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Il viaggio di ritorno verso casa fu quanto mai teso, nonostante fosse in macchina da sola. La radio spenta, le strade pressoché deserte, le luci dei lampioni che correvano fuori dalla vettura.

Lydia aveva gli occhi puntati sulla strada, ma la parte del cervello che non voleva ricordare sembrava sapere comunque quale fosse la via verso casa e non aveva bisogno di concentrarsi troppo nella guida per giungere a destinazione sana e salva. Così, la sua mente aveva la possibilità di rivivere l'intera giornata appena trascorsa e il peso che le aveva compresso il petto poteva tornare a gravare su di lei ancora una volta, al ricordo agrodolce del tempo trascorso con Jocelyn Williams.

Se l'avesse conosciuta in ambiti e momenti differenti, non era sicura che sarebbero andate d'accordo. Da quel poco che era riuscita a carpire durante la furiosa litigata tra Jon e Ashley, non era stata proprio l'esempio di una madre perfetta. L'alcol e la droga (e il rapporto con uomini diversi) l'avevano consumata più velocemente di quanto il tempo dovrebbe fare con una donna bella come doveva essere stata l'ex signora Gabriel; ma ciò che davvero l'aveva spenta era stata quella maledetta malattia, che l'aveva resa l'ombra di ciò che era stata.

Ashley le aveva mostrato qualche foto, di lei con Jon e di Jon con sua madre, e la bella donna che aveva visto accanto ai due bambini era così diversa da quella che, seduta sulla sedia a rotelle, fissava il vuoto con aria malinconica. All'epoca, Jocelyn doveva essere stata una gran rubacuori, un po' come il figlio. Con le sue lunghe gambe tornite e quel sorriso mozzafiato, non doveva esserle stato difficile irretire gli uomini che avevano fatto parte della sua vita, anche se la maggior parte nel modo più sbagliato.

Ora, sollevando il viso verso di lei, Lydia aveva solo potuto avvertire una fitta di pena attraversarle il cuore: i lunghi capelli bruni erano scomparsi ed era sicura che, sotto il foulard giallo e verde che indossava, non ne fosse rimasto neanche uno; era magra, troppo maledettamente magra, come un giunco che rischiava di spezzarsi a una folata di vento appena appena più aggressiva; le mani scheletriche tremavano di continuo, adagiate sul suo grembo, e sembravano quelle di un'anziana e non di una donna che, al massimo, avrebbe dovuto avere una cinquantina d'anni. Ma la cosa che aveva colpito di più Lydia era stata l'assenza e la sconfitta nei suoi occhi: il nocciola scuro di quelle iridi, che era stato magnetico e ammaliatore durante i suoi anni più floridi, era ora vuoto, quasi cieco.

Come se lei... sapesse.

Erano rimaste insieme per tutta la giornata. Quelli che dovevano essere solo "cinque veloci minuti, perché poi devo scappare in banca e a fare delle commissioni", si erano trasformati in ore, in un pranzo insieme e in un pomeriggio al parco poco distante dall'ospedale. Non se l'era sentita di lasciare Ashley da sola e, da quando l'aveva presentata a Jocelyn, sua madre sembrava essersi accesa di una luce nuova e Lydia non aveva voluto che si spegnesse di nuovo.

Non prima di essere riuscita a convincere Jon ad andarla a trovare.

Lui doveva farlo, non ci sarebbero state altre occasioni.

Jocelyn le aveva raccontato tantissimo del passato di Jonathan e aveva ammesso di sapere di essere stata la peggior madre del mondo. Le aveva detto che si pentiva di ogni scelta della sua vita... tranne quella di portare avanti le due gravidanze che le avevano regalato l'ambrosia della sua esistenza – e qui aveva sollevato una mano a fatica e aveva debolmente accarezzato il volto di Ashley, che aveva dovuto combattere contro se stessa per ricacciare indietro le lacrime.

Le aveva raccontato del suo rapporto tormentato con Edward, un uomo conosciuto quasi per caso e non nel più romantico dei modi, che l'aveva condotta sulle vie dei numerosi peccati che aveva commesso, nonostante lei non negasse che i suoi passi verso l'oscurità fosse già stata in grado di compierli da sola, in totale autonomia.

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora