Tutti gli occhi tornano su di me, che sono arrossita così tanto che penso sia possibile cuocere un uovo sulle mie guance. Mi guardano tutti come se fossero in attesa di sentire il proprio nome, curiosi all'inverosimile, ma scuoto il capo con decisione.
«Oh, no. No, niente da fare. Non guardatemi con quegli occhioni, questo è un dato sensibile tanto quanto... gli esami del sangue. Lo porterò con me nella tomba.»
«Non pensi di essere un tantino drammatica?» mi chiede Jimin. A quanto pare tutti loro se ne stanno infischiando delle formalità, anche e soprattutto se sono più piccoli di me. «Sapere il tuo bias non è la fine del mondo.»
Non posso di certo dargli torto, perché so che spiattellare il mio bias non sarebbe un dramma, ma potrebbe sicuramente guastare il rapporto con lui, o con gli altri. Quello che più mi spaventa è l'idea di ferire Hoseok. È sempre stato meno apprezzato dai fan – per motivi a me sconosciuti, perché l'ho sempre adorato –, e non voglio che confidando chi è il mio bias lui rimanga deluso da questo.
Non è una scelta consapevole, purtroppo, e non credo che i Bangtan siano del tutto consci di questo. A volte penso che sia un po' come le bacchette di Harry Potter: è il bias che sceglie te, e non viceversa. Min-Seo è pazza come un cavallo e appoggia questa mia folle teoria, che con tutte le fan conosciute sino ad ora si è più o meno rivelata veritiera.
Quando ho conosciuto i Bangtan la prima volta sono rimasta affascinata dalla musica, prima di tutto, una delle passioni più grandi sin da quando ero bambina. Le loro personalità sono arrivate dopo.
E se in principio sono stata attratta dall'inglese di Namjoon – a un livello molto più alto rispetto all'inglese del coreano medio –, dalla presenza sul palco di Jimin e dall'energia inesauribile di Jungkook, sono passati tutti in secondo piano quando ho avuto modo di notare la personalità schiva, silenziosa e sarcastica, così simile alla mia, di Min Yoongi.
Quando torno in me, riscuotendomi dai miei pensieri, gli occhi dei ragazzi sono ancora fissi su di me. Sorrido a Jimin, l'ultimo ad aver preso la parola, abbassando lo sguardo sulle mie mani, strette l'una all'altra.
«Non voglio ferire nessuno, e la mia preferenza è del tutto ininfluente.»
«Ininfluente» sento mormorare, e con la coda dell'occhio vedo Namjoon lanciare un'occhiataccia a Jungkook. Il maknae ridacchia, seguito dalle risatine divertite degli altri due più giovani, Taehyung e Jimin.
«Va bene, miss ininfluente, tieniti pure il tuo segreto» mi rimbecca Hoseok, lasciandomi di stucco.
Io per prima fatico a seguire le regole di comportamento coreane con loro, sebbene siamo tutti figli della stessa nazione, ma la loro sfacciataggine mi lascia senza parole – in senso buono. Non avrei mai pensato che potessero prendere così tanta confidenza con un "esterno" dopo soltanto poco più di un paio di mesi di frequentazione, peraltro nemmeno assidua. Forse Hoseok, quello a cui sono più vicina, deve aver parlato di me agli altri. Forse può averlo fatto anche Namjoon, dopo la serata a chiacchierare di qualche tempo fa.
«Raccontaci comunque qualcosa, però. Sei mai stata a un nostro concerto?» mi chiede Namjoon, e capisco che la sua curiosità è genuina, che non sta ponendo domande per la cortesia che è tenuto ad avere quando approccia i fan.
Scuoto la testa. «No, purtroppo non ne ho mai avuto la possibilità.»
«Oh, davvero? Perché non sei riuscita ad arrivare in tempo alla vendita dei biglietti?»
Mi stringo nelle spalle. «Non ho mai nemmeno provato a comprare i biglietti. Sto aiutando la mia famiglia a ripagare i prestiti studenteschi, quindi evito di concedermi ricompense un po' troppo al di fuori della portata delle mie tasche.»
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Both in this life and the next | Min Yoongi [COMPLETA]
Romansa[storia COMPLETA] Park Soo-Yun ha ventisette anni compiuti da poco e un posto come insegnante d'inglese in una scuola superiore di Seoul. Non ha crucci per la testa e ha risolto i suoi problemi anche e soprattutto grazie ai Bangtan Sonyeondan, che l...