Due settimane.
Questo è il tempo che trascorro lontana da Yoongi senza riuscire a vederlo nemmeno per mezz'ora. Due settimane che mi pesano addosso come macigni, soprattutto quando, al rientro a scuola, devo affrontare di nuovo Baek-Hyeon e Young-Mi.
Ho ignorato entrambi a lungo, ma se Young-Mi sembra aver capito l'antifona, Baek-Hyeon pare essere duro di comprendonio. Nemmeno capisco perché si sforzi così tanto di riconquistarmi, quando quello che vorrebbe – il sesso facile, a quel che i suoi comportamenti mi hanno detto – ce l'ha a portata di mano proprio con Young-Mi.
«Park Soo-Yunssi.»
Come volevasi dimostrare. Sono stanca, frustrata e ho i nervi a fior di pelle da quando ho capito che, nonostante Yoongi mi avesse detto che i primi mesi dell'anno non sarebbero stati troppo impegnativi, non riuscirò a vederlo tanto presto quanto vorrei. Mi manca come l'aria che respiro ed è come se mi avessero amputato un braccio, tolto un polmone. È una mancanza fisica che pensavo sarei stata in grado di sopportare più facilmente, ma che scopro essere sempre più tosta ogni giorno.
«Kim Baek-Hyeonssi» lo saluto freddamente mentre, per mia sfortuna, siamo gli unici avventori della sala insegnanti. Ho tutta l'intenzione di prendere un caffè e levare le tende, perché dubito che riuscirei a mantenere una già precaria calma con questo schifoso esemplare di essere umano accanto. «Passa una buona giornata.»
Mi ferma mentre gli passo accanto per uscire dalla sala. Chiude una mano attorno al mio polso e posso giurare di non essere mai stata tanto disgustata, in vita mia, dal tocco di un'altra persona. È tutto così sbagliato, dopo aver avuto le mani di Yoongi sulla pelle, che nemmeno riesco a spiegarmelo.
«Soo-Yunah, per favore. Chiedo solo cinque minuti del tuo tempo.»
Due soltanto sarebbero fin troppi vorrei dirgli, ma mi volto per fronteggiarlo, approfittando della riservatezza che la sala vuota ci offre. Abbasso lo sguardo sulla sua mano, ancora stretta al mio polso, e Baek-Hyeon si affretta a toglierla, quasi come l'avessi ustionato. Magari.
Riporto gli occhi nei suoi, molto più in alto dei miei, aspettando che parli. Baek-Hyeon prende un respiro profondo, quasi gli costasse uno sforzo parlarmi.
«Mi dispiace per come sono andate le cose» esordisce. Pessimo inizio, a mio parere, ma non lo fermo. «Dico sul serio. Non c'è una singola cosa che non abbia sbagliato, partendo dalla fretta che ti ho messo nel prendere una decisione sulla nostra frequentazione, al... beh, il resto.»
Sto cercando di capire dove voglia arrivare con questo suo discorso, quale sia il punto d'arrivo, ma ancora non ci arrivo. Così non lo interrompo, lascio che parli.
«Ma tu non sei mai stata mia, né hai mai voluto esserlo. Dico bene?»
Non ha nemmeno bisogno che gli risponda, questa volta. Nei miei occhi deve leggere una risposta, la consapevolezza che non si sbaglia, no. Non sono mai stata sua, non ho mai voluto appartenergli, perché l'infinitesimale voglia di appartenere a qualcuno, di condividere il quotidiano con un'altra persona, l'ho sempre riservata per una persona soltanto. Una flebile, inutile e malnutrita speranza in principio, e la concretezza di un sogno che si avvera ora.
«Non te ne faccio una colpa, sul serio. Anzi» ritratta, «la colpa è stata mia. Ho visto che non riuscivo ad averti come avrei voluto, come avresti meritato, e ho lasciato che altro mi distraesse.»
Altro. Un modo carino per dire che si scopava una nostra collega mentre indossava i panni dell'uomo perfetto per convincermi che era la prima scelta sul mercato.
«Tutto ciò per dire che mi dispiace. Sono dispiaciuto davvero, e tutto questo mi ha fatto capire che sono un idiota.»
«Ah», lo interrompo con un sorriso. «Finalmente qualcosa su cui concordiamo.»
STAI LEGGENDO
Both in this life and the next | Min Yoongi [COMPLETA]
Romance[storia COMPLETA] Park Soo-Yun ha ventisette anni compiuti da poco e un posto come insegnante d'inglese in una scuola superiore di Seoul. Non ha crucci per la testa e ha risolto i suoi problemi anche e soprattutto grazie ai Bangtan Sonyeondan, che l...