Quando Lydia uscì dalla camera, trascinandosi dietro il trolley, si sentiva ancora più intontita di prima. Samuel, che era seduto sul divano, alzò lo sguardo su di lei e le riservò una lunga occhiata preoccupata. Lydia aveva gli occhi lucidi e non era di certo solo perché si sentiva poco bene, era evidente che avesse pianto.
«Russell?» domandò, senza mai incrociare il suo sguardo.
Lui si alzò dal divano. «È andato a prendere qualcosa da mangiare per il viaggio.»
Lydia annuì e Samuel le si avvicinò. Lei lo guardò solo di sottecchi, pronta a discostarsi ancora se lui avesse tentato di stringerla in un nuovo abbraccio confortante.
Non voleva essere toccata da nessuno in quel momento.
Voleva solo entrare in macchina e chiudersi in un silenzio tombale, magari con un po' di buona musica nelle orecchie.
Già... musica. Non ho nemmeno un iPod con me.
Forse c'era qualche canzone nel suo cellulare.
Cellulare che ha ancora Daryl.
Una morsa le strinse lo stomaco, facendole quasi venire la nausea.
"Il tuo cellulare. L'ho fatto riparare. Ora potremmo scoprire qualcosa in più su di te, ma... lo terrò io fino a quando non saremmo tornati qui." Le parole di Daryl le risuonarono nella testa, facendogliela vorticare così tanto che Lydia si domandò come avesse fatto a non crollare di nuovo in terra. Un'altra dolorosa domanda che le frullava nella testa era: a quel punto, visto come stavano andando le cose tra lei e il membro più imprevedibile dei Dark Knights... sarebbe più tornata a casa con lui?
«Tieni.» Lydia si voltò verso Samuel, che le stava porgendo un paio di pillole e una bottiglietta d'acqua. «Ti faranno stare meglio.»
«Grazie.» Afferrò le pillole e le buttò giù con qualche sorsata.
*
Lydia comprese che Daryl Ashton non avrebbe viaggiato con loro quando, avvicinandosi al grosso SUV nero, trovò Russell Royle in compagnia di Alessandro Casadei.
Un groppo le chiuse di nuovo la gola e fu un vero e proprio miracolo se riuscì a non scoppiare ancora in lacrime.
Ecco un'altra informazione su di me: quando sto male, ho l'emotività di un neonato solo e spaventato.
Mentre Samuel e Russell caricavano le valigie nel portabagagli, Casadei le si avvicinò con un sorriso cordiale e le porse una mano. «Tu devi essere la ragazza di cui mi parlava Jaxon: Lydia, vero?» Si sentiva che era straniero, aveva un accento particolare.
Leigli strinse la mano. «Sì, sono Lydia: piacere di conoscerti, Alessandro.»
L'italiano le prese la mano e ne sfiorò il dorso con le labbra.
«Si va?» domandò Chase, chiudendo il bagagliaio e avvicinandosi a loro.
Jaxon annuì. «Sì, è il mio turno alla guida, giusto?» Afferrò le chiavi che Chase gli stava porgendo e fece il giro della macchina.
«Vuoi stare tu davanti, Lydia?» domandò Alessandro, aprendo lo sportello per lei e indicando l'interno della vettura con un gesto da vero galantuomo.
Lei sorrise e scosse il capo. «No, vai pure tu. Io sto dietro con Samuel.»
Reed le fece un occhiolino e Casadei li fissò con un'occhiata strana, poi ridacchiò. «Sei proprio una fan, eh?» la prese in giro, salendo in macchina.
«Sì... ma perché?»
«Continui a chiamarli con i nomi dei loro personaggi.»
Samuel rise piano e le aprì la portiera, invitandola a entrare, ma Lydia scosse la testa e poggiò la mano sullo sportello, chiudendolo. Quando Russell e Alessandro si sporsero dai finestrini per lanciare loro un'occhiata perplessa, lei mostrò il dito indice, come a chiedere un minuto, e prese Samuel da una parte.
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𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨
Romance«Nel momento stesso in cui ho deciso di entrare in quel vicolo e salvarti, sei diventata un mio problema.» Lei sentì un tuffo al cuore e deglutì. «Vieni a casa con me.» Quelle iridi blu erano così serie e intense che lei non riuscì a sostenere il su...