.18. posacenere

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Selene.

Dopo aver visto Thomas perso nel vuoto mi sentì ancora più confusa.
Partì per le strade innevate di Manhattan senza dirmi una parola su quello a cui pensava poco prima.
«Thomas, a che pensavi prima?» Scrollò le spalle.
«A quella ferita che ti ho mostrato, dopo mio padre aveva sfruttato sessualmente mia madre, da routine. Finimmo di addobbare l'abete che mia madre aveva portato in casa e semplicemente mi sforzai di accettare mio padre.» Abbassai lo sguardo sulla gamba destra di Thomas.
Con una mano gli toccai la ferita coperta dal pantalone color cielo.
«Mi dispiace, Thomas.»
«Anche a me, nessuno può capire cosa si prova a essere il "Posacenere" di suo padre» Posacenere?
«Cosa intendi?»
«Mi spegneva le sigarette addosso, Selene.» Rabbrividì al solo pensiero e per un momento sperai che stesse scherzando.
«Dimmi che stai scherzando, Thomas» Scosse la testa e mi sentii sprofondare sul sedile dell'auto.
Il piccolo Thomas...
Mi arrivò un messaggio facendo vibrare la tasca della giacca che avevo sopra la vestaglia ma lo ignorai ancora persa nel vuoto, lo avevo trattato così male...
Thomas parcheggiò l'auto davanti alla piccola casa color panna dove viveva un mostro.
Da quel momento capì il significato della frase "L'apparenza non conta" o " Mai giudicare un libro dalla copertina"
Io ne aggiungerei un'altra.
"Mai giudicare una persona dal suo viso d'angelo." Un Carlos non lo auguro neanche al mio peggior nemico che...In effetti è lui.

La prima volta che entrai in quella bella e dolce casa avevo quindici  anni.
Quindici
Mia madre aveva appena subito la tragica morte di mio padre ed io, soffrivo in silenzio.
Ero ridotta ad uno scheletro, non mangiavo più.
Andammo a casa del migliore amico di mio padre. Joe Kyleen.
Avevo un libro in mano, un libro d'amore, "Le pagine della nostra vita" Era il titolo.
Mia madre bussò alla porta e ad aprire fu il padre di Carlos, Joe.
«Julie, Selene? Che ci fate qui?» Stava piovendo a dirotto ed eravamo entrambe zuppe fino al collo.
Io tenevo il mio libro stretto al petto per non farlo bagnare.
Joe ci fece accomodare in casa sua dove regnava un'importante aria natalizia.
Questo non servì a scaldarmi il cuore ma a sentirmi ancora più sola.
Lì vidi Carlos per la prima volta, non sapendo che l'avrei rivisto anni dopo ad una festa innamorandomi di lui e che quella sarebbe stata la mia fine.
Scese piano le scale, curioso di vederci.
Aveva dei riccioli d'oro che gli regnavano come una corona sulla testa.
Degli occhi color prato ed una carnagione olivastra.
«Ciao!» Disse non appena mi intravide sotto la rampa di scale.
Scese correndo facendo svolazzare la sua chioma dorata.
Lo guardai dalla testa ai piedi inorridita dalla sua vita e da lui.
Chi diavolo era per vivere così bene, non poteva succedere a lui di perdere il padre?
«Mi chiamo Carlos, tu?» Alzai lo sguardo verso di lui staccando il libro dal mio petto.
Abbassai lo sguardo sulle pagine e continuai la mia lettura indisturbata dal principino che era accanto a me.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua? Indovinerò io.» Sospirai infastidita e Joe ci mandò in camera sua per conoscerci meglio.
Carlos continuò a dire tanti nomi femminili fino a che non buttai il libro sul letto.
«Mi chiamo Selene, ok? Selene!» Urlai infastidita.
Lui iniziò a ridere divertito.
«Sei sempre così depressa Selene?» Si piegò in due dalle risate.
«È appena morto mio padre. » Lui tossì tornando serio e, rosso per la brutta figura, si scusò sedendosi sul letto accanto a me.
«Selene, sei bella per essere triste. Tirati sù.» Risi infastidita dalla sua battuta di poco gusto e prendendo il libro mi alzai dal letto.
Mi afferrò il braccio e mi guardò dispiaciuto.
Quello fù lo sguardo di molte altre volte.
Lo sguardo di quando, dopo avermi urlato contro si sentiva in colpa.
Lo sguardo di quando, dopo avermi tradito per l'ennesima volta mi aveva comprato i cioccolatini.
Lo sguardo di quando, dopo avermi picchiata, era dispiaciuto.
Lo sguardo di quando, dopo avermi sbattuto la testa nel muro, aveva paura di restare solo.
Lo sguardo di quando, dopo avermi violentata, voleva chiedermi umilmente perdono.

«Entrerò da solo a fargli il culo se non scendi Occhioni!» Disse fuori dall'auto Thomas.
Uscì anche io raggiungendolo dove cinque anni fa l'inferno ebbe inizio.
Bussò alla porta sentendo lo scatto della serratura.
Carlos spuntò da essa in pigiama ma sempre con quel suo fascino che colpiva anche i sassi.
«Farfallina mia e...Murphy» Thomas annuì e senza preavviso lo prese dalla maglia del pigiama sbattendolo sul muro.
«Pensi di spaventarmi, Thomas?» Io entrai staccandoli.
Carlos seguiva le mie curve con lo sguardo tagliente e quella vestaglietta cominciò a starmi stretta.
«Selene, ti sei fatta accompagnare dalla guardia del corpo per evitare di finire a letto con me?» Distolsi lo sguardo da lui e guardai Thomas che, capendo di non dover interferire si mise a braccia conserte trucidando Carlos con lo sguardo.
Uscì il biglietto dalla borsa.
«Perché?» Chiesi dandoglielo.
«Perchè sei mia Farfallina, vederti a letto con un altro mi uccide» Thomas scattò in avanti prendendolo per il collo.
«Amico, il secondo biglietto lo hai scritto tu?» Scosse la testa sorridendo e quando Carlos uscì la pistola Thomas uscì la sua.
«Sparami e passerai tutta la tua vita in carcere Murphy, io avrò Selene e tu avrai il cesso della tua cella!» Urlò Carlos con la pistola puntata contro Thomas.
«Selene non è un oggetto,Carlos Kyleen» Li guardai uno con la pistola puntata contro.

Sono due pazzi

Da un lato, Carlos, il pezzo di merda che mi aveva rovinato la vita e dall'altro, Thomas, l'amore della mia vita (Se si può definire tale) Con la vita già rovinata ma che cercava di salvare la mia.
C'era la probabilità del 50% che qualcuno potesse morire.
Il colpo partì ed una luce di fuoco si fece nota nella stanza.
Thomas non cadde a terra.
Carlos nemmeno.
Entrambi si voltarono verso di me.
Sentì un dolore lancinante alla spalla, la toccai e la mia mano si riempì di sangue.
Avevano colpito me, me!
Thomas urlò.
«Che cazzo hai fatto, Kyleen!» Vidi la sua figura correre verso di me mentre mi accasciavo in terra.

Fù il bip del macchinario accanto a me a svegliarmi.
Alzai la testa guardandomi attorno, ero in ospedale.
Mi faceva molto male la spalla, non ricordavo il motivo.
Girai la testa e vidi Thomas leggere un libro.
"Le pagine della nostra vita" Il mio libro preferito.

Sembrava così colto, sicuramente non sembrava un buffo criceto.

Si girò verso di me e tolse gli occhiali da lettura.
«Occhioni, come stai?» Con il segnalibro tra due pagine chiuse il libro e lo posò ai piedi del letto.
Poi si avvicinò a me sorridendomi.
Avevo gli occhi pesanti e mi sentivo stanca, non credo andasse tutto bene.
«Non molto bene, che è successo?» Lui mi accarezzò il viso.
«Non importa, riposa» Fece per allontanarsi ma gli afferrai il braccio.
«Che c'è?» Ricordai delle sue cicatrici.
«Togliti il maglione» Gli ordinai, lui non lo fece.
«Se non lo fai lo farò io, Thomas» Lui allora sorrise ed io sbuffai avvicinandomi a lui.
Infilai le mani al disotto del suo maglione iniziando a sfilarglielo di dosso.
Le mie mani calde a contatto con il suo petto freddo e marmoreo lo fecero sussultare.
Lui rabbrividì ma non si mosse da sotto le mie mani.
Gli sfilai tutto il maglione e lui rimase a petto nudo con un sorriso malizioso stampato in faccia.
«Che cosa vuoi fare?» Chiese avvicinandosi a me.
Io gli guardai il petto, non l'avevo mai guardato così bene.
A parte i graffi e le cicatrici profonde aveva bruciature ovunque. Le sigarette.
Avvicinai il viso al suo petto e gli baciai ogni singola ferita.
Lui abbassò lo sguardo verso di me.
«Non che mi dispiaccia ma, perché?» Mi staccai dal suo petto.
«Sto rimediando ad ogni cura superficiale su queste ferite, Thomas. Ti hanno sempre usato, come si usa un oggetto e questo non va bene, sei speciale, sei la persona più importante che io abbia e non ti meriti tutto questo dolore.» Mi afferrò il viso e mi baciò con passione, come non faceva da un pò.
Inutile dire che il baciò durò poco e niente, poiché l'infermiera spalancò la porta.
«Signorina Humphrey...oddio! Che state facendo?!» Thomas sussultò staccandosi da me e prendendo il suo maglione da terra.
Io mi sistemai sul letto non più candida ma rossa in viso.
Thomas dopo aver infilato il maglioncino mise il libro aperto davanti alla sua "Bestiolina" che...non era rimasta al suo posto.
«Ad ogni modo, tra poco verrà dimessa, per qualunque problema alla spalla venga.» Dopo di chè uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Thomas si voltò a guardarmi ed io feci lo stesso.
Per la prima volta nella storia scoppiammo a ridere insieme.
Ci sbellicammo dalle risate e lo vidi felice per la prima volta.

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