Le tazze fumanti di tè ai frutti rossi rilasciavano un profumo delizioso nell'aria.
Ultimamente, le capitava spesso di preparare delle tisane e, in un angolino della sua mente, Lydia si domandò se fosse un'abitudine che aveva sin da sempre e che stava riscoprendo solo in quei tempi in cui la sua memoria cominciava a essere aiutata e stimolata.
Non aveva ancora una risposta a quella domanda ma, forse, considerando la visita a sorpresa che aveva appena ricevuto, ne avrebbe avute molte altre, quella sera.
B. se ne stava seduta sul divano, l'aria tormentata di chi non si sente a proprio agio, ma uno scintillio negli occhi scuri che denotava grande curiosità. Si mordeva il labbro inferiore, forse cercando di trattenere tutta la sequela di domande e frasi sconnesse che avrebbe voluto riversare sulla sua migliore amica.
Ma lo era ancora?
Anche lei aveva molte questioni irrisolte e sperava solo che, con quel definitivo confronto, tutti i nodi potessero finalmente venire al pettine.
Da quando si erano accomodate in casa, si erano scambiate solo semplici convenevoli, un po' impacciate come, onestamente, non lo erano mai state. Si erano separate dopo che una serie di circostanze le avevano allontanate, ma erano sempre state quel tipo di amiche che avrebbero potuto vedersi anche dopo dieci anni e nulla sarebbe cambiato nel loro rapporto.
Invece, stavolta, c'era qualcosa di diverso.
Lydia era diversa.
B. la studiò di sottecchi, mentre la ragazza poneva le tazze su un vassoio, aggiungeva zuccheriera e qualche biscotto, e portava il tutto sul tavolino basso di fronte al divano. In quello, per lo meno, non era cambiata: Lydia era sempre stata particolarmente ospitale e il tè sembrava essere la sua risposta a ogni problema.
«Allora...» azzardò finalmente B., dopo aver afferrato un biscotto allo zenzero e averlo intinto nel tè, «che cosa mi racconti?»
Lydia neanche la guardò. «Mah, niente di che, le solite cose.»
«Mi stai prendendo per il culo?» sbottò B., molto prima di quello che si sarebbe aspettata. No, mantenere la calma e avere pazienza non erano due delle sue doti più eminenti.
Lydia chiuse gli occhi e sospirò, lasciandosi cadere su uno sgabello che aveva spostato dall'isola della cucina, quasi volesse mantenere quante più distanze possibili dalla ragazza seduta sul divano. «La tua era una domanda un po' generica» borbottò. «Sii più specifica: cosa vuoi sapere?»
«Che fine hai fatto per tutto questo tempo, ad esempio.»
«Sono stata in giro. Un po' qui, un po' lì... sai com'è.»
«No, non so com'è» ribatté B., con una smorfia stizzita. «Perché non me lo dici tu, mmh? Sei stata via con lui? Con Callum?»
«Dio, no!» sbottò Lydia, storcendo la bocca. «Non voglio mai più avere niente a che fare, con lui. Per me è morto.»
«Grazie al cielo!» fece allora B. sollevata. «È la prima cosa sensata che ti sento dire da quando siamo entrate.»
Lydia si limitò a fare spallucce.
«Anche se» aggiunse poi B., cercando di ignorare la stilla di fastidio che le stava pungendo lo stomaco a causa dell'atteggiamento della sua migliore amica, «devo ammettere che, quando sono andata a trovarlo all'ospedale, sembrava più morto che vivo. Finalmente qualcuno ha deciso di impartirgli la lezione che meritava da tempo.»
Lydia si irrigidì, le mani artigliarono il bordo dello sgabello. Fu costretta a deglutire un paio di volte, prima di riuscire a formulare una risposta coerente.
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𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨
Romance«Nel momento stesso in cui ho deciso di entrare in quel vicolo e salvarti, sei diventata un mio problema.» Lei sentì un tuffo al cuore e deglutì. «Vieni a casa con me.» Quelle iridi blu erano così serie e intense che lei non riuscì a sostenere il su...