4.

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Quello fu il risveglio peggiore della sua vita.

Non che ne ricordasse molti altri, in quell'istante, ma era comunque convinta che fosse il peggiore che avesse mai avuto.

Aprì gli occhi, faticando ad abituarsi alla luce del sole che entrava dalla finestra. Si girò supina, cercando di arginare il dolore sordo che le faceva pulsare le tempie e un punto indefinito dietro la nuca.

I sedili posteriori della sua macchina non erano mai stati così morbidi e caldi e profumati. C'era un buon odore intorno a lei, di limone e qualcos'altro di fresco.

Da quando la sua macchina profumava così? Al massimo aveva degli scadenti Arbre Magique appesi allo specchietto retrovisore e raramente avevano un odore così forte. Comunque, sapevano sempre di gomma da masticare alla fragola.

Aspetta... ma che sto farneticando? Quale macchina? Cavoli, sono così confusa...

La testa le mandò una scossa così forte da farla annaspare. Respirò piano e cercò di rilassarsi, lasciando un secondo perdere tutte quelle domande che non facevano che aumentare il suo mal di testa e il senso di nausea.

Aprì gli occhi e capì subito che quello della macchina doveva essere stato il ricordo di un altro momento, o forse un sogno, non avrebbe saputo dirlo, perché ora non si trovava affatto sui sedili posteriori di una vettura. La stanza era grande e luminosa, una finestra affacciava su un balcone e il sole splendeva alto nel cielo pulito della mattina. Era proprio una gran bella camera... ma di chi era? La sua? No, non era la sua.

Io non ho una casa.

La sua stessa voce le rimbombò nella testa... un altro ricordo? Questo non faceva male, però. Si concentrò su di esso.

Di chi è questa casa?

Un nome le balzò in mente, facendola uscire da quello stato di torpore.

Daryl Ashton.

Sono a casa di Daryl Ashton!

No, non è possibile. Come diavolo mi viene in mente di pensare di essere a casa di uno dei miei idoli? Ahn... sono così confusa.

Scostò le coperte per potersi guardare. Nuda dalla vita in giù, indossava ancora l'intimo, coperto solo da una larga maglietta nera.

La stessa maglietta nera che Daryl Ashton indossa durante i suoi combattimenti in RWA.

Era davvero la sua? Lei non ricordava di avere del merchandise da uomo, o forse sì? Strinse le palpebre, ma il mal di testa tornò lancinante, così rinunciò a quel pensiero e scosse il capo.

Forse non era totalmente impazzita, forse si trovava davvero a casa di Daryl Ashton. Non restava che verificare.

Si alzò, cercando di ponderare ogni movimento, perché si sentiva ancora debole e disorientata. Quando fu sicura di riuscire ad affrontare qualsiasi cosa l'aspettasse, uscì dalla stanza e si ritrovò in un disimpegno. Sentì dei rumori provenire dalla sua destra, così, quasi in punta di piedi, li seguì fino ad arrivare in salone. Il rumore, che sembrava quello di stoviglie, proveniva dalla porta alla sua sinistra, così vi si affacciò.

Daryl Ashton era lì.

Quasi trattenne il fiato per la sorpresa (ancora non credeva veramente agli stralci sfilacciati di ricordi della notte precedente) e rimase a osservarlo silenziosa, senza sapere cosa fare. Si sentiva così nervosa!

Daryl le dava le spalle. I suoi capelli erano arruffati, indossava una canottiera nera e un paio di pantaloni di una tuta. Dallo schermo televisivo non aveva mai realizzato quanto potesse essere massiccio in realtà. Era molto alto e lei si sentiva ancora più piccola, nel suo timido metro e sessanta. Per non parlare poi delle sue spalle ampie, del petto e delle braccia... cercò di non fare considerazioni sul suo fondoschiena, non poteva, non senza cominciare a fumare dalle orecchie, e già così sentiva che le guance stavano andando a fuoco. Insomma! Era pur sempre di fronte a uno dei suoi idoli! Chi non avrebbe reagito in quel modo?

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora