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Si tortura le mani dal primo istante in cui ha messo piede in classe, perché Manuel è taciturno e evita chiunque.
Ha bisticciato con Matteo quasi venendo alle mani e anche con altri compagni della classe, alzando la voce e quasi lanciando i libri verso Simone quando quest'ultimo gli ha chiesto di seguire insieme dallo stesso, come sono abituati a fare da sempre.
"Se non ti va prendo solo appunti"
"T'ho detto che nun me va? Non t'ho detto niente! Quindi segui se vuoi, a me de stá qui non me ne frega niente"
"Posso chiederti perché sei così nervoso oggi?" gli chiede quindi, con un filo di voce"è successo qualcosa?"
"Non è successo niente Simó! Semplicemente non voglio stare qua!"
Il più piccolo continua a torturarsi le mani, a guardare in basso, che anche se si sente assurdo e sa che non gli farebbe mai del male, Manuel che si comporta in quel modo gli fa quasi paura e non riesce minimamente a nasconderlo.
Con una penna tamburella così freneticamente sul quaderno che nemmeno se ne accorge quando gli sfugge dalle mani e la sua punta segna la manica del giubbotto del maggiore che si accorge subito del danno."che cazzo fai Simó!?" ringhia fuori dai denti, alzando per istinto una mano a palmo teso e aperto, come a caricare un colpo da sferrare.
Ed è una reazione forse infantile quella di chiudersi a riccio ma è l'unica che Simone riesce ad avere.
Si stringe in sé stesso, curvandosi nelle spalle. "Scusami!"pigola.
Manuel resta attonito a guardarlo.
Gli occhi si velano di un sincero pentimento, le braccia basse ora stringono il più piccolo in un abbraccio.
"Mi..mi dispiace averti spaventato Simó..sono solo stanco e nervoso ma te- te non c'entri niente. Scusami."
E mentre Simone si lascia stringere e si accoccola contro il suo petto, tutto intorno sembra sparire.I nervi tesi si sciolgono.
"Te devi abituá a perdonamme spesso... però te giuro che migliorerò...non lo farò mai più, quel gesto. me dispiace tanto Simó..."
