XL

310 18 10
                                    

Ieri abbiamo passato quasi tutto il giorno con Hoseok. Ci siamo fermati da lui per pranzo e nel pomeriggio si sono aggregati anche Seokjin e Jungkook, e abbiamo passato la giornata a chiacchierare, cantare e bere soju. Jin ci ha anche deliziati con qualcuna delle sue dad jokes, di quelle che hanno fatto spanciare Hobi, Jungkook e me, e scuotere il capo a un rassegnato Yoongi.

Siamo rimasti relativamente lontani a casa di Hoseok e davanti agli altri, ma sono sicura che tutti potessero percepire il passaggio di corrente elettrica tra noi, l'aria disturbata dalle nostre vibrazioni. Non è normale, non del tutto, almeno: mi rendo conto – e credo sia così anche per lui – che quello che condividiamo è ormai sotto gli occhi di tutti, alla luce del sole, innegabile, inevitabile. E non credo sia proprio da tutti. Voglio pensare che sia speciale, che proviamo qualcosa di così intenso e inspiegabile che sia difficile, se non impossibile, ignorarlo, anche per gli altri.

Ma ce la siamo cavata, in fondo. Non ci siamo cercati e non siamo stati vittime di battutine pungenti da parte degli altri presenti. Ho solo notato qualche sguardo divertito tra i più giovani, e anche abbastanza ammirato e orgoglioso da parte di Jungkook – come se fosse contento di vedere il suo hyung con qualcuno accanto. Il pensiero di essere io, quel qualcuno in grado di farlo felice, di renderlo tranquillo, è in grado di farmi stringere lo stomaco nella più piacevole morsa che abbia mai provato.

Adesso, in macchina con Do-Hyun – il traditore, ma sappiamo entrambi che l'ho silenziosamente perdonato per aver parlato con Yoongi –, siamo diretti verso il genius lab.

Stranamente, è proprio Yoongi a tenere banco. Mi parla dei progetti che ha in mente, di quello che sta portando avanti con i ragazzi che mi rivelerà a breve, di come nonostante tutto – tutto cosa? Me lo domando, ma non so darmi risposte – sia un periodo piuttosto ricco e ispirato per la sua arte. Parla e gesticola, animato dalla passione per la musica, per ciò che crea, ma quando non lo fa le sue mani cercano e trovano sempre le mie. Gioca con le mie dita, le intreccia alle sue, traccia disegni astratti sul mio palmo con la punta dell'indice, il polpastrello leggero a solleticarmi. Sono piccoli gesti, dettagli forse insignificanti. Per me, invece, è l'ennesima conferma silenziosa di quello che stiamo condividendo, della sincerità di ciò che abbiamo lasciato sbocciare tra di noi.

Do-Hyun ci lascia nel parcheggio sotterraneo dell'edificio, così nessuno dei due – io soprattutto – deve preoccuparsi di coprire il viso per eventuali fotografi o sasaeng che potrebbero essere appostati nei dintorni. Prendiamo l'ascensore fino a uno degli ultimi piani, e sono davvero, davvero curiosa di entrare nel suo mondo.

«Sei pronta?»

Siamo davanti a quella porta, e in un certo senso mi pare un rito d'iniziazione, ancora più importante di quando tra una coppia si conoscono i genitori dell'altro.

Annuisco ma con la mano cerco la sua, intrecciando le nostre dita in un gesto ormai familiare, un'abitudine tra noi. Yoongi stringe la mia mano e mi precede nel locale, chiudendo la porta a chiave alle nostre spalle, per non disturbare il processo creativo e la nostra privacy.

Mi guida verso la tastiera e mi ci fa accomodare, mentre accende i pc e comincia a creare la sua magia.

«Sai cosa? Fai quel che ti pare. Strimpella quel che vuoi» mi dice, scrollando le spalle, ed è come se mi stesse chiedendo di sposarlo.

Gli rivolgo un sorriso raggiante e comincio a suonare, ancora prima che Yoongi pensi di indossare le cuffie. All'inizio sono melodie sconclusionate, senza troppe pretese, poi rivango nella mia memoria, cercando qualcosa che si adatti bene al piano. Prima di cominciare gli mando le traduzioni in coreano dei testi inglesi che sto cantando, aiutandolo a comprendere.

Both in this life and the next     |     Min Yoongi   [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora