«Si può sapere che diavolo ti è preso?!» sbottò Lydia, una volta che Daryl si fu fermato in un corridoio vuoto. Le aveva lasciato andare il polso e ora stava facendo avanti e indietro con passi nervosi, mettendola in stato d'agitazione.
Sembrava arrabbiato.
«Ti sei fatta male?» domandò all'improvviso, senza guardarla.
Lydia corrugò la fronte, presa alla sprovvista da quella domanda. «Come?»
Jon si fermò e si voltò verso di lei, raggiungendola con un lungo passo. «Ti sei fatta male?» ripeté, gli occhi sgranati.
«N-no...!» sussurrò, sempre più disorientata. «Jon, si può sapere che ti prende? Calmati... nessuno mi ha fatto del male!» cercò di rassicurarlo, poggiandogli una mano su di un avambraccio. Il gesto non sembrò riuscire a calmarlo, perché lui vi si sottrasse e si passò una mano a scombinare i capelli, riprendendo a fare avanti e indietro.
«Quei coglioni di Orwell e Curtis» mormorò sbrigativo. «Si sono lanciati addosso scale e sedie a un fottuto centimetro da te! Se solo ti avessero presa, io...!» Un verso frustrato e animalesco lasciò la sua gola, impedendogli di concludere la minaccia. Si fermò solo per colpire il muro con un cazzotto.
Lydia sobbalzò di nuovo, mentre il cuore le galoppava nel petto.
Era preoccupato... per lei? Preoccupato che si fosse fatta male?
Nonostante tutto, non riuscì ad impedire a un sorriso di piegarle le labbra.
Jon si voltò, i suoi occhi feroci e ancora arrabbiati. «Che cazzo hai da sorridere?» la aggredì frustrato, ma la sua espressione si ammorbidì appena.
Lydia gli si avvicinò. «Hai avuto paura?» sussurrò.
«Paura?» ripeté Daryl, mentre un ghigno sprezzante gli curvava le labbra. «Io non ho paura di niente, Raggio di Sole.»
«Ma eri preoccupato che mi fossi fatta male» ribatté, sollevando una mano e sfiorandogli il bicipite duro con i polpastrelli.
Jon non rispose, ma l'afferrò per un polso e la trascinò contro il muro. «Stai gongolando.»
«Perché non dovrei?» rispose Lydia, poggiandogli le mani sul petto caldo. «Daryl Ashton è il mio ragazzo e si preoccupa per me.»
Finalmente, Jon sembrò rilassarsi. Si chinò per poggiare la fronte contro quella di lei. «Hai ragione, ne hai tutti i motivi.» Lydia sorrise ancora e lui le sfiorò un braccio. «Sicura di stare bene?»
«Sicura. Non mi hanno neanche sfiorata, dico davvero.»
«Bene.» Le spinse l'indice sulla fronte. «Mi fai sempre preoccupare.»
«Scusa...»
Jon le mostrò il primo sorriso sincero della serata. «Nah, non c'è bisogno di scusarsi. Fa parte del mio lavoro, no? Proteggerti e assicurarmi che nessuno ti faccia del male.» Le baciò la testa e poi si staccò da lei, dandole un buffetto sotto al mento.
«E fa parte del tuo lavoro anche aggredire qualcuno che si sta semplicemente comportando in modo gentile con me?»
Daryl le rivolse un'occhiata storta dall'alto. «Se stai parlando di Zane, ho i miei motivi.»
Lydia sollevò un sopracciglio. «Ah sì? E ti dispiacerebbe condividerli con me?»
«Sì, mi dispiacerebbe» fece lui serio, voltandosi.
«Jon» lo richiamò lei, rimanendo ferma e senza seguirlo.
Daryl sbuffò e si voltò di nuovo a guardarla. «Tu sei mia.»
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𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨
Storie d'amore«Nel momento stesso in cui ho deciso di entrare in quel vicolo e salvarti, sei diventata un mio problema.» Lei sentì un tuffo al cuore e deglutì. «Vieni a casa con me.» Quelle iridi blu erano così serie e intense che lei non riuscì a sostenere il su...