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Era bella. Bella come era sempre stata... e forse, anche di più.

Cazzo se gli era mancata.

Se ne era reso pienamente conto solo in quell'istante, quando i suoi occhi si erano posati sulla sua figura minuta e su quel sorriso delizioso che sembrava essere in grado di rivolgere solo a lui.

Quel sorriso per il quale avrebbe dato la propria vita, pur di proteggerlo.

«Jon.»

La sua voce, le era mancata anche quella. Il suono dolce e melodioso che le sue corde vocali sapeva raggiungere, arrivandogli al cuore.

Jonathan Gabriel amava Lydia Russo e su questo non avrebbero dovuto esserci dubbi... mai più.

Le sfiorò il profilo del viso con la punta delle dita, soffermandosi appena sulle guance arrossate. Le sorrise e quel semplice gesto fu in grado di illuminarla di una bellezza interiore che solo lui sapeva accendere.

«Lydia.» Si chinò in avanti per donarle un bacio a fior di labbra.

Lei lo abbracciò forte. «Mi sei mancato» sussurrò, strofinando il naso contro la morbidezza della pelle del suo giacchetto, il cui profumo le ricordava sempre lui.

Lo sentì sorridere dal modo in cui il suo petto si rilassò. «Anche tu.»

Lydia si allontanò quel tanto che le bastava per poter sollevare il viso e incontrare i suoi occhi, pur rimanendo all'interno di quell'abbraccio che era l'unica cosa in grado di farla sentire veramente a casa.

Jon era la sua casa.

Di nuovo, lui le sfiorò il viso e lei si accoccolò contro il suo palmo.

«Non restiamo qui impalati, vieni dietro» lo invitò, quando un soffio d'inverno più insistente le regalò una fastidiosa pelle d'oca.

Lui annuì e la spinse gentilmente all'interno, poi si chiuse la porta alle spalle.

«Come mai ci hai messo tanto a rispondere?»

Era un fortuna che adesso si fossero allontanati, altrimenti lui avrebbe potuto chiaramente avvertire il modo in cui le sue spalle si erano irrigidite a quella domanda. Lydia forzò un sorriso e si girò a guardarlo, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Io...»

«Stavi piangendo?» le domandò all'improvviso, facendole saltare il cuore in gola.

«Cosa?» sussurrò lei, colta alla sprovvista. «C-Come...?»

«Hai gli occhi lucidi e le guance arrossate.» Jon le sfiorò di nuovo il viso.

Il solo contatto con la sua pelle calda la fece rilassare. «No» disse poi, stringendosi la sua mano contro la guancia. «No... non stavo piangendo. Mi... mi ero solo addormentata, tutto qui. Per questo ci ho messo un po' a rispondere.»

Bugiarda.

Mentire ormai era così semplice e naturale che la cosa avrebbe dovuto spaventarla e disgustarla, ma sembrava averci fatto così tanto l'abitudine da non importargliene.

Bugie bianche... a fin di bene. Ma lo sono davvero?

Jon la scrutò con un'occhiata seria, che la fece sentire nuda sotto le sue iridi inquisitorie, ma alla fine annuì e lei poté tirare un sospiro di sollievo.

Le credeva... si fidava.

«Sei stanca?» le chiese apprensivo, mentre si accomodava sul divano.

Era caldo... perché lei ci stava dormendo sopra.

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora