Jon non aveva mai visto Lydia così felice da che l'aveva conosciuta. Era da quella mattina che aveva sul viso un sorriso genuino e allegro, che arrivava a illuminarle gli occhi in un modo del tutto nuovo.
Avevano fatto le valigie, e lei era stata così contenta di poter indossare qualcosa che non fossero i pantaloni di Samuel o una delle magliette extra-long (almeno per lei!) di Daryl, e si erano diretti in aeroporto. Avevano pensato a tutto: al biglietto, al pass per il backstage, la macchina da noleggiare, la camera d'albergo... ma c'era una cosa che non avevano assolutamente previsto.
I fans che li attendevano all'aeroporto una volta atterrati a Boston.
Jon e Lydia erano riusciti a defilarsi, non sapeva nemmeno lei spiegarsi come, ma gli altri due erano rimasti impigliati nella folla di ragazzine per più di mezz'ora.
Quando Jaxon e Chase riuscirono a raggiungerli, Jon e Lydia erano già all'interno della vettura noleggiata, un grosso SUV nero con i finestrini oscurati, così da avere la giusta privacy... almeno lì dentro.
«Quelle ragazze sono pazze» sospirò Jaxon.
Lydia si voltò a lanciare loro uno sguardo divertito. Dire che i due fossero sconvolti sarebbe stato un semplice eufemismo: Samuel aveva i capelli tutti arruffati e sembrava essere appena uscito da un match lungo ed estenuante; Russell aveva il fiatone e stava cercando di riprendersi, una mano sulla fronte e il capo abbandonato contro il sedile.
«Tutto bene?»
Samuel la guardò torvo e cercò di domare i suoi capelli in una coda di cavallo, senza peraltro riuscirci.
Russell neanche aprì gli occhi. «Ti prego, Jon» disse solamente, «parti.»
Daryl ridacchiò e mise in moto, uscendo dal parcheggio dell'aeroporto.
«La prossima volta ci lasciamo lui da solo in mezzo alle fans, eh» borbottò Samuel.
Lydia cercò di trattenere una nuova risata con scarsi risultati e, quando Samuel le lanciò un'altra occhiataccia, lei gli rivolse un sorrisone. «È sempre così?» domandò curiosa. «Con le fans, intendo.»
«A volte, è anche peggio» rispose Samuel, che sembrava aver vinto la battaglia contro i suoi capelli, cora legati in una coda bassa. «Te l'avevo detto che sono pazze» aggiunse, voltandosi a guardarla e roteando l'indice vicino alla sua tempia. Lydia rise e l'espressione accigliata di Chase si sciolse a quel suono, assumendo una sfumatura più rilassata.
Lydia aveva proprio una bella risata.
*
Quando arrivarono in hotel, c'erano già un sacco di lottatori e lottatrici che giravano per la hall, aspettando di venir distribuiti nelle varie camere.
Lydia cercò di fare del suo meglio per trattenere il suo lato da fan, mentre entrava al fianco dei Dark Knights nell'immenso ingresso dell'albergo. Nessuno fece troppo caso a lei fortunatamente, erano tutti troppo occupati a pensare ai propri affari. Chi la notò le rivolse solo qualche occhiata incuriosita – come John Smith (oddio, è proprio lui... dal vivo è molto più carino, posso ammetterlo?) o Robert Orwell (non sono mai stata una sua grande fan, ma vederlo di persona fa comunque un certo effetto!); oppure sorrisi di circostanza, come David Zane, che la salutò persino con un cenno della mano, e Dason Berry e la sua fidanzata Bessie Bennett.
I Dark Knights non si fermarono a chiacchierare con nessuno, fecero velocemente il check-in alla reception e la ragazza che lavorava lì dietro, dopo aver regalato loro più sorrisi di quanti se ne potessero contare sulle dita di entrambe le mani, diede loro la scheda d'accesso alla camera. Senza dire una parola, Lydia li seguì timidamente lungo il corridoio e poi in ascensore.
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𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨
Romance«Nel momento stesso in cui ho deciso di entrare in quel vicolo e salvarti, sei diventata un mio problema.» Lei sentì un tuffo al cuore e deglutì. «Vieni a casa con me.» Quelle iridi blu erano così serie e intense che lei non riuscì a sostenere il su...