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«..tanto vale che devo restare qui. devo solo trovare un modo per... stringere amicizia con lei...» sussurrò, mentre ragionava a voce alta.

mentre camminava in quel lungo corridoio, poteva intravedere le persone che si voltavano verso di lei.
una di quelle era Adele.
ella stava da sola, vicino al suo armadietto, a leggere un libro.
era un libro che, stranamente, esisteva nella realtà umana ed era una autobiografia di un pattinatore famoso.
un pattinatore che viveva nella sua realtà.

«quando la smetterai di leggere queste "cose" degli umani?» disse una ragazza ad ella.

«quando comincierai a farti i cavoli tua.» le sorrise sarcasticamente. poi si allontanò.

giustamente Ashley le va dietro.

«hey ciao!» la salutò.

«umh... ci conosciamo?» le domandò, spostando i suoi tre occhi sul libro, chiudendolo.

«no, però anche a me piace molto Javier Fitso!» le rispose, indicando il libro.

«oh, davvero? mi fa piacere che qualcuno lo conosce! è il primo uomo nero e gay ad aver vinto le olimpiadi umane! pazzesco no?» le si illuminarono i suoi due occhi verdi, cioè, i suoi tre occhi verdi.

«lo so! conosco molto della realtà umana..»

«non ci credo! pure io!... sembri simpatica... come ti chiami?»

«Ash. te?»

«Adele.» si strinsero la mano.
«beh, ora vado in classe... a presto, Ash!»

la castana la salutò da lontano, guardando la ragazza dai capelli viola sparire in mezzo alla folla.
di certo non poteva andare in una classe.
quindi la cosa migliore che poteva fare era tornare da Caleb.

uscì da quel posto e camminó in mezzo a quella foresta dagli alberi blu e tronchi marroncino chiaro.
mentre camminava, stava calciando un sasso rosso e aveva lo sguardo basso, ma poi non prese bene la mira e lasciò il sasso indietro.
dopo 20 passi cominciò a sentirsi in colpa, quindi tornó indietro a prendere il sasso e metterselo in tasca, ma vide un oggetto luccicante in lontananza.
un coltellino svizzero con il manico arancione e nero.
era anche molto affilato.
quindi prese l'aggeggio più il sasso e riandó sul sentiero della casa di Caleb, ma il suo telefono squilló.

era suo padre.

INIZIO CHIAMATA
«Papà?»

«TESORO! HA RISPOSTO! Ashley dove sei? non ti fai sentire da giorni!»

«è difficile da spiegare...»

«Prova a spiegare! tuo padre è così preoccupato!»

nel frattempo che Laura, la compagna di suo padre, le stava parlando, vide una folla di persone in divisa che stavano correndo da lei.

«oh cacchio! scusa Laura ora devo andare! giuro che spiegherò!!»

«Ashley in che sen-»
FINE CHIAMATA

ella corse. corse più veloce che poteva, evitando i proiettili di pistola che esplodevano dietro di lei. arrivò finalmente a casa di Caleb. li aveva seminati, ma era in panico.
Caleb la vide, in lacrime e nel totale panico, correre dentro casa.

«Ashley? cosa succede?» la fece entrare.

Ashley non riusciva a parlare. sentiva il suo cuore che batteva irregolarmente, faceva tantissimi corti respiri, la nausea ed era tutta sudata.
attacco di panico.
Caleb la abbracciò immediatamente.

«ok Ashley... dimmi quanti oggetti verdi vedi in casa.»

«che cosa? come potrebbe aiutare questo a calmarmi?»

«fallo e basta.»

ella ispezionó la casa.

«ok... oh! il quadro! ha l'erba! poi... la tua pelle!»

Caleb rise sarcasticamente, mentre teneva la mano ad Ashley.

«la tazza... il cuscino e... il tappeto!!» finí lei.

era più calma, certo, ma non aveva ancora capito cosa fosse successo.

«grazie..» sussurrò Ashley, appoggiandosi a Caleb.

«prego...» le rispose, accarezzandole la testa.

ANGOLO AUTORE
per favore non prendete Caleb per pedofilo nell'ultima parte, stava cercando di calmare Ashley.
detto questo spero che pure questo capitolo vi sia piaciuto e ciao <3

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