.5. biglietto

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Selene

Parcheggiai l'auto davanti casa mia e raggiungendo la porta notai che era leggermente aperta. Era la punizione per aver baciato Thomas, l'universo ce l'aveva con me.
Tremante entrai in casa e trovai un soqquadro enorme.
Cucina smontata, libri in terra, il mio computer in pezzi e salendo al piano di sopra il panico aumentò. L'ho detto che l'universo ce l'ha con me, l'ho detto.
Trovai dei proiettili per terra e non appena mi affacciai dalla porta della mia camera notai un uomo con indosso un passamontagna e con una pistola tra le mani. In quel momento mi paralizzai e proprio lì capì che se la mia vita era stata monotona fino a poco fa...sarebbe cambiato tutto.
Tirai un gridolino e mi tappai istintivamente la bocca.
Mi aveva sentito! Merda! Sono proprio un gran cogliona!
Iniziai a correre giù per le scale e l'uomo mi venne dietro sparando dei colpi al soffitto.
Presi il telefono dalla borsetta che buttai in terra ma non feci in tempo ad uscire che l'aggressore mi chiamò per nome.
«Selene sta ferma un po'» La sua voce cupa mi ricordò molto quella di qualcuno, ma in quel momento non sapevo neanche quanto facesse due più due. Lasciai cadere il cellulare ma non mi voltai.
«Selene...» Disse come dispiaciuto.
«Hai fatto una cazzata» Iniziai a non reggermi in piedi. Che avevo fatto?
«Passerai l'inferno» Detto ciò si avvicinò a me e mi buttò in terra con una manata e uscendo dalla porta sparò un colpo alla ruota della mia auto.
Tremante presi il cellulare e chiamai Sophia.
«Amica, che succede?»
«Vieni subito qui Sophia...» Mi voltai a prendere un proiettile della pistola che era caduto in terra e lo analizzai chiudendo la chiamata. Lo porterò alla polizia. 
Sophia non si fece viva ed io divenni viola dalla paura.
Se l'avevano uccisa per ripicca? Se le avevano bruciato le casa? Sono spacciata, sono spacciata...
A quel punto suonò il campanello e mi voltai notando che la porta era già aperta.
«Oggi hai scordato il rossetto in macchina Sel...» Mi voltai e quando vidi Thomas sedersi per terra accanto a me mi buttai tra le sue braccia.
«Che diavolo è successo?» Mi prese il viso con le mani alzandolo. Ok, in quel momento non avevo voglia di chiamarlo "Criceto"

«Hai...un proiettile in mano?!» Me lo strappò dalle mani.
«Selene...» mi strinse a lui e guardandomi mi alzò da terra.
«Raccontami tutto» Dopo avergli raccontato tutto vicino ad una tisana lui scattò in piedi.
«Scherzi?!»
«No»  Ad un certo punto lo sentì sussurrare una cosa e lo presi dalla spalla girandolo.
«Cosa?»
«Ma non ci arrivi?» Ma chi si crede di essere?
«Scusami?!»
«È Carlos!»
«No, non sa dove abito. Ho cambiato casa Murphy.»
«Si sará informato Selene. Gli psicopatici esistono.» Ringhiò, sembrava preoccupato.
Non sto dicendo che Thomas abbia torto ma...Carlos, non sa dove abito e poi non ha delle armi.
«Ti porto una pistola, tienila come difesa. È venuto e tornerá.» Ma è serio? Io? Una pistola? Stavo letteralmente cercando di suicidarmi giorni fa, un sano di mente non darebbe una pistola a una ragazza che ha cercato di togliersi la vita.
«Come mai hai una pistola?»
«Chiedi troppo Selene.»
«Almeno hai il porto d'armi?» Domanda sciocca, certo che no! Che domanda è? Thomas? No, mai.
«Selene, guardami e poi dimmi se ho il porto d'armi.»
Lo guardai negli occhi e poi scossi la testa.
«No, non ce l'hai.»
«Brava.» Con chi mi sono cacciata? Sono finita...
«Comunque è il minimo che tu mi dica perché hai una stupida pistola, me la stai dando!» lui ignorò la mia rabbia e non rispose cambiando argomento.
«Chiudi bene la porta di casa, per qualunque cosa non esitare a chiamarmi e...ah! Stasera abbiamo una festa»
«Abbiamo?» Sono appena stata rapinata, vuole portarmi una pistola, dice di stare chiusa in casa...e poi dice che "Abbiamo" una festa? Ero ancora sotto shock e lui aveva semplicemente cambiato argomento, wow.
«Si, cerca di venire. Ti passo a prendere alle nove in punto» Mi fece l'occhiolino e si mise a ripulire la stanza.
Non riuscì a dire niente e iniziai senza chiedergli altro a ripulire insieme a lui. Stronzo.

«Lo sai che questa festa è illegale vero?» Mi disse ad un certo punto.
«Tutte le feste dove vai lo sono immagino, giusto?»
«Azzeccatissimo»

Lui iniziò ad asciugarsi la fronte con il braccio fino a che non si levò il maglione dolcevita rimanendo a petto nudo. Vado a confessarmi sta sera.
«Diamine Selene, accendi un condizionatore, non hai caldo?» Forse un po si...si decisamente si.
Mi voltai a guardarlo imbambolata e poi sbattendo violentemente le palpebre scesi dalle nuvole.
«Lo so, sono scolpito sul marmo.» Mi resi conto che non scherzava sul fatto di avere cicatrici lungo tutto il corpo. Sul petto ne riportava almeno altre cinque, molto più profonde di quella in viso.
«Quindi non scherzavi» farfugliai avvicinandomi alla sua schiena marmorea e piena di piccoli tagli profondi.
«Mh?» Mi chiese voltandosi a guardarmi.
«Intendo delle cicatrici...non scherzavi»
«Non scherzo sul mio passato, Selene» il modo in cui diceva il mio nome mi faceva rabbrividire.
«Girati un momento, Murphy» Notai altre simili a quelle sul petto e allora mi avvicinai alla sua schiena nuda.
«Che fai?» Mi chiese titubante voltando il capo verso di me.
Poggiai la testa sulla schiena e la baciai facendolo rabbrividire. Contegno non so cosa sia.
Poi lo abbracciai e dopo tutto sapevo che stesse sorridendo anche se non potevo vederlo.
Passai il dito nella sua cicatrice più grande che era stata "coperta" da un enorme Tatuaggio con scritto "Poula"

«Chi è Poula?» Chiesi staccandomi e facendolo voltare.
«Sei gelosa?» Gelosa di quel goblin? Forse un pochettino...
«Di te? No, mai.» Lui allora mi guardò dritto negli occhi.
«Si che sei gelosa» Un angolo della sua bocca si alzò in un sorriso malizioso.
«Da cosa lo deduci?»
«Dal fatto che ti sei staccata non appena hai letto quel nome»
«Non sono gelosa di un nome scritto sulla pelle di un criceto»
«Infatti, sei gelosa di me, non del nome» Arrossì a vista d'occhio e lui cominciò a ridere.
«Non hai risposto Murphy.»
«È mia madre Selene. Calmati» Sua madre? Che figura di merda.
«Sono calma»
«Si, come no»
«Murphy, stasera non vengo se continui a parlare. »
«Scusa, scusa» Alzò le mani in segno di resa e continuò a sistemare il soqquadro totale.
Iniziai a sentire anche io caldo ma non avrei mai dato a Thomas la soddisfazione di vedermi in reggiseno.
«Qui abbiamo finito, andiamo sopra?» Annuì seguendolo su per le scale e non appena entrata in camera mia notai un bigliettino posato accuratamente sul letto.
Lo aprì e Thomas mi chiamò dal corridoio.
«Selene? Vieni ad aiutarmi qui?»
«Arrivo» Presi il biglietto e lo aprì.

"Stai all'erta Selene so dove sei."

Spazio autrice 🎀
BUONA SERA AMICI.
Okay avete presente tutta la dolcezza dei capitoli precedenti? Scordatevela da adesso perchè da qui comincia il casino più totale.
Chi sarà stato a mandare i biglietto?
Vi lascio le ipotesi nei commenti.
Vi voglio bene.
Livia 💓

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