-Una settimana dopo-
"Vieni qui.", scappo, questo ragazzo mi sta inseguendo.
Inciampo, e mi raggiunge. Mi blocca mettendosi sopra di me e strappandomi i vestiti di dosso, iniziando a toccarmi tutta.
Urlo, ma non c'è nessuno.
Poi, mi ritrovo nella mia stanza, affianco a Stash.
"Che hai?", mi chiede lui abbracciandomi.
"Niente.", respiro profondamente. "Ho fatto un incubo."
Lui mi bacia dolcemente.
"Ci sono io qui, a proteggerti.", ci sdraiamo di nuovo e mi accoccolo al suo petto, tranquilizzandomi e ritrovando il sonno tra le sue braccia protettive.
Non so quanto tempo dopo mi risveglio, ma non c'è Stash.
Scendo in cucina, dove lo trovo tra i fornelli. Scoppio a ridere, e lui si gira.
"Come state?", viene a baciare prima me e poi la pancia.
"Bene. Anche se sono ancora traumatizzata dal sogno.", rispondo.
"Cos'era?"
Gli racconto il sogno, e la sua faccia alla fine è preoccupata.
"Ma non sei riuscita a capire chi poteva essere?"
"La voce era simile a quella di tuo zio, mentre il corpo simile a quello di Mattia."
"Non riesco a capire perchè tu abbia fatto questo sogno."
"Neanche io.", mi avvicino ai fornelli, uova strapazzate bruciate. "Comunque Stash passione psicologo mi piace, Stash passione cucina un po' meno.", dico ridendo indicando la padella.
"Stavo pensando a te.", dice ridendo pure lui.
"Vabbè, ho capito, vado a comprare due cornetti.", dico.
"No, vado io.", dice con un tono che non ammette replica.
Entrambi stiamo cercando di proteggere i gemelli dal gossip.
Noi siamo voluti diventare famosi per la nostra arte, non per finire su tutti i giornali, a meno che non si parli del nostro lavoro."Andiamo insieme?", gli sussurro all'orecchio con la voce da bimba.
"Va bene.", ci cambiamo velocemente e andiamo in un bar.
Alla fine facciamo colazione li, ed alcuni ragazzi vengono a chiederci foto e autografi.
"Attiri troppi ragazzi.", mi dice Stash.
"E tu troppe ragazze.", replico facendogli la linguaccia.
Finiamo la colazione, e passiamo da Cinzia e Alex.
Li abbiamo 'sfrattati' da casa, tanto Alex ne aveva altre due. Una se l'è presa lui, l'altra l'ha data a Dani.
"A quest'ora dovete venire?!", sospira Alex quando ci apre la porta.
"Sono le undici e trenta, direi che è anche tardi.", dico io.
"Falli entrare!", urla Cinzia dal salotto.
Con un sorriso vincente, entriamo e andiamo a salutare la mia amica.
Poi, i cugini ci lasciano sole.
"Com'è essere mamma?", le chiedo.
"È dura, ma bellissimo. Solo che io ed Alex non abbiamo quasi più tempo per noi.", dice rabbuiandosi.
"Dai, domani sera tengo io Chiara. E voi due uscite."
"Ma..."
"Niente ma!", la interrompo.
"Va bene. Grazie. Vi fermate a pranzo?"
"No, grazie."
"Sara?"
"Sì?"
"Da quanto non sorridi veramente?"
"Non lo so."
Rimaniamo a giocherellare con Chiara, finchè i ragazzi non ci raggiungono.
"Bene, noi andiamo. Ci si vede.", dice Stash.
Torniamo in macchina, e lo avviso che domani sera terremo noi Chiara.
"Ho fatto la stessa proposta ad Alex.", dice, mentre ridiamo entrambi.
"Siamo telepatici.", dico io.
"Sì."
Entriamo in casa e pranziamo.
Dopo pranzo, faccio per alzarmi, ma un giramento di testa mi blocca sulla sedia.
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'Portami dove si vola.'
Roman d'amour' "Sai, penso che tu sia come il mare.", mi dice guardandomi. "Cioè?" "Sei calma come il mare d'estate, ma può bastare un attimo per farlo diventare tempestoso. E poi, nonostante il mare continui a sbattere sugli scogli, trova sempre la forza di rip...