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Dopo aver visto Simone fare una smorfia di dolore nel tentativo di masticare quel cubetto di bistecca, Manuel fa per chiamare il cameriere.
Non ha nemmeno il tempo di farsi notare che Simone afferra il suo braccio alzato, tirandolo verso la superficie del tavolo.
"Amore, non c'è bisogno!" gli bisbiglia, fronte al suo sguardo stranito.
"Amó, ma è n'altra cosa rispetto a quello che avevi ordinato tu"
"Amore ma magari l'altra era finita. Dai, non fa niente, non voglio..."
Manuel allarga lievemente le braccia, poi le lascia ricadere, arrendendo al dover constatare che la paura di Simone, di disturbare o di chiedere troppo, sta vincendo un'altra volta.
E che è così forte da costringerlo ad accontentarsi anche di cose che non vanno bene per lui, pur di restare in quella semi ombra in cui nessuno possa vederlo come un fastidio.
"Vuoi fare a cambio?" propone, indicando il suo piatto colmo di carne e patate.
"La mia sembra più morbida. Magari te viene meglio."
Ma Simone scuote il capo che sembra un cucciolo intimidito e "No, non fa niente amore", dice, con il tono più convincente che può.
"Allora aspetta va..."
Con un'unica mossa, scambia i due piatti. Indica il suo piatto, che ora è al posto di quello di Simone.
"Mangia un po' di patate intanto, só stracotte e se sfarinano".
E con forchetta e coltello inizia a sminuzzare la bistecca di Simone, in pezzetti piccolissimi.
Ne afferra un piccolo pezzo e lo porta alla bocca del più piccolo.
"Prova così. Vedi se riesci"
Ed effettivamente va molto meglio, Simone riesce a masticarlo senza provare dolore.
Butta giù quel piccolo boccone, assaporandolo per bene e "buona, amore!" esclama, sorridendogli.
Manuel sorride a sua volta, che è sempre bello vedere Simone essere sereno.
Riprende a sminuzzare la pietanza, con attenta dedizione e pazienza.
