19. Sandy

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Liz


Quando arriviamo finalmente all'aeroporto di Los Angeles, lunedì venti agosto, tra la folla di gente ci sono cinque persone che hanno un foglio con scritto i nostri nomi e cognomi.
«Credo che quelle siano le nostre nuove famiglie.» esclama Olive.
«Lo credo anch'io. Hanno i nostri nomi scritti su un foglio.» concordo io.
Prima che ognuna di noi raggiunga la famiglia con il foglio con il proprio nome, io e le ragazze ci guardiamo per alcuni secondi.
«Tu devi essere Liz Savile. Piacere, io sono Amanda Carr, e loro sono mio marito Abe e nostro figlio Sandy.» dice una signora di bell'aspetto davanti a me.
Stringo la mano ad Amanda e ad Abe, e quando la stringo al loro figlio Sandy sono un po' intimorita.
Wow, è carino. Avrà la mia età più o meno.
Divento un po' rossa in volto e lui mi fa un leggero sorriso, capendo probabilmente che sono imbarazzata.
Poco dopo io e la famiglia Carr e anche le ragazze con le loro rispettive famiglie ospitanti ci dirigiamo verso l'uscita dell'aeroporto, in direzione del parcheggio.
Mentre sono in macchina con la nuova famiglia, sono seduta sui sedili posteriori con Sandy.
Ogni tanto mi giro per guardarlo e lui fa lo stesso.
Amanda si volta verso i sedili posteriori e mi chiede:
«Allora, Liz, com'è andato il volo?»
«Bene bene, anche se è stato lunghissimo.»
«Capisco. Io e mio marito siamo stati a Parigi quando eravamo giovani e non arrivavamo più.» dice Amanda, sorridendomi.
«Già. Dopo un po' non sai più come passare il tempo in aereo.»
Mi sento osservata da Sandy, così mi volto verso di lui ed effettivamente mi stava guardando.
Gli sorrido e mi volto verso i signori Carr quando Abe mi chiede:
«Sbaglio o ho sentito un accento britannico, Liz?»
«Non sbaglia. Sono cresciuta parlando due lingue perché mia madre è francese e mio padre inglese, di Londra.» spiego io.
«Wow. Che bella cosa. Ma dammi del tu, Liz, per favore.» dice Abe.
«Esatto, dacci del tu, Liz.» salta su Amanda.
«Va bene.» dico io, sorridendo.
«Sì, è davvero una bella cosa saper parlare due lingue.»
«Ma preferisci l'inglese o il francese?» mi chiede Amanda.
«Non saprei. Sono due lingue diverse tra loro. Forse l'inglese.»
Amanda mi fa un sorriso e poi si gira.
«Quanti anni hai, Liz?» chiede Abe.
«Ne faccio sedici il ventiquattro settembre.»
«Anche Sandy ne ha sedici. Li ha compiuti cinque giorni fa.» dice il signor Carr.
Mi volto verso Sandy che non ha ancora detto niente e che mi sta già guardando, e mi sorride.
Un attimo dopo il mio cellulare intona la canzone "Call Me Maybe" di Carly Rae Jepsen e Sandy fa un sorriso.
Prendo il telefono dalla borsa e leggo il messaggio. È Lexi che mi chiede se va tutto bene. Le rispondo subito, scrivendo che va tutto bene e le chiedo se lei sta bene.
«Anche tu con quella canzone? Sono tutti fissati.» salta su Sandy.
Mi volto verso di lui e gli rispondo:
«Sì, è troppo carina. Non ti piace?»
«No no, mi piace. È carina.» risponde lui.
Gli sorrido e un attimo dopo ricevo un altro sms. È Lexi che mi ha risposto, dicendomi che va tutto bene.
«Hai già mangiato, Liz? Se vuoi quando arriviamo a casa posso prepararti un panino o qualcos'altro.» sento dire da Amanda mentre io e Sandy ci stiamo guardando e sorridendo.
«Grazie. Non dico mai di no al cibo. Amo mangiare e anche cucinare.» rispondo, voltandomi.
«Davvero?» chiede la signora Carr.
«Sì, cucino un sacco. Cucino praticamente qualsiasi cosa, soprattutto i dolci.»
«Wow. I giovani d'oggi non cucinano molto. Sandy ama mangiare, però non cucina quasi mai.»
Mi volto di nuovo verso Sandy e lui dice:
«Confermo. Amo mangiare qualsiasi cosa.»
«Allora credo che andremo d'accordo.»
Sandy mi sorride e io faccio lo stesso.
Quando il signor Carr esce dal sottopassaggio dell'autostrada Pacific Coast Highway, ci ritroviamo vicino al molo di Santa Monica, così guardo fuori dal finestrino, incuriosita.
Pochi minuti dopo Abe si ferma davanti ad una villa color ocra, con il tetto con le tegole rosse, in stile mediterraneo, e con un enorme garage verde scuro, così spinge un pulsante del telecomando e il basculante si apre. Parcheggia la macchina dentro il garage e usciamo tutti dall'auto.
I signori Carr tolgono le mie valigie dal baule e usciamo tutti da una porta che ci conduce ad un vialetto, circondato da piante e fiori, e pochi passi dopo ci troviamo davanti l'entrata della villa.
Quando entriamo, la casa è molto più bella di quanto sembri da fuori. Una sala molto grande, con divani e poltrone bianchi, e c'è persino un camino, nonostante a Los Angeles non faccia molto freddo d'inverno. Poco dopo mi ritrovo nel patio e noto subito la piscina, dritto davanti a me. Mi fermo e osservo tutto quello che mi circonda, cercando di capire se è tutto vero oppure se me lo sto solo immaginando, perché è così che mi sono sempre immaginata le classiche ville californiane. Alla mia destra c'è un tavolo e dritto davanti a me ci sono le scale per raggiungere la piscina, e il tutto è circondato da una siepe.
I miei pensieri vengono interrotti quando Sandy mi chiede:
«Ti piace la casa?»
Scuoto la testa per tornare alla realtà, mi giro verso di lui che mi sta fissando, e gli rispondo:
«Sì, è bellissima. È proprio come mi sono sempre immaginata una villa californiana.»
Mentre lui mi guarda e sorride, io raggiungo la piscina. Mi volto verso Sandy e gli chiedo:
«Ma questo è un idromassaggio?»
«Sì. Dopo lo facciamo, se vuoi. Cioè, lo fai tu, perché io l'ho già fatto un sacco di volte.» risponde lui.
«Dopo che avrò sistemato le mie cose nella mia camera.»
«Okay.» dice Sandy, e mi fa l'occhiolino.
Che carino, mi ha fatto l'occhiolino.
«Avanti, torniamo dentro.» aggiunge.
Ritorniamo dalle valigie abbandonate in sala e Sandy mi fa fare il tour della casa.
«E questa è la cucina.» esclama, arrivando in cucina.
«Ma è... enorme. Non ho mai visto una cucina così grande. Anch'io vivo in una villa a Parigi, ma casa tua in confronto è la Reggia di Versailles. E questa cucina... beh, è meravigliosa. Chissà quanto tempo ci passerai.»
«Parecchio tempo in effetti.»
«Immagino.»
Osservo Sandy girare per la cucina e notare un porta torta, così solleva il coperchio, si volta verso di me e dice:
«Mia madre ha fatto una torta. Credo l'abbia fatta per il tuo arrivo, per darti il benvenuto.»
«Vediamo.» dico io, avvicinandomi e osservando la torta.
«Cheesecake?»
«Sì.»
«Wow, grazie.»
«Vedo che le hai già mostrato la cucina, Sandy.» salta su Amanda, arrivando in cucina insieme a suo marito.
Io e Sandy ci giriamo e quest'ultimo risponde:
«Sì, mamma, le stavo mostrando la casa.»
«Grazie per la torta, signora Carr. È stata gentilissima a prepararla.» intervengo io, sorridendo.
«Di nulla, cara.» afferma Amanda, sorridendomi.
«E dammi del tu, per favore.» aggiunge.
Le sorrido e Sandy mi chiede:
«Vieni con me che ti faccio vedere un'ultima cosa, Liz?»
«D'accordo.»
Io e Sandy ritorniamo all'esterno della casa e una volta passata la piscina, Sandy apre una porta di legno, e voltandosi verso di me, dice:
«Ed ecco la spiaggia.»
Spalanco gli occhi e guarda davanti a me, meravigliata.

Non mi ero resa conto di essere sulla spiaggia. Percorro la porta e mi ritrovo sulla sabbia.
Wow, vivrò in una casa sulla spiaggia.
«Non mi ero resa conto che siamo... sulla spiaggia. Letteralmente.» esclamo, voltandomi verso Sandy.
«Figo, eh?»
«Assolutamente.» rispondo, rivoltandomi nuovamente verso la spiaggia.
Mentre mi guardo intorno, Sandy mi chiede:
«Ti aiuto a sistemare le tue cose?»
«Sì, grazie.» rispondo, voltandomi e sorridendo a Sandy.
«Prima taglio due fette di torta così possiamo portarcele di sopra, va bene?» mi propone Sandy.
«Va bene.» rispondo, sorridendogli timidamente.
Sandy sembra un ragazzo così dolce e gentile, perfetto per me. Non è troppo alto, circa 1.75, ed è magro, con i capelli corti castano chiaro e gli occhi azzurri.
Lo trovo carino e probabilmente anche lui mi trova carina. È stato gentile con me, ed è disposto ad aiutarmi a disfare le mie valigie, cosa che non tutti i ragazzi della nostra età sarebbero disposti a fare volentieri, anzi.

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