Capitolo 3 - parte 1

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Interno appartamento di Kim; Kamol e alcune delle sue guardie sono entrate contro il volere del padrone di casa che cerca di negare la conoscenza avuta con il boss.

Kamol si è appena presentato a Kim.

***

"Non credo di conoscerla signor Kamar quindi la prego di andarsene"

"Mhmh Kim, vuoi davvero fare questo gioco?"

Kim deglutisce a forza, la leggera variazione nell'inflessione del tono di voce del suo interlocutore lo atterrisce.

Kamol procede nella stanza a piccoli passi mentre Kim arretra finché inciampa e finisce seduto sul divano.

Kamol si china in avanti poggiando le mani sullo schienale del sofà in modo tale che Kim si trovi bloccato fra le sue braccia.

Kim reagisce spingendo con le mani sul petto dell'uomo che divertito lo lascia fare.

Kamol avvicina le sue labbra all'orecchio del ragazzo, il respiro caldo e profondo indebolisce Kim che smette di ribellarsi e chiude forte gli occhi.

"Vuoi davvero farmi credere che non ti ricordi della persona che ti ha lasciato questi segni?"
Kamol alza una mano dal divano e sfiora con il suo dorso il viso di Kim; la peluria bionda si alza mentre la gota si colora rendendo la guancia del ragazzo simile ad una pesca matura.

Kamol avanza inserendo una gamba fra quelle di Kim:

"Vuoi davvero farmi credere che non ti ricordi della persona a cui hai chiesto di farti dimenticare?"

Ora solletica Kim percorrendo con la punta del naso lo spazio fra l'orecchio e la base del collo mentre sussurra:

"Vuoi davvero farmi credere che non ti ricordi di me quando... quando il tuo corpo mi sta già desiderando?"

Kamol che inizialmente stava giocando ora stringe la mano intorno al collo di Kim mentre inizia a sentirsi sempre più coinvolto e se non fosse per la precarietà della situazione avrebbe sicuramente cercato di andare oltre.

Kim annaspa sa che deve opporsi ma i suoi sensi lo inducono a lasciarsi andare finché in un attimo di lucidità riesce a divincolarsi e tornare in piedi.

Deve allontanarsi, deve mettersi al sicuro così scappa verso la camera da letto ma Kamol gli è subito dietro e riesce a raggiungerlo chiudendosi la porte della stanza alle spalle.

"Va bene Kim ora siamo soli, possiamo parlare per qualche secondo?"

"Cosa vuoi da me?" risponde il ragazzo con le spalle appoggiate al muro in modo da poter avere una visuale completa della stanza.

"Ammetti di sapere chi sono finalmente; bene."

Kim fa un piccolo cenno di assenso.

"Voglio che tu venga a vivere con me" Kamol cerca di regolare il tono della sua voce in modo tale che la richiesta non sembri ne un comando ne una supplica.

"Perché dovrei? È stato lo sbaglio di una notte, lasciamolo tale e continuiamo ognuno per la sua strada"

"Sbaglio? Non è questa la parola che avrei usato per descrivere il nostro incontro"

La reazione dell'uomo fa sentire Kim in colpa, in fondo è stato lui a dare inizio a tutto:

"Volevo solo dire che .." Kim fatica a trovare le parole per spiegare cosa l'abbia spinto tra le braccia di uno sconosciuto:

"... non cercavo ecco ... non posso venire a vivere con te, sarebbe assurdo!"

Toc toc bussano alla porta prima che venga aperta.

Unforgotten night (a modo mio)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora