Non appena mise piede all'interno del locale, Lydia fu investita dall'assordante musica house che le penetrò i timpani. C'era una tale confusione che era difficile distinguere i corpi dalle sedie e i tavoli, accatastati contro il perimetro in modo da lasciare lo spazio necessario per creare un'improvvisata pista da ballo, nella quale la folla si stava già scatenando.
Lydia rimase un po' sulla porta, pensando per la prima volta che quella fosse una pessima idea. Ebbe l'irrefrenabile voglia di girare i tacchi e correre fuori, per lanciarsi di nuovo tra le braccia rassicuranti di Daryl Ashton e, quando qualcuno le passò accanto e la spinse con poca grazia, rischiando di farla finire sulle ginocchia, il desiderio di scappare si fece ancora più forte.
Era tutto così sbagliato.
Era sbagliato il posto, erano sbagliate le circostanze.
Non ce la faceva a stare lì dentro, si sentiva soffocare.
Aria, aveva bisogno di aria.
Respirò a fondo, ma l'aria viziata, mista all'odore di fumo, alcol, profumi scadenti e sudore, le invase le narici, facendole venire la nausea.
Perché diavolo aveva accettato di incontrare Callum proprio al Missing Melodies?
Quel locale le evocava solo brutte sensazioni.
Mentre la stanza le vorticava attorno, l'ansia le divorava il cuore e la musica la rendeva incapace di ragionare, capì di stare avendo un attacco di panico.
Devo uscire.
È troppo, è...
Le gambe cedettero e Lydia sarebbe scivolata in terra se qualcuno non l'avesse afferrata al volo. Si ritrovò stretta tra un paio di braccia e un petto caldo... l'odore era così familiare.
Con sguardo sfocato, alzò il viso, senza riuscire a mettere a fuoco il volto di colui che le aveva impedito una brutta caduta.
«Andiamo, hai bisogno di sederti.»
Senza capire cosa stesse succedendo, Lydia si ancorò al ragazzo e si lasciò trascinare in un angolo della sala. «Jon...?»
Il ragazzo non rispose, si limitò a spostare una sedia e a farla accomodare, poi le si accovacciò di fronte e le porse un bicchiere d'acqua. «Ecco, tieni: questo ti farà stare meglio.»
Senza pensarci due volte, Lydia afferrò il bicchiere con mani deboli e se lo portò alla bocca, prendendo due lunghe sorsate. Lo tenne stretto tra le dita e scosse la testa, sbattendo più volte le palpebre per cercare di ripulire la vista. Quando finalmente i suoi occhi riuscirono a mettere a fuoco ciò che aveva di fronte, il suo cuore sobbalzò.
Non era Jon.
Era Callum.
A quanto pare l'aveva trovata.
Lo fissò, registrando ogni singolo dettaglio del suo volto.
Riesco a ricordarlo.
Ricordava il suo viso pallido, le occhiaie scure che circondavano i suoi occhi spenti, le guance scavate sulle quali, di tanto in tanto, le piaceva passare il dito indice, ma mai troppo spesso, perché a lui poteva dar fastidio; i suoi capelli neri e perennemente scompigliati, le labbra piccole e sottili, sempre pronte a tirarsi in ghigni che nascondevano tutto tranne che buone intenzioni.
Non ricordava tutto di lui, non ricordava la loro relazione... ma c'erano dettagli che accendevano piccole scintille di memoria, flash illuminati per brevi istanti nel buio della sua mente.
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𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨
Romance«Nel momento stesso in cui ho deciso di entrare in quel vicolo e salvarti, sei diventata un mio problema.» Lei sentì un tuffo al cuore e deglutì. «Vieni a casa con me.» Quelle iridi blu erano così serie e intense che lei non riuscì a sostenere il su...