglia e controllo la ferita. È una promessa che faccio ad entrambe: lei vivrà.

Si assicura che siamo da sole prima di dirmi "Ti stavi incontrando con un poliziotto, sei un infiltrata" cerca conferma nel mio sguardo che le nego categoricamente.

La guardo negli occhi solo quando mi ricordo della droga "Non era un poliziotto, era uno spacciatore" infilo la mano nella tasca del pantaloni ed estraggo la bustina "Ora sta zitta e lasciami lavorare" la rinascono e prendo tutto l'occorrente che mi hanno portato.

"Sai quello che stai facendo?" Mi chiede Saray preoccupata da morire.

"Farà male" l'avviso mentre controllo la ferita, il proiettile è ancora dentro.

Ci infilo un dito nella speranza di trovarlo, non può restare nel corpo "Fa già male, idiota!" Mi urla.

La reazione poco controllata mi fa incazzare "Ehi! Sto cercando di aiutarti! Insultarmi non è una buona idea. Hai capito?" Le urlo.

"Macarena sta sanguinando!" Mi dicono un'ovvietà, il suo sangue è ovunque e continua a sgorgare dalla ferita, nonostante stia premendo con gli asciugamani per fermare l'emorragia.

Mi giro verso il pubblico non pagante che sa assistendo a questo lavoro di macelleria "Fuori di qui, tutte! Non posso lavorare con voi che mi state addosso!"

Zulema mi appoggia "Fate come dite, forza!"

Ci lasciano sole e sospiro, cerco di concentrarmi e riesco a trovare una sorta di autocontrollo "Zulema il proiettile è ancora dentro, cercherò di rimuoverlo" le dico, quello che non dilo lei lo sa già "Stringi la mia gamba e per favore resta sveglia okay?" Le chiedo cercando conferma nel suo sguardo, mi afferra la coscia e devo dire che era molto più divertente sul divano un attimo fa. Entro dentro di lei e inizio a scavare "Andiamo andiamo.. cazzo!" Stringe i denti e mi fa la cortesia di non urlarmi addosso "Eccolo... figlio di puttana" lo estraggo con le pinze e tampono con gli asciugamani, verso una quantità industriale di disinfettante e mi stringe la coscia, rido "Sai.. tu che mi stringi la coscia sul tuo letto.. lo immaginavo più divertente" esterno il mio pensiero e scoppia a ridere.

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