XLII

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Stiamo arrivando in un luogo riservato e isolato ed è sufficiente che l'auto rallenti perché io senta lo stomaco stringermisi per l'ansia.

È persino sciocco che non riesca a gestire l'entusiasmo, ma non riesco ad evitarmelo. Non vedo Yoongi da tre settimane circa, e temo che quello che stiamo costruendo sia troppo fragile per poter resistere alle separazioni così lunghe. 

«Dobbiamo aspettare solo due minuti, Park Soo-Yunssi» mi rassicura Do-Hyun, ma persa com'ero nei miei pensieri non avevo nemmeno fatto caso al fatto che ci fossimo fermati del tutto.

Mi agito sul sedile posteriore, senza sapere come ingannare l'attesa. Penso di prendere il cellulare e intasare Min-Seo di messaggi senza senso esattamente come ho fatto nei giorni scorsi, in preda alla presa di coscienza di tutto quello che provo, ma Do-Hyun mi distrae aprendo la portiera e scendendo dall'auto, lasciandomi sola.

Un istante dopo la portiera posteriore opposta alla mia si apre e una figura stretta in un cappotto lungo e scuro sale in macchina.

Ci metto un attimo a capire che è Yoongi, ma quando lo realizzo del tutto mi slaccio la cintura di sicurezza e gli salto addosso, cingendogli il collo con entrambe le braccia per attirarlo a me. Yoongi ricambia, stringendomi a sé mentre ridacchia piano.

«Aish, guarda che a Park Jae-Sang servo vivo.»

«Anche a me» riesco a bofonchiare contro il suo collo, dove ho nascosto il viso. Mi sembra di sentirlo rabbrividire, ma forse è solo un'impressione.

«Ma davvero? E io che pensavo di non esserti mancato, in queste settimane.»

Mi sta prendendo in giro, lo so, e facendolo mi sta anche facendo capire che non sono l'unica ad aver tenuto conto dei giorni che abbiamo passato lontani. Il pensiero che oggi sia sabato e che domani possa avere un giorno di pausa anche lui, utile per poterlo passare insieme, mi riempie di gioia come poche cose sono in grado di fare.

Il che mi ricorda un po' cosa dovrei dirgli.

«Yoongi, devo dirti una cosa.»

Si allontana quanto basta per guardarmi, per cercare di capire cosa mi passa per la mente, ma Do-Hyun bussa al finestrino dell'auto. «Min Suga, è ora di cominciare.»

Porca...

«Può aspettare stasera?» mi chiede Yoongi, e quando annuisco mi rivolge un sorriso e si sporge per lasciarmi un bacio sulle labbra, leggero come una piuma. «Bene. Andiamo?»

Scendiamo dall'auto, Do-Hyun a chiudere le portiere dietro di noi. Camminiamo fianco a fianco senza tenerci la mano, ma la nostra vicinanza è evidente a chiunque. Poco lontano da noi riconosco un volto della Hybe, qualcuno che probabilmente è venuto a filmare qualcosa per il canale YouTube che segue i ragazzi. A quanto ho capito, questo non è il solo progetto individuale che c'è in ballo ultimamente, ma nessuno di loro mi ha ancora detto un granché.

«Ah, hai portato Park Soo-Yun! Avresti dovuto dirmelo, avrei fatto portare qualche coperta in più.»

Ora che ci faccio caso, come ha detto PSY qualche persona ha preferito una coperta calda ai cappotti. Comprensibile, soprattutto quando si tratta dei ballerini, che dovrebbero vestirsi e svestirsi ad ogni ciak.

«Non ce n'è bisogno, davvero. Grazie, Park Jae-Sangssi» lo ringrazio quando siamo abbastanza vicini, inchinandomi in sua direzione. «Yoongi mi aveva avvisato che avrei dovuto coprirmi.»

«Ah, un mother father gentleman» commenta PSY, citando una sua canzone e strappandoci una risata.

Rimango sola dopo poco, seguita da Do-Hyun ad ogni minimo passo che compio. Noto le ballerine scoccarmi occhiate stupite e cariche d'invidia, ma me ne frego. Sono qui per Yoongi, per supportarlo nel suo lavoro, ed è quello che ho intenzione di fare, nient'altro.

Both in this life and the next     |     Min Yoongi   [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora