39. Il triste e pensieroso Lewis

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Lexi


Sono al parco vicino casa dei Woolner con le gemelle e ancora non abbiamo visto Lewis.
Dopo circa dieci minuti di lettura, sollevo la testa e guardo verso il campo da basket. Eccolo lì. Lewis sta di nuovo facendo due tiri a canestro, da solo. Così chiudo il libro, lo mette dentro la borsa e lo raggiungo.
«Ehi!» lo saluto.
Lewis si volta e vedendomi mi saluta.
«Dammi la palla, voglio fare due tiri anch'io.»
«Ne sei capace almeno?» mi chiede, ridacchiando.
«Mi stai per caso prendendo in giro? Solo perché sono una ragazza dubiti di me?»
«No. È solo che non sembri molto un tipo... sportivo.»
«Ti sbagli, invece. Sì, non faccio nessuno sport, però l'ho fatto quando ero più piccola.»
«Okay, vediamo un po' cosa sai fare.» esclama lui, lanciandomi la palla, e io la prendo al volo.
Tiro la palla verso il canestro, ma non va dentro.
«Okay, è solo questione di sfortuna.» mi giustifico.
Riprovo, ma neanche stavolta ci riesco. Così Lewis mi viene dietro e mi insegna come tirare bene.
«Devi fare così. Piega un po' le ginocchia e il gomito, poi lancia.» mi dice, mentre il suo viso è accanto al mio orecchio destro.
Faccio quello che Lewis mi ha consigliato e stavolta riesco a fare canestro. Mi giro e tutta contenta esclamo:
«Ce l'ho fatta!»
«Brava.» dice lui.
Vado a riprendere la palla, poi riprovo da sola e ci riesco di nuovo.
«Potrei diventare più brava di te, lo sai?»
«Non credo sia possibile.» risponde Lewis.
«Dubiti di nuovo di me?»
«No. È che io ho giocato a basket per anni in una squadra, anche se adesso ho smesso.»
«Come mai?» domando, curiosa.
Lewis all'inizio non dice niente. Sembra pensieroso e triste. Poi parla e dice:
«Non mi andava più. E poi è troppo impegnativo e mi ero stancato.»
«Ah, capito.» dico, osservando la reazione avuta a quella domanda e il suo sguardo cambiato dopo quella domanda.
Lewis mi fa un leggero sorriso, che io ricambio subito, ma il suo sguardo è triste, così lo saluto e mi allontano, perché ho avuto come la sensazione che voglia restare da solo.
Quando sto tornando verso la panchina, mi giro un attimo e lui fa semplicemente dei palleggi.

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