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«Jon... stai sanguinando.»

Samuel Reed fu il primo ad avere il coraggio di rompere quel silenzio opprimente che li aveva avvolti fin da quando avevano lasciato il locale.

Erano ancora per strada e stavano facendo ritorno verso l'appartamento di Daryl Ashton, a pochi isolati da lì, ma l'andatura di quest'ultimo era lenta per via della ferita che aveva riportato.

Senza contare che stava trasportando Lydia.

Lei, dal canto suo, aveva smesso di piangere, ma il suo viso era ancora sepolto contro la spalla di Ashton. Il calore del suo petto, il suo respiro appena affannato, le sue braccia forti che la cingevano, il profumo della sua pelle... tutto, di lui, riusciva a calmarla.

«Jon...» ripeté Samuel preoccupato.

La macchia rossa che sporcava la sua maglietta bianca sembrava allargarsi a vista d'occhio e piccole gocce di sangue avevano cominciato a segnare il suo percorso sull'asfalto dietro di lui.

«Lo so» rispose Daryl, ma non sembrava importargli molto.

L'unica cosa che contava era Lydia, ora. Il resto poteva aspettare.

«Non dovresti sforzarti o peggiorerai la situazione. Lascia Lydia a me» propose Samuel, allungando le mani verso di loro per farsi consegnare la ragazza.

Jon si fermò con un movimento così brusco che Lydia strinse di più la presa attorno alle sue spalle. «No.»

Gli occhi di Daryl Ashton erano gelidi, arrabbiati e convinsero Samuel Reed a fare un passo indietro e abbassare le braccia.

«Non ho bisogno del vostro aiuto. Ce la faccio da solo.» Rinsaldò la presa sul corpo di Lydia e riprese a camminare. «Ce la faccio da solo... nessuno ti porterà via da me, nessuno... mi prendo io cura di te, mi prendo io cura di te...»

Chase guardò la scena con un'occhiata preoccupata, mentre una strana sensazione gli si allargava nel petto. Jaxon lo affiancò e gli mise una mano sulla spalla, rivolgendogli solamente un sorriso comprensivo.

Quando entrarono in casa, Jon si fermò in mezzo al salotto, ignorando del tutto gli altri due.

Era stata una lunga serata, erano tutti stanchi e provati dagli avvenimenti.

Lydia non aveva più spiccicato parola da quando Jon l'aveva presa in braccio.

«Lydia? Ora ti metto giù, d'accordo?»

Lei si limitò ad annuire.

«D'accordo...» mormorò Jon.

La mise per terra e Lydia si aggrappò alle sue braccia, per aiutarsi a mantenere l'equilibrio su una sola gamba. La caviglia continuava a pulsare e non aveva il coraggio di poggiarla.

Daryl la tenne stretta a sé, un braccio a circondarle la vita, l'altra mano che andò a sfiorarle una guancia, sollevandole il capo. Il brutto schiaffo che aveva ricevuto aveva fatto diventare la sua gota destra di un rosso violaceo.

Dovette respirare piano e a fondo per trovare un po' di calma. Il fianco continuava a fargli un male d'inferno, ma cercò di ignorarlo e di dedicare tutta la sua attenzione a lei.

«Lydia, voglio che tu adesso mi ascolti bene e che faccia esattamente ciò che ti dico, okay? Puoi non disobbedire questa volta?»

Lei annuì docile.

«Okay» ripeté lui. «Va' in bagno, togliti questi vestiti di dosso e fatti una doccia, d'accordo? Ti metti qualcosa di comodo, vai dritta in camera mia e mi aspetti lì, okay?» ordinò, cercando di mantenere un tono soffice e gentile.

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora