Capitolo 17

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Mi dà le spalle, ma so che sa che sono qui. Mi appoggio al bancone, sedendomi allo sgabello accanto al suo "Anche i capi si prendono una pausa" dico osservandola.

"Ti sorprenderò.. ma facciamo anche questo" mi conferma in un sorriso divertito.

Ho fatto un passo verso di lei, venendo qui a parlarle ma tocca a lei a chiedermi di restare. Un gioco di potere equilibrato. Deve essere così o niente e voglio che lo capisca "Mi sembra fantastico.. buona serata, capo" le sorrido voltandomi.

Mi ritrovo a sperare che mi fermi e lo fa "Ehi Bionda" mi volto e la guardo "Ti va di bere una cosa?"

"Con te?" Le chiedo incuriosita.

"Con me" mi sorride complice, gesto che mi porta a ritornare accanto a lei.

"Perché no?! Un vodka Martini" ordino al barista che in un occhiata fugace me lo prepara.

"Agitato non mescolato?" Chiede lei divertita.

Mi volto a guardarla riconoscendo la tipica frase da 007 "Non ti facevo amante dei film d'azione"

Lei beve un sorso del suo "Più caos c'è e meglio è"

"Perché non ti basta il caos che c'è nella realtà?" Le chiedo in un sorriso divertito.

"Non c'è mai abbastanza caos" risponde guardando altrove, è davvero bella e quel collo magro scoperto è una tentazione incredibile.

"Che cosa bevi?" Chiedo e lei riporta lo sguardo al mio.

Mi passa il bicchiere che sto per prendere ma lei lo ritrae "È mio.. non toccare" spinge la cannuccia verso di me e lo riavvicina. Ne bevo un sorso direttamente da lei, prendo la cannuccia tra le labbra e sento che è Moscow Mule. I nostri occhi sono legati, rischiando di unirsi in una cosa sola. Ritrae il bicchiere e si avvicina a me "Sei tesa"

"Sei molto vicina" le rispondo passando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra morbide così tremendamente vicine alle mie.

Scosta la testa e le avvicina al mio orecchio, sfiorandolo. Eccoli. I brividi "E la cosa ti rende nervosa?"

"Abbastanza" le rivelo con il fiato spezzato.

"Seguimi" me lo impone in un sussurro e mi alzo dallo sgabello come un automa. Si stacca da me e la vedo passare tra la gente con un'eleganza unica. Non so che cosa ha in mente, non mi importa, non sto ragionando abbastanza con la testa.

Esce su uno dei tanti terrazzi di questo posto e mi accorgo che è quasi totalmente al buio a causa di una luce rotta. Mi sento afferrare e spingere contro il muro. Le sue mani salde sui miei fianchi. Sento il suo fiato sulla mia pelle, il suo profumo e l'odore di tabacco e alcol. So che ha il controllo, un controllo che vorrei non avesse esattamente come non ce l'ho io. Perché la razionalità non è contemplata in tutto questo. Le sue labbra si posano appena sul mio orecchio per sussurrarmi "Sei tesa a causa mia?" Tesa non è l'aggettivo che avrei usato ma limito ad annuire leggermente mentre sento la sua mano sfiorarmi il collo, gemo di dolore "Bene" si ritrae.

Un gioco. Un gioco che ho iniziato io e che sta continuando lei. Un gioco che mi sta mandando al manicomio.

"Dov'è Hierro?" Le chiedo a bruciapelo.

"E io che ne so" alza le spalle menefreghista mentre si appoggia alla ringhiera per accendersi una sigaretta.

"È il tuo ragazzo.." le ricordo mentre la osservo, la sua silouhette nella penombra risalta la sua linea.

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