.11. Sono disposto a fare fuoco e fiamme

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Selene

Mi strinsi al suo braccio e sentì il cuore a mille.
Mi voltai a guardare dietro di me e vidi un'auto che piano piano ci raggiungeva.
«Occhioni tranquilla, girati» Mi voltai verso la strada e balzai in avanti non appena Thomas tamponò l'auto che ci stava seguendo.
«Thomas?! Che intenzioni hai? Vuoi farmi morire per caso?!» Urlai con il vento in faccia per il tettuccio aperto.
Lui non rispose, guardò lo specchietto di sinistra e diede un'altra tamponata, più violenta di quella precedente.
«Ahia Thomas!» Urlai guardandolo nervosa. Posso ridire quello che ho detto giorni fa? Ovvero che è un goblin?
«Rilassati!» Urlò lui continuando a sbattere il portabagagli con il cofano dell'auto che sbandò finendo in bilico tra il guard rail e il vuoto. Rilassarmi? Selene-ansiosa-Humphrey dovrebbe rilassarsi?
«Potrebbero morire Thomas e poi...come ti è saltato in mente?!»
«Cosa me ne frega se muoiono? Ho avuto quel che cercavo e se non prendo gli altri sette milioni sono morto io!» Lui accelerò ancor di più ed io mi voltai a guardarlo un po' dispiaciuta.
«Non potevi fare un semplice lavoro?» Lui sbuffò rallentando.
«Ci ho provato, non ci sono riuscito.»
«Chi ti dà la caccia? Chi è quello che stavi per nominare prima?» Chiesi prendendogli la mano.
«La banda di un signore, Selene» Allora mi voltai con gli occhi spalancati e mi sentì morire.
«C'entra tuo padre, vero?» Lui serrò la mascella ma sembrava mentisse.
«Mi avevi detto che era morto!» Annuì abbassando la testa.
«Lo è per me»
«Ti vuole morto? Che razza di problema ha? Sei suo figlio!»
«Non mi definire suo figlio, non sono un figlio di un animale di merda. Picchiava me, mia madre. Ti rendi conto?Immaginati di crescere come crebbi io.»
Mio padre mi amava come la sua intera vita, non mi aveva mai toccata. Lo avevano fatto alla struttura però...
Mia madre non l'ho mai conosciuta davvero, aveva sempre quell'atteggiamento triste e sconsolato.
Lui invece è cresciuto vedendo sua madre morire piano piano e lui stesso iniziava a capire di essere nato nella famiglia sbagliata.
«Scusa Thomas...» Lui fermò di colpo l'auto ad un passo dal garage.
«Cosa? No, no. Tu non devi chiedermi scusa di niente.»
«Ho fatto troppe domande, devo chiederti scusa. Primo motivo.
Ho pensato che tu avessi il cuore di ghiaccio, secondo motivo.» Lui mi prese il viso.
«Senti, non hai fatto niente di sbagliato e il cuore di ghiaccio c'è l'ho, hai ragione, ma me lo stai sciogliendo tu pian piano.» Io allora gli presi le mani e mi mordicchiai un unghia.
«In realtá ho fatto una cosa...»Balbettai.
Lui mi tolse la mano dalla bocca e mi alzò il viso con le mani.
«Cosa?»
«Be' ecco...Quelli che ci stavano seguendo erano della banca.»
«Lo so, e quindi?» Mi voltai verso la strada e feci un lungo sospiro.
«Ecco, sono venuti per colpa mia.»
«Come?»
«Beh...Invece di scrivere Rune, ho scritto Thomas nella lettera e la direttrice si sará svegliata prima del previsto.» Lui si portò la mano sulle tempie.
«Scherzi vero?»
«No...Scusami» Farfugliai. Il suo viso si addolcì in un'espressione calma e dispiaciuta.
«Senti Occhioni, con me non devi scusarti niente. Ti ho portato io a rubare, è stata la tua prima volta e capita a tutti di fare una cretinata ma non sono la persona giusta con cui scusarti. Non devi chiedere perdono a nessuno ok? Non devi avere paura di me.» Paura? Non avevo paura di lui...
«Non ho paura di te, Thomas» Lui accennò un sorriso e mi abbracciò facendomi adagiare sul suo petto.
«Non mi avresti chiesto scusa. Hai paura di farmi arrabbiare, come con Carlos. Io non sono lui Selene» Non appena sentì il suo nome rabbrividì e mi ricordai del biglietto.
«A proposito...» Mi alzai dal suo petto e ancora dentro l'auto frugai dentro il cruscotto trovando un pacco di sigarette.
«Quando mi hanno rapinato casa, mi hanno lasciato una lettera minatoria...» Presi una sigaretta e l'accendino che era gentilmente appoggiato sul portaoggetti.
Prima che potessi accenderla lui me la strappò dalle mani e la gettò fuori dal finestrino infuriato.
«Quando avevi intenzione di dirmelo?» Lui divenne serio ed io sussultai al suo urlo.

«Selene! Come ti viene in mente?!» Più che arrabbiato sembrava dispiaciuto e deluso.
«Sei deluso?» Scosse la testa guardandomi.
«No, sono preoccupato per chi ti ha scritto quel messaggio. Non vivrá a lungo» Spalancai gli occhi.
«Come scusa?»
«Se qualcuno osa farti del male sono disposto a fare fuoco e fiamme.» Mi sentì una fitta allo stomaco e lui mi prese il viso con entrambe le mani.
«La risolveremo insieme ti chiedo solo di...dirmelo, ok? Ti chiedo di fidarti di me» fidarmi, la fiducia che mi era sempre mancata.
Inutile dire quel che successe, dico solo che l'epilogo fummo noi due che non smettevamo di baciarci nel retro dell'auto.
Lui con le mani sui miei fianchi ed io con le mani nei suoi capelli.

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