Capitolo 61

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Apro il cellulare, e leggo il messaggio.
Non posso mai essere felice, devono sempre rovinarmi la vita.

"Chi è?", mi chiede Vale.

"'Siamo a Roma, domani vogliamo incontrarti.', è mamma.", dico con la voce che trema.

Stash viene ad abbracciarmi.

"Cosa le rispondi?", mi chiede.

"Non so.", mi arriva un altro messaggio, lo leggo ad alta voce. "'Rispondi.'"

"Iniziano a stressarti ora?", dice Angela infastidita.

"Domani partiamo. Le affronterò un'ultima volta. Ma ho bisogno di voi."

"Io ci sono.", dice Stash.

"Io anche.", dice Cinzia, presto seguita anche dagli altri.

Rispondo a mia madre, scrivendole che ci incontreremo alle 14 in un parco, e poi andiamo all'hotel, dandoci appuntamento per domani alle 9 di mattina.

-Il giorno dopo-

Stanotte non ho dormito, ero troppo agitata.
Mi sono continuamente girata e rigirata nel letto, ho paura.

Ma devo affrontarle. Devo chiudere col passato.

Vado a farmi una doccia, scendo a fare colazione (quel poco che riesco a buttare giù), e vado fuori ad aspettare i miei amici.

Quando arrivano, io e Stash ci baciamo, e poi ci dirigiamo in stazione, andremo in treno.

Io mi metto le cuffie e mi perdo nel mio mondo.

Arriviamo a Roma, mangiamo un panino e ci dirigiamo al parco.
Le incontrerò da sola, ma i ragazzi rimarranno a distanza ravvicinata.

Le vedo in lontananza, e mi avvicino a loro.

"Ciao Sara!", mi dicono in coro.

"Ciao.", rispondo.

"Come stai?", mi chiede mamma.

"Fino a ieri bene. Voi?", cerco di fare un sorriso, con scarsi risultati.

"Bene.", risponde nonna per entrambe.

"Quando torni a casa? Tutti mi chiedono di te. Devi tornare ad aiutarci."

"O a litigare ogni giorno? Perchè io, se non ve ne foste accorte, sto lavorando, e ringraziate che ho trovato il tempo di venire a Roma, visto che stavo a Caserta."

"E cosa ci facevi laggiù?", chiede nonna.

"Il musical dei fratelli Peparini."

"Ah."

"Cosa volete?", chiedo fredda.

"Tieni.", mamma mi da una lettera, che metto in borsa. "E poi, torna su il prima possibile. E lascia quel ciuffo, è troppo grande per te!", continua poi.

"Il 'ciuffo' si chiama Stash!", dico irritata, "E di certo non lo lascio per te, e, per la cronaca, con lui sono felice, come non lo sono mai stata, e a settembre conviveremo."

"Possiamo venirvi a trovare, allora.", osa mamma.

"Non penso, andiamo in America."

"A fare?", chiede nonna.

"Il loro tour."

"E cosa centri tu?", chiede mamma.

"Ballo."

"Guarda che hai solo avuto fortuna ad arrivare seconda.", afferma nonna.

"Si vabbè. Ora mi avete rivista, mi avete dato la lettera, posso tornare dal mio ragazzo e dai miei amici?", quasi urlo.

"No!", mi dicono insieme.

"Non sono più piccola, mi avete già vietato troppe cose, vado a vivere la mia vita!"

"Ed io che lavoravo per te.", dice mia mamma.

"Si, per poi vietarmi tutto quello che chiedevo. Ciao, ci rivedremo il più tardi possibile.", detto questo me ne vado, mentre le lacrime iniziano a rigarmi il volto.

Raggiungo gli altri, ma rimango silenziosa. Stash mi bacia sulla guancia.

"Brava.", mi sussurra all'orecchio.

Annuisco, e ci incamminiamo verso la casa di Dani e Alex.

"Qualcosa da bere?", chiede Daniele.

"Mi fai un Hugo?", chiedo.

"Si, ci provo."

"Pure per me.", si unisce Stash.

"Per me una coca, per favore.", dice Angela.

"Idem.", dicono insieme Cinzia e Alex.

"Pure per me.", dice Vale.

"Ok. Qualcuno mi aiuta?"

"Vengo io, posso?", chiede Vale.

"Si certo."

Vanno in cucina, e noi rimaniamo a parlare.

"Finalmente ho chiuso col passato.", dico, tirando fuori dalla borsa la lettera.

Leggo un 'Per Sara', la calligrafia che riconosco subito, è della mia migliore amica di quando stavo a Brunico, l'unica che avessi.

"La leggo dopo.", dico rimettendola in borsa.

Daniele e Vale tornano con le bevande, e rimaniamo tutto il pomeriggio a parlare, ma non riesco ad essere completamente felice.

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