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Tornare alla routine era stato strano, quasi troppo semplice e a tratti persino incomprensibile. Il weekend era sfumato via, in una tranquillità irreale, in una pace che non si addiceva alle circostanze.

Il cordoglio, dopo una perdita così importante.

Il lunedì di una nuova settimana di inizio gennaio era arrivato, spazzando via con prepotenza quelli che erano stati giorni funesti, caotici, melodrammatici. La vita aveva ripreso il suo naturale corso: le valigie erano state chiuse, i biglietti aerei pagati, la camera d'albergo prenotata. La puntata della RWA era andata in onda da Baltimore e tornare all'interno del mondo del wrestling aveva quasi dato una parvenza di normalità a quella vita complicata che aveva salutato il nuovo anno.

Era stata una puntata speciale: tante vecchie comparse, wrestlers leggendari che avevano fatto il loro breve ritorno per onorare carriere difficili e impresse nella memoria di tutti i fanatici e specialmente di tutti coloro che, grazie ai loro sforzi e ai loro sacrifici, potevano oggi fare del wrestling la loro vita.

Quale occasione più azzeccata per celebrare la necessità di Daryl Ashton di scordare la sua esistenza al di fuori della RWA e gettarsi anima e corpo nel proprio lavoro, nella propria passione?

La puntata non era di certo andata nel migliore dei modi, visto che Ashton aveva riportato una pesante sconfitta (l'ennesima!) nei confronti di PJ Constantine, ma Jonathan Gabriel era riuscito nel suo intento: dimenticarsi di se stesso e vivere, almeno per poche ore, solo come Daryl Ashton, un uomo che non aveva famiglia, non aveva amore e non aveva passato.

Era solo una macchina da combattimento, devota al wrestling.

Era passato solo qualche giorno dal funerale di Jocelyn Williams, eppure Lydia riusciva a percepire, con palpabilità tangibile nell'atmosfera della loro relazione, il cambiamento che aveva temuto e che già riusciva a respirare nell'aria. Aveva un odore acre, molesto... di nebbia fumosa e cenere bruciata.

Jon era... diverso. Distante, assente. Non era tanto nel modo che aveva di relazionarsi con lei (leggeva perfettamente lo sforzo di una parvenza di normalità nei suoi gesti e nelle parole dolci che, di tanto in tanto, le rivolgeva), ma più che altro nell'assenza dei suoi occhi e nella rigidità che, fin troppo spesso, assumeva la sua postura, come se si stesse costringendo a comportarsi in un determinato modo per tenere insieme i pezzi della sua anima che, in realtà, erano già andati in frantumi. Lydia non sapeva cosa fare... e se lo avesse saputo, non era nemmeno sicura che lui volesse che lei facesse una qualsiasi cosa.

Il tempo guarisce tutte le ferite.

Così le aveva detto Chase.

Ma quanto tempo sarebbe dovuto passare perché lei riuscisse di nuovo a vedere la serenità nei suoi occhi e quel sorriso meraviglioso, che formava quelle fossette sulle guance, che lei tanto amava?

*

Era l'ennesima serata di quella settimana trascorsa in albergo. Jon non aveva voglia di uscire e Lydia aveva gentilmente declinato l'invito tanto delle gemelle Bennette quanto di Jaxon e Chase. Jon le aveva detto che, se voleva unirsi a loro, sarebbe potuta andare, ma lei aveva scosso la testa, asserendo che preferiva restare a letto con lui, a guardare un film e a riposare. Daryl l'aveva ringraziata con un pigro sorriso e una semplice carezza sulla testa.

Erano giorni che ormai la toccava di rado e di baci se ne vedevano ancora meno.

L'aveva notato... come avrebbe non potuto? Jon era sempre stato un tipo passionale e non disdegnava mai il contatto dei loro corpi e la morbidezza delle sue labbra. E invece...

Lydia sospirò, scuotendo il capo e tornando alla realtà. Finì di spazzolarsi i capelli, li raccolse in una treccia laterale e uscì dal bagno. Jon era seduto sul letto, la schiena poggiata sui cuscini e una gamba rannicchiata. Stava guardando la televisione, ma la luce bluastra, che da essa emanava, gettava ombre tristi sul suo volto inespressivo.

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora