Capitolo 33

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Pov's Raquel

E' così strano che io stia raccontando il mio passato al ballerino che ho sempre stimato e che continuo a stimare nonostante tutto quello che è successo.

Se qualcuno mi avrebbe detto che lo avrei incontrato e che mi avrebbe dato tutta questa forza per andare avanti, non avrei mai creduto a quella persona.

Essere qui tra le sue braccia che piango come una bambina, non me lo sarei mai immaginato a viverlo cioè non mi sarei mai aspettata di vivere tutto questo.

Forse il mio destino era già scritto, già qualcuno era a conoscenza che avrei passato tutto questo e se qualcuno mi avesse messo a conoscenza di una cosa del genere avrei affrontato tutto ciò in un altro modo.

E forse è proprio questo che la vita ci riserva, non sappiamo mai quello che ci aspetta dopo. Faccio un bel respiro e torno a parlare del mio passato guardandolo negli occhi senza nascondermi dalle mie lacrime che mi rigano il viso.

"Un giorno le cose non andavano come tutti noi ci aspettavamo, c'erano troppi iscritti e per carità era una cosa bella, ma mia madre non trovava il personale adatto per "sostituire" mia zia e le cose si complicavano perché mia madre non insegnava Hip Hop e molti ragazzi erano portati per quello stile, un giorno però gli iscritti iniziarono a scendere, non solo per quanto riguarda l'Hip Hop, ma anche per il Modern, molti avevano preferito ad andare in un'altra scuola più preparata e con più stili, così le entrate erano sempre di meno anche se qualcuno era rimasto" dico asciugandomi le lacrime che ogni intanto scendevano da sole e ancora la parte più brutta di tutta la mia vita deve arrivare.

"Ma non bastavano da pagare le bollette che arrivavano così mia madre prende la decisione di chiudere la scuola di danza a malincuore, io continuavo a studiare per superare gli esami per la terza media, poi mia madre trova una sala per allenarci solo io e lei e andavamo ogni volta che finivo di studiare, mia madre aveva fatto amicizia con una donna che aveva la scuola di danza e che gli aveva dato questa sala" dico facendo un piccolo sorriso.

"Chi era la donna che vi aveva dato la sala??" Dice curioso di sapere come vada avanti la mia storia.

"Mia madre mi disse che la donna aveva gli occhi azzurri, capelli biondi, un sorriso che faceva bene al cuore, un po' bassa rispetto a lei che era alta.." non mi fa finire di parlare che ricomincia a parlare.

"Aspetta, ma tu stai descrivendo mia madre" dice scioccato dalla mia descrizione della donna.

"Ti ricordi il nome??" Mi domanda poi per capire se era veramente sua madre quella donna che ho descritto.

"Non mi ricordo, ma penso che si chiamasse..." dico fermandomi a ricordare il nome di quella donna che mia madre mi parlava sempre.

Cerco a ricordare il nome sotto il suo sguardo, che aspetta la mia risposta alla sua domanda.

Mi passano delle immagini offuscati di mia madre che torna a casa con un sorriso stampato sul suo bellissimo volto.

"Amore come mai tutta questa felicità??" Dice mio padre allontanandosi da me dopo che ci eravamo abbracciati per consolarlo per aver vinto ad un videogioco che aveva comprato per giocare io e lui.

"Ho trovato una sala" dice felice saltando per tutto il salone come una bambina felice.

"Veramente mamma??" Gli domando girandomi di scatto sentendo la parola magica.

"Si amore!!!" Urla felice tanto che abbracciò mio padre quasi da soffocarlo.

"Chi ti ha dato la sala??" Gli domanda mio padre curioso.

"Anna" dice mia madre iniziando a parlare di lei.

Ritorno alla realtà sentendo una mano toccare il mio ginocchio.

Di scatto alzo la testa verso la persona che mi ha portato alla realtà.

"Se non ti ricordi non..." Non lo lascio finire di parlare che gli dico il nome che tanto aspettava.

"Anna, il nome che mia madre ha nominato è Anna" dico stringendo la mano di Christian e lui spalanca gli occhi a quel nome.

"E' mia madre, mia madre vi ha dato la sala" afferma convinto.

"Ecco perché mia madre diceva che in quella sala non si poteva andare, perché era stata data a voi" dice capendo il perché delle parole della madre.

"Mia madre mi diceva sempre che se avevo bisogno di sfogarmi potevo andare e chiedere a lei, ma non ci andai mai, non avevo il coraggio di andare da lei e digli che avevo bisogno di quella sala, ma ci andavo solo quando ci andava anche mia madre" gli confesso.

"Mia madre non ti avrebbe mai detto di no" dice lui toccandomi la guancia per tranquillizzarmi.

"Lo so, ma mi vergognavo" dico facendomi cullare dal suo tocco.

"Poi cosa succede??" Mi chiede ancora più curioso di prima.

"Un giorno mia madre disse che non voleva andare in sala, ma non sapevo il perché, ma io insistevo per andare senza curarmi di come stesse lei, l'ho convinta ad andare in quella sala, ma fu uno sbaglio" dico abbassando lo sguardo.

"Al ritorno a casa, mia madre disse di non sentirsi bene mentre guidava, diceva che aveva giramenti di testa, ma non si è accostata per riprendersi un po', continuò a guidare finché perse il controllo della macchina e ci andammo a schiantare contro un albero" sento nuovamente le lacrime scendere violenti sul mio viso.

"Da quell'incidente non mi ricordo più niente, mi ricordo solo che mi sono svegliata in una stanza di ospedale circondata dai medici che mi visitavano ogni parte del corpo senza tralasciare niente, non capivo perché ero lì e i medici mi dissero che io e mia madre avevamo avuto un incidente e la prima cosa che pensai era stata lei avevo il pensiero di sapere come stesse lei e non come mi sentivo io, poi vidi mio padre con lo sguardo perso nel vuoto così iniziai a chiedere a lui di come stesse mamma, ma lui non mi rispondeva finché i medici ci lasciarono da soli e lui si avvicinò a me e mi disse..." mi fermai, mi fermai a dire quella parola che alla fine era tutta la verità.

"Che ti disse??" Domanda stringendomi a lui in un abbraccio che diceva tanto e allo stesso tempo niente.

"Che l'avevo uccisa, che era colpa mia e aveva ragione era colpa mia" dico scoppiando a piangere, sento le sue braccia stringermi ancora più di quello che stava facendo prima.

Mi hai salvataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora