XI

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La prima cosa che faccio quando sono sola sul taxi per tornare a casa è prendere il telefonino dalla borsa e mandare un messaggio a Min-Seo, perché ho bisogno di processare con lei quello che è appena successo. È l'unica persona con cui posso parlarne, e ringrazio che sia la discrezione personificata.

Soo-Yun: PANICO!

Min-Seo è online un istante dopo. Quello seguente ancora, il suo nome compare sullo schermo del mio telefono per una chiamata.

«Che ci fai ancora sveglia?» esordisco non appena rispondo alla chiamata.

«Ho bevuto troppi caffè oggi... ma non siamo qui per parlare di me. Cos'era quel messaggio?»

Sospiro profondamente. Non appena le dirò quello che è successo vorrà tutti i dettagli, anche i più insignificanti—e, a dirla tutta, la capisco molto bene. Se la situazione fosse al contrario, pretenderei di avere ogni particolare anche io.

«Oggi ero a lezione da Hoseok, e non chiedermi come sia possibile, ma mi sono dimenticata che era il compleanno di Jungkook.»

«Se fossi una Jk stan probabilmente chiuderei la chiamata, super offesa. Ma il mio bias è un altro, quindi ti concedo di proseguire.»

Ridacchio piano, scuotendo il capo tra me e me. Il tassista mi guarda dallo specchietto retrovisore e accenna un sorriso. Spero non abbia idea di chi stia parlando, o sono nella merda.

«Beh, a un certa Hobi dice che dobbiamo andare da Nam per il compleanno di Jk, quindi finiamo da lui assieme agli altri.»

«Quindi... aspetta. Fammi capire» dice Min-Seo, e giuro che posso sentire gli ingranaggi del suo cervello fino qui. «Hai festeggiato un compleanno con i Bangtan, come se fossi una di loro da sempre?»

«Beh, sì. Praticamente sì.»

L'urletto di Min-Seo mi costringe ad allontanare il telefono dall'orecchio. Abbiamo praticamente trent'anni, ma quando si parla di loro riusciamo a tornare ragazzine in un nano secondo.

«Min-Seoyah, vorrei riuscire a sentire ancora, se non ti dispiace.»

«Non me ne frega assolutamente! Hai idea di cosa ti è successo? Dettagli, Soo-Yunah. Tutti. Adesso.»

Così comincio il mio racconto. Le parlo della festa improvvisata a casa di Namjoon, e continuo a parlare anche quando arrivo a casa e devo pagare il tassista. Gli lascio gli won che mi chiede e scendo dal taxi, senza però entrare in casa. Rimango fuori, in strada, mi siedo sul muretto del parco vicino a casa e parlo, parlo di tutto, senza tralasciare alcun dettaglio. Parlo del golden maknae con le guance rosse per colpa del soju, di Seokjin e delle sue note stellari, del silenzio consapevole di Taehyung, delle risate di Jimin, dell'atteggiamento paterno di Namjoon, di come Hoseok mi consideri "una di loro"... e di Min Yoongi. Dei suoi sguardi impossibili da interpretare, dei comportamenti incomprensibili, del fastidio che mi è sembrato di veder lampeggiare nei suoi occhi a più riprese, della camminata fino a casa di Hoseok e del tempo – secondi, minuti, ore? Non saprei dirlo – che ho trascorso a casa sua, seduta al pianoforte, l'aria satura del suo profumo e il silenzio rotto solo dalla musica e dalla mia voce, che aveva insistito per ascoltare.

Quando termino taccio, così come non sento altro che silenzio dall'altra parte del telefono. Min-Seo sta di certo digerendo tutto quello che le ho raccontato, e mi rendo conto che non è poco. Non lo è nemmeno per me.

«Quindi tu...» esordisce, ma la voce le si spegne in un sospiro. «Wow.»

«Già. Wow» le faccio eco, gli occhi fissi sulla strada. Con tutti questi eventi, non ho idea di come potrò essere ridotta lunedì, quando dovrò rientrare in cattedra. Non avrei mai pensato di poter essere così sconvolta da un evento, ma questo non è un evento qualunque, e non è successo con delle persone qualunque. Sono i Bangtan, è Min Yoongi.

Both in this life and the next     |     Min Yoongi   [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora