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Era in piedi, a pochi centimetri dall'ingresso che portava sulla rampa e poi dritta verso il ring. Si stava torcendo le mani in grembo, i palmi sudavano, i denti torturavano il labbro inferiore senza tregua. Nemmeno notava la gente frenetica che continuava a sfrecciarle attorno, i suoi occhi erano fissi sul grande schermo appeso a una colonna, in attesa.

Il momento del confronto.

Il momento della verità.

Daryl e Russell erano già al centro del ring.

Quando era arrivata in arena, Jon non l'aveva degnata nemmeno di uno sguardo, figuriamoci di una singola parola. L'aveva ignorata, come se lei non fosse nemmeno lì. Quando le era passato accanto, per dirigersi verso il ring, non l'aveva sfiorata neanche per sbaglio. Solo Jaxon, che le aveva lasciato una carezza d'incoraggiamento sulla testa, le aveva dato la certezza di non essere solo un fantasma.

«Io e Russell siamo in grado di sopportare tante cose» cominciò Ashton, facendole battere il cuore nel petto. La sua voce... le era mancata terribilmente.

Era arrabbiato... furioso. Poteva dirlo dal modo in cui i muscoli delle sue braccia erano gonfi, dal modo in cui stringeva il microfono tra le dita lunghe, dal modo in cui la sua voce diventava più roca sulle parole a cui voleva imprimere più importanza.

«Possiamo sopportare il dolore, possiamo sopportare la sofferenza fisica, non abbiamo problemi con quelli. Eppure, non so come la pensi tu, Russell... ma c'è solo una cosa che proprio non riesco a sopportare.» Fece una pausa e i suoi occhi brillarono iracondi. «Una cosa che non posso tollerare, una cosa che mi tiene sveglio la notte. E quella cosa è sentirmi dire bugie da una persona di cui io mi fido.»

Lydia sussultò. Il dolore a quell'affermazione era stato quasi fisico.

Non stava parlando di Samuel, no... stava parlando di lei.

Russell gli lanciò uno sguardo strano. Chi non avesse saputo, l'avrebbe scambiata per un'occhiata di intesa, ma Lydia riuscì a leggervi dentro il sottile avvertimento a non oltrepassare certi limiti.

Daryl dovette recepire il messaggio, perché serrò la mascella e aggiustò il tiro delle sue successive parole, puntando le frecce delle sue accuse verso il vero motivo per cui erano su quel ring. «E a me sembra che ci siano state dette bugie per gli ultimi diciotto mesi. Io credevo che noi, i Dark Knights, ci guardassimo le spalle... ma, evidentemente, Samuel Reed non guardava le nostre, la settimana scorsa, perché ci ha abbandonati nel bel mezzo della battaglia!» ringhiò, sputando fuori tutta la sua rabbia.

Prese un paio di respiri profondi, cercando di calmarsi, prima di riprendere a parlare. «Non siamo proprio dell'umore giusto per chiacchierare ma, Samuel Reed, sappiamo che sei qui, dato che hai richiesto questa piccola riunione, allora perché non vieni fuori e ci dici quello che hai da dire? E dimmi qualcosa, raccontami una storia, dimmi un'altra bugia, trova una nuova scusa... qualsiasi cosa. Ti conviene venire fuori e darci una spiegazione, e...» Si avvicinò a Russell, che se ne stava fermo, in mezzo al ring, un nervo teso che gli tremava sulla guancia, le mani serrate attorno alla cintola dei pantaloni. «A giudicare dall'espressione sul volto di Russell qui, hai circa trenta secondi.»

Lydia deglutì, il corpo tremava senza che riuscisse a controllarlo.

Aveva ascoltato tutto il discorso di Daryl, certo che lo aveva fatto, ma il suo cuore era rimasto indietro, a quella sola frase che era stata in grado di ferirle l'anima nel profondo.

Io non sopporto e non posso tollerare sentirmi dire bugie da una persona di cui mi fido.

Era esattamente quello che aveva fatto lei per tutto quel tempo... ammesso che i Dark Knights fossero riusciti a risolvere il loro conflitto, Jon sarebbe mai stato in grado di perdonare lei?

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora