25.

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Quando Lydia riaprì gli occhi, si sentiva riposata e pronta ad affrontare qualsiasi sfida il mondo avesse in serbo per lei. Il sole entrava attraverso le fessure delle serrande e un venticello leggero si introduceva nella stanza dallo spiraglio della finestra lasciata socchiusa.

Si stiracchiò, il corpo premuto contro quello di Daryl Ashton che, accanto a lei, dormiva ancora, un braccio che le stringeva la vita.

Sollevando lo sguardo, Lydia osservò il suo viso rilassato e ammirò il modo in cui i capelli biondi si sparpagliavano sulla sua fronte e sulle sue guance, morbide ciocche color del miele dove il sole lo baciava quasi con timida devozione. Le labbra imbronciate si schiudevano ogni qual volta lui lasciava andare un respiro silenzioso. La sua pelle dorata emanava un calore piacevole, per non parlare del suo odore, dolce e intenso, profumo di maschio e di sesso.

Più lo guardava più Lydia era convinta che Jon non fosse reale. Aveva l'aspetto di un angelo caduto, con il suo corpo atletico, i riccioli biondi, le braccia forti, la pelle abbronzata.

Rimase a osservarlo per quelle che le parvero ore, godendo del calore confortevole del suo corpo e del senso di protezione assoluta che solo lui era in grado di donarle.

Poi, piano, stando ben attenta a non svegliarlo, riuscì a scivolare via dalla sua presa. Senza fare rumore, prese la canottiera bianca che aveva indossato lui la sera prima e se la infilò, per poi sgusciare fuori dalla stanza.

Dopo essersi fatta una doccia veloce, si era infilata un paio di mutandine nuove e poi, quasi con una punta di malizia, aveva rindossato la canottiera bianca di Jon, sprofondando nell'odore inebriante della sua pelle che aveva impregnato l'indumento.

Spostandosi in salotto, notò la borsetta che Samuel aveva recuperato per lei la sera prima, ma la lasciò sul divano, dove Jon l'aveva lanciata, decidendo che l'avrebbe affrontata solo quando lui sarebbe stato sveglio e al suo fianco. Prese invece il cellulare dal tavolo e notò di avere un messaggio.

Samuel Reed » Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene, dolcezza. Chiamami appena puoi.

Lydia sorrise. C'era sempre qualcosa che le scaldava il petto ogni volta che Samuel dimostrava di preoccuparsi per lei. Non avrebbe saputo spiegare cosa, ma non poteva negare che tutte quelle attenzioni da parte sua le facessero piacere.

Era così tanto egoistico e orribile da parte sua sentirsi bene per essere al centro dell'attenzione sia di Daryl Ashton che di Samuel Reed? Sentirsi felice e appagata dal fatto che entrambi ci tenessero così tanto a lei la rendeva una brutta persona? Beh, non sarebbe stata di certo una sorpresa, considerando quello che stava lentamente imparando su se stessa.

Scosse il capo e scacciò via quei pensieri.

Erano le dieci del mattino, chissà se Samuel era già sveglio.

Cliccò il suo nome in rubrica e avvicinò il cellulare all'orecchio.

Qualcuno rispose dopo il terzo squillo, ma non era Samuel Reed.

«Pronto?» Era una voce sottile e femminile, probabilmente Lana.

Eccolo il motivo per cui Lydia si sentiva ancora più orribile dal fatto di provare qualcosa per le attenzioni di Samuel Reed: lui aveva una ragazza.

«Ehm... ciao... ce-cercavo Sam... Chase!» si corresse, maledicendosi per aver farfugliato (perché mai, poi?). Si schiarì la voce, cercando di calmarsi. «Cercavo Chase» ripeté.

«Al momento non può rispondere, si sta allenando. Chi lo cerca?»

«Ehm... Lydia, sono Lydia.»

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora