Capitolo 6 - parte 1

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"Mi hai fatto morire di paura, dove sei finito ieri?" esordisce May appena Kim mette piede in ufficio.

"Sawasdī khrab"  risponde Kim allungando le sillabe e porgendole un wai per sdrammatizzare.

"Scusami, sono stato trattenuto".

Pessima scelta di parole si rimprovera mentalmente il ragazzo.

Il viso di May leggermente tirato cambia subito espressione.

"Immagino" ridacchia.

"Hai qualcosa per me?" Kim cerca di cambiare discorso imbarazzato.

La donna non ha ancora emesso un fiato quando la loro attenzione si rivolge alla reception dove una Jil spaesata sta cercando di fermare un uomo in abito scuro che procede verso di loro.

"Kuhnkrab Kuhn Kim" l'uomo si pone difronte a Kim e si inchina leggermente esattamente come aveva fatto la sera prima al cospetto di Kamol.

Kim interdetto domanda:

"Il tuo capo non è via per lavoro? Cosa ci fai qui?"

"Il signor Kamol è partito questa mattina e ha richiesto che io sia a sua disposizione durante la sua assenza".

La frase viene subito rielaborata dal cervello del ragazzo che la interpreta nel seguente modo: <<Mi ha ordinato di sorvegliarti mentre lui non c'è>>.

La testolina di Jil sembra una pallina da ping pong e guarda ripetutamente lo sconosciuto e Kim.

"Vai pure Jil me ne occupo io; grazie" la rassicura il suo capo che segue con gli occhi la segreteria mentre torna alla reception un po' frastornata.

La presenza di quella cupa figura ha attirato l'attenzione dei dipendenti che ora iniziano a mormorare.

"Non c'è bisogno, posso badare a me stesso come ho sempre fatto e la tua presenza qui non è opportuna".

Il subordinato di Kamol non controbatte ma neanche da l'impressione di volersi muovere di lì.

"Phi Kim non andrà da nessuna parte fino all'orario di uscita e se dovesse farlo passerebbe sempre dalla porta, siamo al terzo piano e dubito che abbia imparato a volare" sbuffa May.

Forse non è la soluzione migliore pensa fra se e se Kim ma le parole dell'amica gli hanno fatto venire un'idea per sbloccare momentaneamente la situazione.

"Infatti, non andrò da nessuna parte; che ne dici di aspettare nella hall mentre io cerco di chiarire la cosa con il tuo capo?"

La guardia si inchina di nuovo e si dirige di sotto.

Il fatto che non abbia insistito lascia perplesso Kim: che fosse già tutto calcolato?

Se per un istante la sera prima Kim aveva fantastico su come sarebbe stato se avesse accettato la proposta di Kamol, la presenza dei suoi subordinati lo aveva riportato alla realtà.

Kim si chiude nel suo ufficio e inizia a passeggiare nervosamente pensando a come risolvere la questione una volta per tutte.

La vibrazione del telefono sulla scrivania lo spaventa a tal punto che il suo corpo sussulta; si sporge per controllare il nome sul telefono: K.

Non è la prima volta quella mattina che il ragazzo ignora le chiamate di Kamol e la sua insistenza incomincia ad innervosirlo.

Per qualche istante l'ufficio ritorna silenzioso, Kim sta ancora raccogliendo i pensieri quando il telefono ricomincia a vibrare.

Il cuore di Kim accelera, anche se rispondesse Kamol non ascolterebbe le sue parole e aspettare il suo ritorno per parlargli di persona non sarebbe comunque una buona idea visto che quell'uomo scatena in Kim delle emozioni così forti che gli impediscono di allontanarsi da lui.

Unforgotten night (a modo mio)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora