.52. chi c'era quando stavo male? Nessuno.

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Cole

Mi pulsava il labbro e la testa mi stava scoppiando dal dolore.
Corsi in bagno a sciacquarmi il viso, ero ridotto come uno straccio a causa di quel pugno che mi aveva dato Thomas.
Aprì il rubinetto e il getto d'acqua bollente mi bruciò le mani.
«Cazzo!» imprecai sottovoce, poi la temperatura si abbassò.
Io e Thomas eravamo migliori amici da quando era arrivato alla struttura, lui era stato sempre quello protettivo che quando dovevano portarmi nella salette delle iniezioni si offriva al posto mio.
Io invece non avevo mai fatto niente per lui.
Thomas si era lasciato spezzare in mille pezzi soltanto perché noi potessimo vivere felici e non si era mai lamentato del dolore lancinante che provava quando ogni sostanza che gli iniettavano faceva effetto, lui lasciava correre solo per vederci felici.

Sentì dei passi avvicinarsi e poi la maniglia si abbassò mostrando la chioma nera e liscia di Selene.
«Cole»
«Selly...» abbassai lo sguardo dopo aver incontrato i suoi occhi cerulei e lei si avvicinò piano notando il mio tremore alle mani.
«Che succede?» scossi la testa.
«Niente, stavo...» il mio metro e novantatré la copriva completamente.
«Sciacquando il viso...» lei incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio.
«Cole O'brian...come mai non ti credo?»
«Boh, come mai non mi credi?»
«Non ci arrivi?» spostò i capelli dietro l'orecchio.
«Hai notato qualcosa?»
«Diamine la smetti?» sbottò poi battendo i piedi a terra come una bambina.
«Di fare cosa?» chiesi inclinando di poco la testa.
«Lo vedi?! Di rispondere alle mie domande con altre domande!» gonfiai le guance per cercare di non ridere ma alla fine cedetti.
«Stai scherzando vero?»
«Sai dire una stupida frase senza usare un punto interrogativo, Cole?» disse colei che lo aveva appena usato.
«Potrei dire la stessa cosa» borbottai voltandomi verso il lavandino stringendo i pugni. Poi il mio viso tornò serio e lei se ne accorse subito.
«Si tratta di Denise...» si avvicinò a me.
«Che è successo?» feci spallucce.
«Non ne ho la minima idea. Prima ero da lei, e andava tutto bene poi...abbiamo iniziato a baciarci e lei è scappata via» inarcò un sopracciglio, stranita.
«Magari hai toccato qualcosa che lei non voleva toccassi» scrollò le spalle.
«No, le ho toccato i fianchi, nient'altro» sentì la sua piccola mano posarsi sulla mia schiena.
«Le parlerò io, vedremo...magari ha solo bisogno di tempo» tempo, hanno tutti bisogno di tempo.
«No, sono io»
«Cosa, tu?» annuì.
«Sono sempre stato io il problema per lei, non mi ha mai trattato bene come facevo io. Quando aveva freddo le davo la mia giacca, quando stava male per qualche coglione la consolavo, quando alla struttura la picchiavano io ero accanto a lei ad asciugarle le lacrime ma quando Cole stava male? Chi c'era accanto a lui?» lei si gelò.
«Nessuno, te lo dico io.»
«Cole...» provò a dire senza successo.
«Sono un idiota, lo sarò sempre. Sono sempre stato da solo, non ho mai avuto una spalla su cui piangere e Denise non aveva mai provato ad esserla, la mia spalla. Lo sono sempre stato io ma adesso basta...basta, Selene. Non sono un cazzo di pupazzo e sono stanco di essere trattato come uno straccio» la vidi abbassare lo sguardo e togliere la mano dalla mia schiena lasciandomi fissare la mia figura allo specchio.
«Io...» mi voltai subito.
«No Selly tu non c'entri, tranquilla» sempre con lo sguardo fisso al pavimento si inumidì le labbra.
«Dovresti parlarne con lei, non con me»
«Lo so ma con te è...»
«So che è più facile ma lei ha il diritto di sapere come ti senti, o sbaglio?» annuì sospirando.
«Okay, sì lo farò» gli angoli della sua bocca si incurvarono formando un piccolo e dolce sorriso.
«Adesso io...» indicò la porta ma io la trattenni per un braccio.
«Aspetta»
«Dimmi» mi sentì un nodo in gola.
«Io vorrei solo chiederti una cosa» lei mi fissò in modo curioso.
«Spara, ti ascolto.»
«Vorrei togliermi ogni dubbio» Thomas non mi perdonerà mai.

Mi avvicinai a lei mettendole una mano dietro il collo e poi mi avvicinai facendo incastrare le nostre labbra in un morbido e innocuo bacio. Quando lo feci pensai a Denise. Ciò confermava ogni mio dubbio.
Lei si staccò subito.
«Oh okay...wow, non...non me lo aspettavo» balbettò grattandosi la nuca.
«Scusa io... volevo solo togliermi il dubbio»
«E quindi? Il risultato?»
«No, non mi piaci Selene» tirò un sospiro di sollievo e lo feci anche io sorridendo.
«Hai pensato a lei vero?» annuì abbassando lo sguardo.
«Spera solo che Thomas non lo scopra se no la faccia te la riduce in polvere...» disse ridendo.
«Credo di essere già spacciato» confessai cercando di togliermi quel sorriso da ebete sul volto.
«Comunque sono felice» disse.
«Di cosa?»
«Di non piacerti, avevo questa paura da quando mi hai abbracciato in macchina a dicembre»
«Stai scherzando?» scoppiai a ridere e lei fece lo stesso, poi si avvicinò a me e mi strinse tra le sue braccia.
«Ti voglio bene» bisbigliò.
«Anche io Selly.» risposi stringendola a me, poi uscì ed io andai in camera.
Sospirai guardandomi allo specchio.
'Tutto muscoli niente cervello, piccolo Cole' mi aveva detto una volta Denise.
'Ma sei serio? Ma ti vesti così? Non farmi ridere'

Cacciai via i pensieri e presi una tuta per andare a fare una corsa e quando la indossai andai a prendere una bottiglietta d'acqua.
Uscì dalla stanza e mi diressi verso l'uscita, poi una voce mi chiamò alle spalle.
«Cole...» mi voltai e la vidi, aveva il caschetto biondo sciolto e la vestaglia rosa stretta addosso.
«Lasciami stare» tuonai io voltandomi verso la porta.
«Dai Cole voglio parlare» indossai le cuffiette senza badare a lei che mi venne vicino.
«Cole ti prego...» mi scansai mettendo le scarpe, nel frattempo attivai la musica.
"The one that got away" Katy Perry.
«Togli le cuffie» avvicinò la mano al mio orecchio ed io gliela presi allontanandola.
«Sono stanco di te Denise, levati da qui. Ti è chiaro così?» sbottai lasciandola di stucco a guardare la porta chiudersi.
Iniziai a correre pensando a tutto quello che era successo negli ultimi anni, mentre la canzone mi stonava le orecchie e il freddo del vento mi andava contro facendomi svolazzare i capelli.
Poi chiusi un momento gli occhi di ghiaccio e cercai di eliminare dalla mia mente l'immagine pura del suo viso.
Delle gocce di sudore iniziarono a bagnarmi la fronte e la maglietta iniziò ad appiccicarsi attorno al torace.
Poi dei passi si avvicinarono lenti a me.
«Rallenta Cole, ho una certa età io» disse una voce alle mie spalle, una voce già sentita. Sentita così tante volte da diventare inquietante.
Chuck.
«I giorni passano e non vedo i miei fottuti soldi» eravamo in un parco vuoto.
Le mie mani tremarono ma non lo diedi a vedere, poi sentì una pistola venir caricata.
Mi tolsi una cuffia e mi ritrovai la pistola puntata alla gola.
«Avete tempo fino a domani, i soldi li voglio dopodomani mattina, intesi?» annuì e lui spinse ancora di più l'arma contro il mio collo.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua?»
«Okay, dopodomani avrai i tuoi soldi, devi solo rispettare i patti» pressò ancora di più.
«Se no?» deglutì rumorosamente poi diedi un colpo secco all'arma facendola cadere nel terreno bagnato dalla pioggia che era caduta poco prima.
Gli diedi un calcio e poi la mia mano finì sul suo collo bloccandolo per terra con tutto il mio peso.
«Se no questa faccia orribile la faccio finire sottoterra» lui sorrise in modo macabro poi ribaltò la situazione in un istante riprendendo anche l'arma e puntandomela alla testa.
«Io ti faccio saltare il cervello, ci credi a questo?» dopodichè si alzò e se ne andò lasciandomi steso per terra a guardare gli alberi del parco e con il cuore a mille.

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