4.1= Ashley's Pov

14 2 3
                                    

avevo lo zaino pesante sulle spalle. il libro di matematica in mano. non ero riuscita a metterlo in tempo nello zaino. pioveva. e mi avevano rubato i soldi per il pullman. ed il giubbotto. e la merenda. avevo un livido grosso sull'occhio. il naso che sanguinava ancora dalla botta.
solo perché mi piaceva quella ragazza.
solo per questo.
e lei non solo mi ha rifiutato, ma lo ha detto a tutti. ora tutti volevano che bruciassi.
e forse anche io vorrei bruciare.
mi pizzicai la mano, facendo cadere il libro di geometria.
mi abbassai per prenderlo, e pensai che forse era meglio che morivo.
forse per colpa mia che mamma picchiava papà.
forse è per colpa mia che Laura non si fida ancora di me.
sono io il problema.
perché non mi ammazzavo e basta?

nel mentre arrivai a casa. c'era Laura a cucinare, ma non la salutai. chiusi la porta a chiave, mentre lei mi chiamò, stranita. mi spogliai, togliendo quella felpa ormai fradicia. puzzava di pioggia. amavo quel profumo. la buttai per terra, col sottofondo di Laura che bussava ripetutamente la porta, in attesa di una risposta che non avrei mai dato.

«Ashley sto cominciando a preoccuparmi» urlò Laura con la voce strozzata.

mi riportò alla realtà il mio stomaco, affamato. forse perché non ho mangiato per più di 17 ore.
aprí lo zaino, cercando l'astuccio.

«Ashley ti prego rispondimi. se no chiamo tuo padre.» la ignorai.

trovai le forbici.

«Ashley so che cosa ti sta succedendo a scuola.» mi fermai, prima di infilzarmi quel paio di forbici di frozen nel petto.

«so che ti stanno bullizando. non so il perché però non mangi, ti vedo pochissime ore al giorno nonostante ormai è come se vivessi qui. stai tutto il giorno in camera e vedo che ti copri la bocca la notte per non piangere. vedo che fai qualsiasi cosa in modo che qualcuno non si preoccupi per te ma io e tuo padre siamo preoccupatissimi. per favore apri questa porta Ashley.» comunicò Laura, quasi piangendo. la sentivo.

aprí la finestra.

«perdonami Laura. ti voglio bene. e dillo anche a papà.» dissi, prima di buttarmi.

sentivo la pioggia sulla mia pancia. i capelli bagnati sul viso. sembravo Gwen in quel film di Spider-Man.
e sorrisi. per l'ultima volta.

e sbattei a terra.

non avevo ancora perso i sensi, ma mi ero sicuro rotto qualcosa.
Laura venne fuori nel cortile, guardandomi. piangendo come una matta.
poi guardai il cielo nuvoloso. le gocce di pioggia che scendevano.
e la vista che si scuriva pian piano.
prima che io perdessi i sensi, sperando per sempre sentivo l'ambulanza.
ed in quel momento mi accorsi della cazzata che feci.
restai sveglia tutto il viaggio, guardando l'infermiera che parlava con un'altra e che ogni tanto mi dava uno sguardo.

alla fine si era scoperto che mi ero solo rotta la mano. come avevo fatto a non farmi nulla?

in quel momento, però, entrarono Laura e mio padre. e dovevano farmi una lunga, lunghissima chiacchierata.

El SenderoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora