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La festa era proseguita in tranquillità e allegria. C'era stato il momento della torta (una gigantesca torta azzurra, con tantissimi pupazzetti di pasta di zucchero a rappresentare i personaggi del cartone animato Frozen) e lo scarto dei regali.

La notte era ormai arrivata e, mentre i primi ospiti cominciavano a salutare e ad andarsene, Lydia si prese un po' di tempo per se stessa. Daryl aveva accompagnato Russell in garage, per riporre alcune cose della festa che Jessica aveva già cominciato a togliere; Ben aveva salutato tutti e si era congedato con la sua famiglia, perché l'indomani mattina avrebbe dovuto continuare a girare le scene del suo prossimo film; Samuel era sparito di nuovo, probabilmente portato da Lana lontano da chiunque (Dio se è possessiva, quella ragazza!); Jim e Joyce Uki, con Noemi e Samantha (la moglie di Joyce) erano in salotto con i rispettivi figli e la piccola Kyla, a guardare Rapunzel.

Lydia si era congedata, con la scusa di fare una telefonata, ed era uscita in giardino. L'aria fresca della notte l'aveva salutata, spazzandole via i capelli dal viso e facendole depositare piccoli brividi lungo le gambe e le braccia nude.

Passeggiò per il maestoso giardino, il telefono nella borsetta. Non aveva nessuno da chiamare e il pensiero la fece rattristare un po'. Chissà dov'era la sua famiglia, i suoi genitori... cercava di non pensarci, perché le faceva sempre un po' male constatare come nessuno la cercasse. Era vero, lei non ricordava nulla, ma a quanto pare la cosa era reciproca e tutto il mondo sembrava essersi dimenticato di lei... solo che non avevano una commozione cerebrale come scusa.

Lydia sospirò e sollevò una mano, sfiorandosi il taglio dietro la nuca, ormai una piccola cicatrice che probabilmente sarebbe rimasta per sempre. Jon le aveva tolto i punti una settimana prima e le aveva detto che si era rimarginata, ma che sapeva come funzionavano le ferite in punti così delicati e che sarebbe rimasto un segno bianco per sempre. Quando lei si era fatta triste, lui le aveva baciato la nuca e le aveva sussurrato che le cicatrici sono sexy. Lydia non aveva potuto fare altro che sciogliersi in un sorriso dolcissimo, che Jon aveva rubato con un bacio, per farlo suo.

Stava sorridendo anche adesso: le bastava pensare a Daryl per tornare ad essere di buon umore. Che cosa le aveva fatto quel ragazzo?

Si sedette sul bordo della piscina e si tolse le scarpe, abbandonandole accanto a sé per poter immergere i piedi nell'acqua riscaldata. C'era pace e tranquillità, il vociare che proveniva da dentro la villa era soffuso e lì fuori non sembrava esserci altra anima viva oltre lei. Chiuse gli occhi e poggiò le mani dietro di sé, inarcando la schiena e offrendo il suo viso al cielo notturno e ai pallidi raggi di luna che facevano capolino da dietro una coltre di fumose nubi.

«Sono io che ho la capacità di trovarti sempre quando sei sola o sei tu a esserlo un po' troppo spesso?»

Lydia riaprì gli occhi, riconoscendo la voce gentile di Samuel Reed, che ora torreggiava su di lei, apparendole al contrario. «Tutte e due, credo.»

«Posso unirmi a te?» domandò Chase, sedendolesi accanto.

«Se la tua ragazza te lo permette, chi sono io per impedirlo?» lo provocò divertita.

Samuel sospirò e si passò una mano tra i capelli. «Già, di solito non è così...»

«Possessiva? Gelosa? Territoriale?» offrì Lydia.

«Sì, non so che le sia preso... ma non voglio parlare di lei, ti prego! Mi sono appena preso una pausa e vorrei non pensare a Lana per dieci secondi di fila!»

«Oi-oi» fece Lydia, sollevando le sopracciglia. «Questo non è mai un buon segno, Samy.»

Lui, per tutta risposta, scrollò le spalle. «Parliamo d'altro, okay?» liquidò il discorso. «Allora, perché eri qui tutta sola?»

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora