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Il cuore pulsa fino a fare male e le mani sudano fino a bagnare il tessuto del divano, sul quale poggiano.
Dante è seduto nell'altra poltrona, il capo chino e il cellulare tra le mani.
" Non risponde, niente. Ma possibile che non ti abbia detto completamente dove stava andando?! "
"Professó! Simone me fa confondere quando è sereno, pensi quando è arrabbiato! Stavamo a litigá! Ha preso il giubbotto ed è uscito! Non m'ha detto dove stava andando"
" E tu non l'hai seguito?!"
"No.. sono stato un coglione ma ero arrabbiato! Simone certe volte me fa dei discorsi che me fa diventà matto! Lui è l'amore della mia vita ma sembra non vederlo manco per sbaglio! Lui, il mio amore, non lo vede! "
Raccoglie la testa tra le mani, nel ripensare alla loro lite quando il tintinnare di chiavi nella serratura lo fa scattare in piedi .
Lo vede attraverso i vetri, è completamente zuppo, i ricci bagnati e pesanti gli cadono sulla fronte, i vestiti sono divenuti scuri per la pioggia assorbita.
"Simó!! Entra!" Dice, mentre apre la porta e segue la figura del ragazzo che piano piano entra e resta fermo di fronte alla porta.
"Simone finalmente! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Mi stava venendo un infarto! Ti rendi conto che non puoi sparire nel nulla e non dare più-"
"Professó! " lo blocca Manuel " L'ha capito. Lo sa."
Recupera una coperta dal divano e tolta la giacca e la camicia zuppe che lascia ricadere sul pavimento, copre Simone con la stessa.
"Amore, mi sono preoccupato tanto! Meno male, sei a casa! Non litighiamo più, te prego. Non le penso quelle cose, ero solo arrabbiato."
Simone si stringe nel tessuto, tirando i due lembi della coperta verso il petto e serrandoli tra le dita.
"Mai più?"
"Mai più! Mai più!"
"E non le pensi davvero?"
"No che non le penso..."
"E non le dirai mai più?"
"Promesso."
Gli occhi di Simone si sono fatti ad ogni domanda più lucidi e per Manuel è impossibile non abbracciarlo e stringerlo forte.
