Lo show di quella sera si era appena concluso e Lydia stava attendendo il ritorno dei Dark Knights all'interno del loro spogliatoio. Aveva seguito l'intera registrazione da lì, sia perché non ci teneva proprio a tornare in prima fila (e rischiare di beccarsi qualche altra gomitata in faccia... e distrarre Daryl Ashton) sia perché aveva paura che avrebbe potuto di nuovo incontrare Robert Orwell o Ronnie e sinceramente non voleva sfidare la sua fortuna ancora una volta. Inoltre, Samuel si era raccomandato di non lasciare lo spogliatoio fino al loro ritorno, perché volevano assicurarsi che lei fosse al sicuro, e Lydia non se l'era proprio sentita di disobbedire.
Era stato un bello show, questo doveva ammetterlo, e almeno questa volta era stato proprio Daryl a portare i Dark Knights alla vittoria, schienando Colin nel loro match contro i fratelli Rogers e Rex Magia. Lydia sperava che questo sarebbe bastato a calmare i suoi nervi, perché non riusciva più a sopportare quel Daryl sempre arrabbiato e irrequieto.
Le mancava il vecchio Daryl... le mancava terribilmente. Era così stanca di litigare con lui.
Quando lo aveva visto scendere le scale, dal televisore a schermo piatto posizionato all'interno dello spogliatoio, Lydia aveva capito di voler fare la pace con lui.
Basta essere arrabbiata, non era giusto, non era quello che voleva... non era quello che sentiva nel cuore.
Non negava di essere ancora un po' infastidita dal suo atteggiamento, dal modo in cui l'aveva trattata dalla sera precedente, dal fatto che l'avesse più volte inchiodata al muro e avesse usato la forza contro di lei, come se volesse mettere in chiaro chi dei due avesse il comando.
Però, Daryl le mancava.
Le mancavano le sue attenzioni, le mancava quella gentilezza protettiva che sembrava saper riservare solo a lei. Ogni volta che litigavano, Lydia sentiva un pezzetto del suo cuore staccarsi e sprofondare in un abisso di dolore e malinconia. Era stanca di sentirsi così, anche se continuava a esserci una parte di lei, forse quella più orgogliosa, più testarda, più razionale, che semplicemente non riusciva a perdonarlo con così tanta facilità.
Il conflitto interno che stava vivendo era terribile e occupava così tanto la sua mente che Lydia quasi si era scordata della sua condizione, del fatto di aver perso la memoria, di non avere una casa... una famiglia.
Alla fine l'intento dei Dark Knights era andato a buon fine: si era immersa così tanto nel mondo della RWA, in quegli ultimi due giorni, che aveva messo da parte ogni dubbio sulla sua esistenza e stava semplicemente vivendo il momento.
E, almeno questo, non era un male.
Quello che l'aveva un po' sconvolta e l'aveva fatta tornare sul piede di guerra era stato l'attacco improvviso dei Dark Knights ai danni di PJ Constantine.
Perché lo avevano fatto?
PJ stava disputando un handicap match (ovvero un incontro nel quale una squadra è composta da meno componenti rispetto al team avversario) in coppia con Dason Berry e contro le Ombre Della Paura, che invece erano in tre. L'incontro non aveva avuto una fine vera e propria, perché Baston Shadow, Elix Randall e Lucas Holmes (le Ombre, appunto) erano intervenuti contemporaneamente nel match e avevano cominciato a malmenare gli avversari, costringendo l'arbitro a squalificarli. Dopo averli picchiati entrambi, le Ombre avevano portato via Dason Barry e proprio quando Constantine si era precipitato al loro inseguimento per salvare il suo compagno di squadra dalle loro grinfie... BAM!
Russell Royle era sbucato dal nulla e lo aveva colpito.
Come se questo non fosse stato abbastanza, i Dark Knights al completo avevano trascinato PJ sul ring e gli avevano rifilato una delle loro più potenti mosse combinate, senza se e senza ma e, ad avviso di Lydia, senza alcuna motivazione apparente.
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𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐋'𝐎𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨
Romance«Nel momento stesso in cui ho deciso di entrare in quel vicolo e salvarti, sei diventata un mio problema.» Lei sentì un tuffo al cuore e deglutì. «Vieni a casa con me.» Quelle iridi blu erano così serie e intense che lei non riuscì a sostenere il su...