81. Non posso lasciarti andare via così

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Melissa


Durante la festa vado in spiaggia, proprio come feci durante la festa d'inizio anno scolastico, e mentre cammino vedo alcuni ragazzi e ragazze cantare e suonare la chitarra intorno ad un falò, e tra loro c'è anche Billy.
Mi sembra di tornare indietro nel tempo, ad agosto, quando mi è successa la stessa cosa e quando ho visto Billy per la prima volta. Ma ora è diverso, ora partirò, e non sto più insieme a lui da quattro mesi.
Lo guardo suonare la chitarra e cantare con gli altri ragazzi, e mi viene da sorridere. Rivedo la scena di quando mi sono seduta accanto a quelle persone e poi sono rimasta a parlare con lui per un po'.
Quando finiscono di cantare la canzone, smettono anche di suonare la chitarra, e Billy mi vede.
Lo sto ancora guardando e sono soprappensiero, quando sento una voce maschile dire:
«Melissa!»
Mi chiama di nuovo e io ritorno sulla spiaggia, e Billy è accanto a me.
«Pensavo non venissi.» affermo, mentre sto camminando, guardando i miei piedi che toccano la sabbia.
«Invece ci sono.»
Alzo lo sguardo, e guardandolo, dico:
«Già. Sono felice che tu sia venuto.»
«Anch'io. Non potevo salutarti così, come abbiamo fatto oggi a scuola. Non mi bastava.»
«Cosa vuoi dire?»
Billy mi prende le mani e si mette davanti a me, ed entrambi ci fermiamo.
«Billy, cosa vuoi fare?» gli chiedo, confusa.
«Ti prego, Melissa, torniamo insieme. Non possiamo lasciarci così.» mi implora lui.
«Io ti amo, Melissa.» confessa.
«No. No, tu non mi ami, Billy, non puoi essere innamorato di me.» gli dico.
Lascio andare le mani e ricomincio a camminare, ma lui mi segue.
«Sì, invece. Ti assicuro che ti amo. Perché non mi credi? Non posso lasciarti andare via così, non posso e non voglio farlo.» confessa lui.
Mi giro e gli rispondo:
«Tu mi hai lasciato, ricordi? Sei stato tu, non io. Ed è successo ben quattro mesi fa, proprio la sera di San Valentino.»
«Lo so, lo so, sono stato io, ma sai il motivo.»
«Sì, lo so, ma avremmo comunque potuto continuare a stare insieme e poi ci saremmo detti addio stasera o domani in aeroporto.» dico.
«Come posso dirti addio se non voglio lasciarti andare via? Non voglio che tu te ne vada, Melissa. Io ti amo e voglio continuare a stare con te, anche a migliaia e migliaia chilometri di distanza.»
«Non puoi dire che mi ami, non proprio adesso.»
«Perché no? Tu non mi ami?»
«No, io non ti amo, Billy. Sono stata benissimo con te, ma non ti amo.»
Billy si avvicina a me, e dopo che ci siamo guardati negli occhi alcuni secondi, mi bacia. Quando ci stacchiamo l'uno dall'altra, lui esclama:
«Non ti lascio andare via così.»
Mi bacia di nuovo e io ricambio il bacio, tanto che ci sdraiamo sulla sabbia e io mi lascio baciare il collo e poi il seno.
Billy mi alza la canottiera e inizia a baciarmi prima il seno sinistro e poi quello destro. Tra un bacio sul seno e sulle labbra, dice:
«Non ti lascerò andare via così. Ti prego Melissa, torniamo insieme.»
Ad un tratto mi rendo conto di quello che sta succedendo, ed esclamo:
«Fermati! Fermati, Billy!»
Billy si ferma subito, e guardandomi perplesso, mi chiede:
«Che c'è?»
«Non posso, non possiamo. Mi dispiace.»
Mi tiro su e ripeto:
«Mi dispiace, non posso farlo. Non posso continuare a stare con te anche quando sarò a Parigi e tu qui. Tu sei troppo ossessivo e io non sono innamorata di te.»
«Ma posso cambiare. Giuro che posso farlo. Non ti chiamerò tutti i giorni, lo prometto.»
«Smettila, Billy, non insistere!» dico, alzando il tono di voce.
«Ho detto che non voglio farlo. Io non ti amo, fattene una ragione. Io non voglio stare con te, fattene una ragione.» aggiungo.
«Quindi questo è un addio definitivo? Questa è veramente l'ultima volta che ci vediamo e che ci parliamo?» mi domanda lui.
«Sì, esatto.»
Ci guardiamo per un po' senza dire niente e poi gli dico:
«Addio, Billy.»
«Addio, Melissa.»
Quando torno alla festa, salgo al piano di sopra per andare in bagno e vedo Liz e Sandy seduti uno vicino all'altra, abbracciati, dentro una delle camere da letto, così mi fermo in corridoio e li ascolto.
«Ancora non ci credo che domani sarò a Parigi.» sento che dice Sandy.
«Neanch'io, tesoro. Ti porterò a visitare tutta la città.»
«Non vedo l'ora, amore. Però non ti devi affaticare troppo, altrimenti farai male al bambino.»
Mi affaccio e vedo Sandy che accarezza la pancia di Liz.
«Sono solo di due mesi, non si vede neanche che sono incinta.»
«Lo so, però lo sei, piccola.»
«Già... lo sono.»
Vedo Sandy accarezzarle il viso, e guardandola, dice:
«Lo so che hai paura, paura di qualsiasi cosa, ma io sono sempre qui. Ci sarò sempre, lo sai, amore mio.» la rassicura Sandy.
Che dolci che sono. Liz ha proprio trovato il ragazzo della sua vita, ne sono convinta al mille per cento.
«Sì, lo so.» dice lei.
«È che il problema non è essere incinta, perché io sin da bambina desideravo essere madre. Il problema è l'età. Ho solo sedici anni, avrei aspettato altri dieci anni per fare un figlio.» aggiunge.
«Anch'io, amore mio, anch'io, ma è successo adesso, a sedici anni.»
Prima di andare in bagno mi sporgo ancora in avanti e Liz guarda il suo Sandy e gli sorride, poi si danno un bacio e lei appoggia la testa sulla sua spalla.
Vado in bagno e mentre faccio pipì provo a mettermi nei panni della dolce Liz. Ha sedici anni ed è incinta. Penso se fosse successo a me. Sicuramente avrei abortito, senza ombra di dubbio.

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