Capitolo 50

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-Tre giorni dopo-

Ed eccomi qui, valigia pronta, biglietto pure, si parte per l'America.

Stash e gli altri hanno un instore, e quindi non possono venire a salutarmi, vabbè.

Il mio volo viene chiamato, prendo il coraggio, il bagaglio a mano ed entro nel gate.

Mi aspettano 10 ore di viaggio.

Prendo posto nell'aereo, e dopo essermi messa le cuffie, prendo uno dei miei libri preferiti, Tre Metri Sopra Il Cielo, ed inizio a leggere.

Credo anche di essermi addormentata dopo un po', perchè una hostess viene ad avvisarmi che siamo arrivati.

Scendo dall'aereo, e vado a recuperare le mie tre valigie.
Quando esco, trovo subito una ragazza mora, bellissima, che mi sta aspettando.

Mi avvicino a lei timidamente.

"Ciao, sei Sara?", mi chiede sorridente, ma soprattutto in italiano.

All'inizio rimango scioccata, ma ho tempo per le domande.

"Si, piacere.", le sorrido di rimando.

"Piacere mio, Alessandra. Vieni, andiamo in macchina che ci portano al residence.", mi dice prendendo due delle mie valigie.

Saliamo in macchina, una Porche Cayenne, e un signore sulla cinquantina, l'autista, mette in moto e parte.

"Benvenuta a Los Angeles!", mi dice sempre sorridente.

Devo dire che ha un sorriso bellissimo, e poi è mora con gli occhi azzurri, è semplicemente stupenda.

"G...Grazie!", le dico guardando dal finestrino il paesaggio totalmente diverso.

"Quanti anni hai?"

"26, tu 19, right?", mi chiede.

"Quasi 19, tra una ventina di giorni.", rispondo.

Ha l'età di Stash.
Iniziamo bene, la nostalgia si fa sentire subito.

Accendo il cellulare, e mi trovo otto chiamate perse da Stash, e sedici messaggi, da lui, Vale, Angy, Cinzia, e cosa più strana, di mia mamma.

'Ciao, buona fortuna in America, ogni tanto torna qui.'

Lo cancello, mentre le lacrime iniziano a scendere.

"Tutto bene?", mi chiede Alessandra.

"Si, grazie. Ti dispiace se chiamo il mio ragazzo?"

"Certo che no.", mi sorride.

Compongo il numero di Stash, e mi risponde assonnato.

"Amore mio!", mi dice nonostante la voce impastata dal sonno. "Come stai? Il viaggio?", mi tartassa di domande.

"Ehi, una domanda per volta!", dico ridendo tra le lacrime che mi rigano il volto.

"Hai ragione, scusa."

"Sto bene, il viaggio è andato bene, ma ho nostalgia di te.", tiro su col naso.

"Tu stai piangendo. E non è solo per me."

"Mia mamma mi ha scritto.", dico subito.

"Ah.", dice lui. "E tu?", continua dopo un attimo di silenzio.

"L'ho cancellato. Io in quel buco non ci torno.", dico dura.

"Tanto qualsiasi cosa io ti dica fai di testa tua...", dice sospirando, ma lo sento sorridere.

Alessandra mi fa segno che siamo arrivati.

"Amore, devo chiudere. Ci sentiamo tra un'oretta su Skype se vuoi.", dico io.

"Va bene, piccola."

Chiudo la chiamata, ed entro nel residence.

"Allora, qui è come la scuola che hai fatto a Roma, solo che la scuola è qui dentro, dove dormi. I tour iniziano tra otto giorni, quindi ora puoi riposarti, ma da domani si inizia. Ah, io sono in stanza affianco a te.", conclude sorridendo.

"Grazie per le informazioni.", le dico grata, poi va a prendere la chiave della camera, e mi accompagna.

Sono in una stanza al quinto piano, ed in lontananza si vede il mare di Los Angeles.

Accendo il computer, e chiamo Stash su Skype, e la sua risposta non tarda.

"Piccola!", dice dolcemente.

"Ehi.", sorrido. "Adesso mi dici come cavolo fai ad avere il ciuffo sempre perfetto.", gli dico ridendo.

"Segreto professionale.", ride anche lui.

"Come sono andati gli instore di oggi?"

"Di ieri?", dice ridendo.

"Si, vabbè, hai capito.", mi ero dimenticata del fuso orario.

"Bene comunque.", risponde dopo un attimo.

"Domani c'è un incontro con noi, Paola, Virginia, Briga e Vale. Avresti dovuto esserci anche tu.", solo a sentire il nome di Paola mi irrigidisco.

"Sono in America, però.", decido di ignorare il fatto che ci sia anche lei, mentre io no.

"Purtroppo.", mi dice abbassando lo sguardo.

Mi fa venire da piangere, sembra un cucciolo.

"No, Stash, non complicare le cose così.", dico con le lacrime agli occhi.

"Voglio abbracciarti.", mi dice anche lui piangendo.

"Pure io.", dico. "Amore, sono stanca, voglio dormire.", dico poco dopo, cercando di asciugare le lacrime.

"Va bene piccola, ci sentiamo.", e così chiudiamo la chiamata, mentre io provo a dormire, ma con scarsi risultati.





Ciaoooo!!!
Abbiamo superato le 14K di visualizzazioni, sono davvero felicissima.
E sono anche felicissima che la storia vi piaccia.
Grazie a tutti.
Un bacione
~Sara

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