Jonathan Gabriel non era mai stato tipo da preoccuparsi per il prossimo, figuriamoci se si fosse mai preoccupato per una ragazza. Non aveva proprio il tempo per certe cose.
Quando aveva deciso di dedicare la sua vita al wrestling, si era ripromesso che nel suo cuore non ci sarebbe stato spazio per altro che non fosse la sua passione, la sua ragione di vita. Era per questo che non si legava mai a una ragazza: c'era qualcuna (anche più di una, a dire il vero) che lo attraeva, che stuzzicava il suo interesse e con la quale si divertiva a giocare. Aveva sempre usato le donne a suo piacimento e, se il sesso era buono, la cosa poteva andare avanti anche per un mese. Poi si stancava: i loro volti, i loro corpi... persino le loro parti intime diventavano noiose; così Jon le abbandonava, pronto a cominciare una nuova caccia che lo avrebbe condotto in mezzo a un diverso paio di gambe.
Jonathan Gabriel era fatto così. Totalmente incapace di amare altro che non fosse se stesso e il wrestling.
E poi era arrivata Lydia.
Quella ragazza dal sorriso triste e i grandi occhi malinconici, che era stata in grado di stregarlo sin dalla prima volta che aveva posato lo sguardo su di lei. Jon non sapeva spiegare nemmeno a se stesso che cosa provasse nei suoi confronti. Erano sensazioni indefinite, che un secondo prima lo facevano stare bene... e il secondo dopo lo facevano sentire arrabbiato, irrequieto, scombussolato. E lui odiava sentirsi in quel modo. Odiava non avere il controllo delle proprie emozioni.
Quando l'aveva vista crollare dietro la barricata e poi riemergere, con il naso e la bocca sporchi di sangue, aveva sentito il cuore perdere un battito e tutto il resto (il wrestling!) era passato in secondo piano, divorato dalle tenebre della preoccupazione, che gli avevano obnubilato la mente e fatto perdere il senso della realtà.
Una sensazione sgradevole che non aveva mai provato prima.
Una sensazione sgradevole che non avrebbe mai più voluto provare.
La sentiva ancora sulla propria pelle, dentro lo stomaco... era persino nella sua bocca, come un retrogusto amaro che gli stava facendo venire la nausea.
Aveva bisogno di qualcosa che lo distraesse, qualcosa che gli togliesse Lydia dalla testa almeno per un po'.
Dopo aver lasciato Jaxon da solo nel corridoio dell'arena, si era fatto una doccia veloce, aveva gettato le cose nel borsone e aveva abbandonato l'arena.
Non sarebbe andato a cercare Lydia, avrebbe lasciato quel compito a Chase e Jaxon. Si fidava dei suoi compagni e sapeva che l'avrebbero trovata e riportata in albergo sana e salva. Lui se ne tirava fuori, era ancora troppo arrabbiato e non riusciva a controllare le sue reazioni. Se fosse stato lui a trovarla, non aveva idea di cos'altro avrebbe potuto fare e di certo avrebbe peggiorato la situazione. E non voleva.
Non voleva rivedere la paura che le aveva attraversato lo sguardo quando l'aveva inchiodata al muro. Non voleva ricordare il suo corpo che tremava sotto il proprio tocco. Non voleva ricordare i sospiri che lasciavano le sue labbra e che gli sfioravano la pelle. Non voleva ricordare... perché tutto ciò lo faceva eccitare in una maniera così violenta che... cazzo! Cosa c'è che non va in me?!
Jon non si era mai sentito così frustrato in vita sua.
Fu costretto a fermarsi lungo il corridoio dell'albergo e ad accostarsi contro un muro. Si portò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi, respirando profondamente per cercare di calmarsi e riprendere il controllo di sé.
Sto impazzendo, decisamente.
Raggiunse di corsa la suite, lanciò il borsone sul suo letto, poi uscì di nuovo dalla stanza. Controllò il cellulare, non c'erano ancora messaggi o chiamate né da Chase né da Jaxon, segno che ancora non avessero trovato Lydia.
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𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨
Romance«Nel momento stesso in cui ho deciso di entrare in quel vicolo e salvarti, sei diventata un mio problema.» Lei sentì un tuffo al cuore e deglutì. «Vieni a casa con me.» Quelle iridi blu erano così serie e intense che lei non riuscì a sostenere il su...